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venerdì 12 novembre 2010

Immigrati italiani

Come si fa a non parlare di quel che è successo a Brescia e di quel che sta succedendo in tante parti d’Italia, di diritti negati, di clandestità artate per dare in pasto alla belva un po’ d’odio d’accatto, raschiando sul fondo del barile elettorale la vergogna della nostra inciviltà?
Io mi sento male,  e allora racconto un episodio che mi è stato raccontato ieri (cambio i nomi dei protagonisti), da una maestra di una delle scuole “multiculturali” di Roma. Qualche saccente sostenitore dello “scontro di civilità” mi taccerà, come ha già fatto, di “irenismo”, ma non sa che mi farà un complimento.
In una quarta elementare dove i bambini vengono da tutto il mondo la maestra propone un esercizio di reciproca descrizione. Uno alla volta, i bambini si avvicinano alla cattedra e i compagni cercano di raccontarne a voce i tratti salienti.
E’ la volta di Stephan, romanissimo figlio di filippini.
Com’è Stephan? chiede la maestra.
- Ha i capelli neri e lisci lisci.
- Ha la pelle olivastra.
- E’ magro e ha i denti bianchissimi.
Greta (una bambina “italiana”) aggiunge: - Ha gli occhi a mandorla!
La maestra approfitta di quest’ultimo tratto per provare a parlare di diversità, per provare a spiegarla: - Perché Stephan ha gli occhi a mandorla, Greta?
- Perché sorride sempre!

(Grazie a A.T. e alle sue colleghe, che insegnano ai bambini a guardare i sorrisi dei compagni di classe)