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sabato 31 ottobre 2020

Parlare di morte

 

Per due anni, noi del PEF- Polo Ex Fienile e soprattutto noi del LaPE - Laboratorio di Pratiche Etnografiche, abbiamo organizzato una festa al Fienile, carinamente intitolata "Mortacci nostra". 

E' stato un modo per dire che a noi Halloween ci faceva un baffo, non nel senso che lo schifavamo come l'ennesima americanata, ma che ce lo ricordavamo come una tradizione ben radicata nella memoria popolare, e cioè la commemorazione (seria, scherzosa o grottesca, a seconda degli stili locali) delle persone defunte.

Da antropologi quali siamo, ci sembrava un'emerita stronzata ridurre il ricordo dei morti a una questione in cui dovessero competere solo le religioni istituzionali o i responsabili della mercificazione di qualunque cosa. Anche noi normali, il 99% si potrebbe dire, avevamo il diritto di non alienare il ricordo della morte, la presenza inevitabile della morte, il senso della morte nelle nostre vite.

Mortacci nostra è stato un modo di inventare una tradizione, e attorno al fuoco o nella sala teatro del PEF abbiamo ascoltato e raccontato storie da brividi, storie da lacrime, storie insomma.

Quest'anno non si può, come è noto. E con molta sofferenza ci siamo adeguati alle necessità sanitarie. Il che non significa che non ci si possa incontrare anche a distanza, senza baci e abbracci, certo, ma con qualche storia.

Per le studentesse e gli studenti di Antropologia culturale di quest'anno ho pensato così di offrire un piccolo spazio online al link delle mie lezioni su Zoom. Porteranno una piccola storia, una foto da mostrare, un oggetto di una persona cara. Oppure una canzone da condividere o una poesia da ascoltare (YouTube è una miniera fantastica, per questo). I più coraggiosi potranno anche recitare i loro versi, o una storia scritta da loro.

Basta venire nell'aula Zoom di Antropologia culturale oggi, 31 ottobre, tra le 21.30 e le 22.30, prenotandosi sulla chat della classe per chi volesse può avere tre minuti di microfono e video.

Fare antropologia non è solo capire, fare antropologia è anche vivere capendo un po' di più.