Si trova a Roma, ovviamente (come la più grande moschea dell'Europa occidentale) e serve, da quel che ne abbiamo capito durante una rapidissima visita, soprattutto la comunità cinese (anche perché si trova nel bel mezzo di un distretto commerciale di grossisti cinesi).
Val la pena di visitarlo, fosse solo per capire in che direzione sta andando la capitale.
Ai miei studenti americani insegno che Roma non è "global" per ragioni economiche. Roma infatti non è mai stata un centro industriale, quindi non ha fatto tesoro della de-industrializzazione. Non è il quartier generale di grandi imprese multinazionali (con l'unica eccesione dell'ENI, che è a sua volta un'eccezione essendo controllata dallo Stato) e non ha alcun ruolo nel sistema della finanza che conta (anche la Borsa, da noi, non ha la sua sede nella capitale, ma a Milano).
Eppure Roma è una delle città più interconnesse del pianeta. Proprio grazie alla forza della sua macchina simbolica. Chiamatela spiritualità, religiosità, come volete, ma non è certo un caso che a Roma trovi spazio una grande internazionale delle Religioni.
Ho insegnato a Venezia, Lubiana, Roma, Napoli, Firenze, Cosenza e Teramo. Sono stato research assistant alla Queen's University of Belfast e prima ho vissuto per due anni in Grecia, per il mio dottorato. Ora insegno a Tor Vergata e nel campus romano del Trinity College di Hartford (CT). Penso che le scienze sociali servano a darci una mano, gli uni con gli altri, ad affrontare questa cosa complicata, tanto meravigliosa quanto terribile, che chiamano vita.