(Sistemo e
aggiorno qui alcune cose che ho scritto a frammenti su Facebook in queste settimane
di crisi di governo).
Ora che le
acque, almeno per un po’, si calmeranno, vale la pena di fare una rapida
riflessione sui pro e contro di questo nuovo governo. Come al
solito, non mi interessano i rapporti materiali, ma quelli simbolici, e che
forma stiano prendendo o abbiano preso in questo mese agostano.
Io vedo due
direzioni contraddittorie, una di sviluppo negativo, l’altra
invece più ottimista e quindi con quella concluderò questa mia nota.
1. Non
siamo tutti uguali
L’aspetto
più deleterio di questo governo è che fa, inevitabilmente un mischione.
Governare con gli stessi che solo un mese fa governavano con la destra più becera
mai vista nell’Italia repubblicana è un danno di immagine grave per il
PD, una macchia identitaria che solo una buona prassi (sui cui dubito
molto, con questi alleati) potrà rimuovere. Al di là degli aspetti morali (governare
con questa feccia? Mai!) che trovo stucchevoli, mi preoccupa la confusione
cognitiva, che si sta espandendo anche dentro il partito. Secondo questa
confusione, il PD è solo un altro partito come gli altri, senza alcuna
specificità (non parlo di superiorità morale, eh), una cinica macchina di
governo e potere senza alcuna motivazione di ordine ideale. Questa
postura ha già prodotto l’effetto interno del renzismo, e quello esterno
dell’antirenzismo tradotto in antipiddismo viscerale. Intendo che
Minniti senza Renzi non avrebbe praticato le sue imbarazzanti politiche
di contenimento all’immigrazione e non avrebbe in un certo senso sdoganato il
razzismo sottotraccia della sinistra italiana. La conseguenza di questo sdoganamento
è soprattutto la convinzione, anche da parte di membri del Partito Democratico,
che vi sia una qualche continuità tra le politiche del PD renziano (e alcuni
tornano indietro fino a come Veltroni trattò (vergognosamente) la questione
rom a Roma) e quelle dei Decreti sicurezza, e che quindi non ci può
ora essere scandalo se il PD governa con quelli che quei decreti li hanno
comunque votati e se ne sono anzi assunti la responsabilità. Sul fronte
opposto, antirenziano, l’argomento della continuità è utilizzato per sancire la
totale commistione del Partito con la destra e la sua ideologia, deridendo
chiunque ancora veda nel PD un partito di Centrosinistra. Io credo che questo
argomento continuista (sottutugualidanavita) sia non solo nocivo
alla sopravvivenza del PD, ma profondamente errato.
L'argomento
"e allora il PD?" è noto e stantio. Che i governi precedenti abbiano
lavorato poco e male per i diritti dei migranti è cosa nota e
risaputa almeno dalla Bossi-Fini (e si può ragionevolmente argomentare
dalla legge Martelli e dal sistematico uso della nozione di emergenza
che ha condotto a casi costanti di eccezionalità, girati dal positivo al
negativo negli anni). Ricordo però, dieci anni fa, un bastardissimo Maroni
gongolare
il suo "finalmente cattivi!" dopo l'ennesima porcheria e quel
ricordo è per me promemoria indelebile che NON dobbiamo dimenticare che ogni
legge ha un contenuto tecnico e una dimensione valoriale, definendo
cioè non solo cosa fare ma anche cosa il mondo è simbolicamente per le
persone sottoposte a quella legge. L'intento valoriale dei decreti
sicurezza (come nel caso della legge sulla legittima difesa) è preponderante
su quello tecnico fattivo. Dicono che le ONG sono associazioni a delinquere
e che ci sono esseri umani di seconda categoria rispetto agli italiani.
Nessuna legge (dopo le leggi razziali del 1938), aveva più osato
formulare un tale sistema di valori. Ridurre tutto ai tecnicismi del
contenuto legale significa cedere alla logica salviniana incorporata dai 5S.
Dobbiamo
semplicemente distinguere i legislatori come Turco-Napolitano e
financo Minniti da fomentatori dell'odio pubblico come CasaPound
e Salvini. Se è tutto uguale poi si finisce nella palude morale in
cui è finito il M5S, che per non essere né di destra né di sinistra ha avallato
le peggio sconcezze definitorie e se ne vanta pure. In questa fase, se
non siamo in grado di distinguere i nemici dai compagni (per
quanto compagni "che sbagliano") rischiamo di fare più danni col fuoco
amico. Magari pure benintenzionato. Siamo nel pieno di una guerra
culturale: dobbiamo dire da che parte stiamo e rimproverare i nostri
sodali se sbagliano, ma non confonderli mai, mai, coi nostri avversari.
2. La
politica è dire alle persone che cosa sono
Questo
argomento negativo nella valutazione del governo in fieri può essere però anche
impiegato per trovare uno spiraglio di luce. Dire che la Legge istituisce
di fatto quel reale che si limiterebbe a regolare è un argomento che si
può estendere alla Politica in generale. La politica, infatti, non è
solo l’arte del possibile, la capacità di realizzare i propri obiettivi
o una forma regolata di conflitto. La politica è anche un discorso
sulla realtà sociale, una “definizione” di quella realtà
parimenti istitutiva.
Per
sconfiggere il salvinismo “sul campo” (battaglia che deve ancora cominciare)
si sarebbe dovuto chiedere alla gente comune, ai colleghi, ai vicini, ai
parenti, agli amici, di smettere di credere di somigliare all'immagine
che di loro hanno dato i politici del primo governo Conti. Non siamo un popolo
di individualisti frustrati, di tremebonde beghine, di criminali
corrotti e odiatori di professione. Quelli sono gli sfigati del
mondo, che sempre ci sono stati e sempre ci saranno, nelle loro patetiche
frustrazioni individuali, nelle loro sconfitte personali, nelle
loro meschine e anche commiserevoli solitudini. Gli italiani sono un
popolo impegnato nell'associazionismo, nel volontariato, nei progetti di
realizzazione del bene comune. Gli italiani sono un popolo da
lunghissimo tempo abituato alla differenza e senz'altro non spaventato
storicamente dalla differenza. Gli italiani non hanno una fede incrollabile,
hanno pratiche tolleranti, e anche se spesso fa loro comodo che qualcuno
tiri la carretta al loro posto, non gli va mai che poi quel qualcuno cominci a
pisciare fuori dal vaso, a supporsi predestinato, a dare ordini
non richiesti. Gli italiani sono, nella loro grandissima maggioranza, poco
interessati a questioni di razza e primazia, tutti bastardi come
sono, figli dei nord e del sud, dell'est e dell'ovest, sempre in cerca di
radici ma sempre capaci di portarsele a spasso.
Gli italiani
sono pigri, questo è vero, ma la pigrizia è un segno di intelligenza, la
capacità di fare le cose con il minimo dispendio di energie. Non
sono corrotti, però, non sono fascisti, però, non sono escludenti
per brama di potere, però. Se il governo che si prepara, nella sua componente
5S, pretende che ci rispecchieremo ancora a lungo in questa immagine distorta
del paese, sia informato che non attacca. Torneremo alle nostre case, ai nostri
affetti allargati, al lavoro nei quartieri, al nostro volontariato,
al nostro associazionismo, a quei corpi intermedi che tengono in
piedi questo paese e che il Conti1 ha cercato di spazzare via in nome di quel
che Salvini ha chiamato "pieni poteri": un rapporto unico e
diretto tra una massa di individui amorfi e il Caro Leader
che li blandisce fin quando non li bastona. Siamo ancora nelle sezioni,
nei comitati di quartiere, nelle parrocchie, nelle associazioni territoriali, nelle
ONG, nelle feste dei comitati e nelle cene tra amici delle superiori. Molti di
noi si sono stufati di vedersi rappresentati in questo modo schifoso e
hanno smesso di votare, ma io spero che questo nuovo governo trovi il
coraggio di darci voce, di non soffocarci, di non confonderci con la massa rancorosa.
Non perché
la massa rancorosa non ci sia, certo. Per anni Grillo prima e poi Salvini
in corsa sulla brace della frustrazione hanno soffiato convinti forse
anche solo di esserne i portavoce, mentre ne erano i macchinisti
alla caldaia. Ma io so bene che la gente non “è”, la gente “diventa”
secondo la spirale del silenzio: ai tanti che hanno elaborato una loro
prospettiva e una visione del mondo si contrappongono i tantissimi che fiutano
l’aria, e scoreggiano se sentono puzza, mentre invece si danno un tono se
in giro sembra prevalere la buona educazione.
Se questo
governo dirà agli italiani che hanno tanto da fare, che non sono
individui scalcinati in lotta con il mondo, ma sono parte di un tessuto
sociale sano che deve ancora rafforzarsi, allora, forse, sarà valsa
la pena di ingoiare questo rospo da entrambe le parti.