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martedì 12 gennaio 2010

Lutto perinatale


Dopo pranzo ho continuato a sistemare il course plan per Urban and Global Rome che tengo al Trinity College. Mentre cercavo un contatto per una delle uscite previste con gli studenti, ho trovato un pagina Fb dedicata a Babyloss info, mi sono visto il sito, che collega una rete internazionale di persone che hanno perduto un bimbo in età perinatale (vale a dire poco prima o poco dopo la nascita). Il sito è a sua volta gestito da CiaoLapo Onlus, associazione costituita da due genitori che hanno perso il loro bambino (Lapo, appunto) pochi giorni prima del parto. Ho più di una persona cara nella mia famiglia che ha vissuto questo lutto, ma non ho mai pensato alla sua socializzazione. Mi colpisce soprattutto la categoria "morte perinatale" che rende il parto un momento non discriminante nella nostra concezione della persona. Il ricordo diventa una posizione identitaria fondamentale, e il sostegno reciproco, se da un lato spinge al superamento delle condizioni medico-clinche che possono aver causato la morte (con un intento quindi preventivo), è in buona parte orientato alla condivisione del lutto, alla sua socializzazione e quindi, quel che mi colpisce più di tutto, alla sua definizione. E' evidente che per molti di noi (penso appunto alle persone che io conosco) una perdita perinatale non è percepita come legittimamente elaborabile in un lutto sociale, ma come un dolore del tutto privato, che privatamente va rimosso. Mentre, ad esempio, posso parlare con quelle persone di nostri cari comuni, non posso parlare del feto o del bimbo morto alla nascita: non ne ho mai parlato in anni e anni, un vero tabù che una posizione come quella di Babyloss tende a negare totalmente, inscrivendo quindi la perdita dentro la socialità della piena umanità.
Con tutto il rispetto per chi ha sofferto un simile dolore, mi chiedo quanto questa per me nuova concezione della perdita perinatale dipenda dalle tecnologie disponibili (soprattutto l'ecografia prenatale) che consentono di vedere il feto e quindi di instaurare con lui un rapporto già sociale pur se prenatale. Dice la mamma di Lapo:
i controlli segnalavano un bambino grosso e dalle guance paffute ("questo bambino è bello come un angelo, guardate che guance e che gambe che ha" sono le parole che hanno accompagnato l'ultima ecografia di controllo, fatta tre giorni prima della sua morte).
Se Lapo, come è stato per millenni, non fosse stato visibile prima della nascita, avremmo gli strumenti per elaborare la categoria di "lutto perinatale"?