Lezione 10. Metodologia e tecniche
dell’etnografia
L’etnografia è il metodo con
cui gli antropologi raccolgono i dati, avendo come spazio privilegiato
di osservazione il campo (fieldwork). Così come lo storico lavora negli archivi
e il sociologo utilizza i questionari, l’antropologo culturale si affida
all'osservazione partecipante. L’obiettivo principale è comprendere
il punto di vista Emic – la prospettiva del nativo – e ricostruire la
logica culturale che rende coerente il suo modo di vivere.
Il problema della percezione
selettiva
Un aspetto critico della
ricerca etnografica è che la nostra percezione è selettiva e soggetta a
errori. L’esperimento del gorilla invisibile (Daniel Simons) dimostra
come l’attenzione si focalizzi su determinati aspetti, trascurandone altri
anche molto evidenti. Questo vale anche per l’antropologo sul campo, che può
rischiare di perdersi dettagli fondamentali se è troppo orientato su un
obiettivo specifico.
L’importanza dell’osservazione
partecipante
L’osservazione partecipante,
definita da Bronislaw Malinowski, è la tecnica fondamentale della
ricerca etnografica. L’antropologo partecipa alla vita quotidiana della
comunità studiata, interagendo con i membri del gruppo per raccogliere dati sul
loro sistema culturale. Il problema principale della ricerca sul campo è che non
si sa mai quando e in che forma apparirà un "gorilla", ovvero un
elemento cruciale ma imprevisto.
Il paradosso dell’intimità
A differenza di altre scienze
sociali (come la sociologia o la storia), l’antropologia si basa su un rapporto
di intimità con i soggetti studiati. Lo storico mantiene una certa
distanza dalle sue fonti, mentre l’etnografo deve entrare in relazione con gli
informatori, condividendo aspetti della loro vita per comprendere il loro
mondo. Questa vicinanza può essere problematica, poiché può influenzare
la ricerca, ma è anche lo strumento essenziale per ottenere dati
significativi.
Le quattro forme di produzione
del dato etnografico
Secondo Olivier de Sardan,
l’etnografia produce dati attraverso quattro modalità principali:
1.
Osservazione
partecipante
2.
Colloqui
3.
Procedure di
censimento
4.
Raccolta di
fonti scritte
1. Osservazione partecipante
L'osservazione partecipante
è il metodo cardine della ricerca antropologica. I due strumenti fondamentali
per questa tecnica sono:
- Il taccuino: luogo in cui le percezioni vengono convertite in
dati trattabili.
- L’impregnazione: l’apprendimento implicito delle regole culturali
attraverso la convivenza prolungata con la comunità.
L’etnografo non è un turista: non
basta stare in un luogo, bisogna documentare sistematicamente tutto ciò che si
osserva. La ricerca sul campo è faticosa e stressante, poiché
richiede di mantenere sempre attiva la percezione e di non dare nulla per
scontato.
2. Colloqui etnografici
I colloqui sono
conversazioni che permettono di raccogliere informazioni in maniera più
approfondita rispetto alla sola osservazione. A differenza delle interviste
strutturate (che seguono domande predefinite), il colloquio etnografico è flessibile
e adattabile alla situazione.
Esistono due tipi principali di
colloqui:
- Consulenza:
quando un informatore esperto fornisce dati su un tema specifico (es. una
donna anziana che racconta i rituali matrimoniali tradizionali).
- Racconto:
quando un informatore condivide esperienze personali e vissuti (es. la
storia di un uomo che ha perso la famiglia a causa di un conflitto
etnico).
Un elemento chiave del
colloquio è la ricorsività: ogni risposta può generare nuove domande,
rendendo il processo dinamico e adattabile.
3. Procedure di censimento
Le procedure di censimento sono
utilizzate per raccogliere dati quantitativi e oggettivi. Esempi di
censimenti etnografici includono:
- Registri matrimoniali per studiare i matrimoni
interetnici.
- Analisi delle dimensioni delle abitazioni in
relazione al reddito delle famiglie.
- Rilevazione di alberi genealogici per
comprendere le strutture di parentela.
A differenza degli altri
metodi, il censimento tende a produrre dati di tipo Etic, ovvero non
mediati dall’interpretazione dei nativi.
4. Raccolta di fonti scritte
Le fonti scritte sono
fondamentali per la ricerca antropologica e possono essere di tre tipi:
1.
Fonti
propedeutiche: studi e documenti che si
leggono prima del campo per prepararsi (storia locale, etnografie precedenti,
ecc.).
2.
Fonti
integrate sul campo: lettere, quaderni, diari
e pubblicazioni locali raccolti direttamente sul terreno.
3.
Corpus
autonomi: archivi, giornali e materiali
audiovisivi preesistenti.
Oggi, le fonti multimediali
(fotografie, video, registrazioni audio) sono sempre più rilevanti per
documentare e analizzare le realtà culturali.
La politica del campo
Olivier de Sardan identifica
alcune strategie per garantire la validità della ricerca etnografica, tra cui:
- Triangolazione: confronto tra diverse fonti per verificare la
coerenza delle informazioni.
- Iterazione:
ritorno ripetuto sugli stessi temi per ottenere dati più approfonditi.
- Esplicitazione interpretativa: inserire riflessioni soggettive nel diario di
campo per chiarire i processi di analisi.
- Saturazione: riconoscere quando si è raccolto abbastanza
materiale per poter trarre conclusioni.
Conclusioni
L’etnografia è un processo
complesso che richiede una combinazione di osservazione, partecipazione e
documentazione sistematica. L’antropologo deve trovare un equilibrio tra immersione
e distacco, raccogliendo dati senza perdere la capacità di analizzarli
criticamente. La metodologia etnografica non è solo una tecnica di ricerca, ma
anche un approccio alla comprensione delle culture umane.