2011/12: INFORMAZIONI PER CHI AVEVA 12 CFU E TUTTI GLI MP3 DELLE LEZIONI

venerdì 9 ottobre 2020

Seconda lezione di Antropologia culturale (Modulo A) del 7 ottobre 2020: loro possono, noi dobbiamo

 

    

Abbiamo ripreso i concetti chiave di Harari, e cioè che gli esseri umani sanno cooperare in forma FLESSIBILE e in GRANDI NUMERI, diversamente dagli animali che o cooperano in grandi numeri ma rigidamente (come fanno gli insetti) oppure in modo flessibile ma in piccoli numeri (come fanno molti mammiferi). Abbiamo per ciò confrontato un alveare e una banda di cacciatori raccoglitori di fronte a una crisi ecologica: chi ha più possibilità di sopravvivere adattandosi, e quali sono le modalità di quell'adattamento? Il fatto che gli animali abbiano "meno sapere appreso" degli umani non significa che non abbiano cultura, e con l'esempio (tratto da Behave di R. Sapolsky) delle madri scimpanzé che insegnano ai cuccioli (soprattutto alle femmine) come procurarsi e usare diversi strumenti per raccogliere insetti, semi e piccole prede, e soprattutto con il clamoroso racconto (pietra miliare del Sapolsky primatologo) della banda di babbuini fricchettoni, abbiamo dovuto ammettere che anche gli animali POSSONO avere cultura, cioè attivare pratiche di comportamento apprese e trasmesse. Ho scritto POSSONO in maiuscolo per evidenziare che per gli animali la cultura è un optional, un lusso o comunque una parte minima nell'organizzazione dei loro pattern di comportamento, che sono in grande misura strutturati biologicamente e in interazione con l'ambiente naturale (cioè con l'ambiente in cui quegli stessi animali si trovano a vivere). Gli esseri umani, INVECE DEVONO affidarsi per la loro sopravvivenza di base a modelli di comportamento APPRESI e non hanno (più) schemi biologicamente predisposti, proprio perché hanno attivato con il linguaggio modi di IMMAGINAZIONE del reale che non solo si sovrappongono alla realtà fisica (come dice Harari) ma di fatto ci si impastano, rendendo sempre più impossibile dire quel che gli esseri umani vedono come reale-reale e quel che invece è reale-culturale, perché lo stesso reale-reale è elaborato secondo filtri culturali (ma su questo dovremo tornarci).

La specificità dell'uomo è quindi da un lato il peso ECCEZIONALE che il sapere appreso (la cultura, dunque) ha nella loro vita ordinaria rispetto a qualunque altro animale, per quanto socialmente evoluto e neurologicamente complesso, ma dall'altro il fatto, questo sì assolutamente unico, che gli esseri umani vivono le loro vite fin da subito dentro una DISPOSIZIONE SIMBOLICA, cioè la capacità di associare "nella loro testa" (in realtà nelle loro strutture sociali e culturali) qualunque cosa a qualunque valore o giudizio, o qualunque cosa a qualunque altra cosa "da qualche punto di vista" (questa poi è la definizione di Segno come Umberto Eco la leggeva di Ch.S. Peirce). Insomma la formula della cultura è la seguente:

St - Si = Sa = C

Dove

St = Sapere totale

Si = Sapere innato

Sa = Sapere appreso = Cultura

Il video che racconta come le bici siano diventate il mezzo principale di locomozione in Olanda è stato mostrato a lezione per associare la FLESSIBILITA' (che è il lato forte della cultura, quel che le permette di adattarsi rapidissimamente ai mutamenti ambientali) alla FRAGILITA', che è invece il lato debole, dato che ogni sistema culturale, per quanto elegante, per quanto adattivo e per quanto bello DEVE ricominciare da zero a ogni generazione, dato che trasmissione intergenerazionale avviene con un durissimo LAVORO che si chiama insegnamento/apprendimento. La trasmissione di modelli di comportamento biologicamente fissi (Fixed Action Patterns) si basa esclusivamente sulla riproduzione, per cui uno scarabero stercorario non deve fare nessun corso per imparare a fare la sua pallina dicacca, e le tartarughine che nascono sulla sabbia "sanno" già che devono correre verso il mare senza essersi iscritte a un tutorial prenatale. Abbiamo quindi concluso anticipando come apriremo la prossima lezione: la natura appresa della cultura ne fa esplodere le differenze. Mentre gli animali della stessa specie, che hanno pattern di comportamento fissati in gran parte dalla biologia devono mantenere il più uniforme possibile il loro bacino genetico che è anche bacino comportamentale, visto che ogni variazione comportamentale presuppone una variazione genetica che punta inevitabilmente alla speciazione (cioè al passaggio verso un'altra specie di coloro che praticano quella variazione comportamentale in ragione di un soggiacente mutamento genetico), gli esseri umani, che apprendono i loro modelli di comportamento in modo attivo e che hanno in gran parte slegato quei modelli da qualunque matrice biologica (non c'è alcuna ragione biologica per cui alcuni popoli sono vegetariani) sono d fatto "liberi" di variare i loro comportamenti senza per questo sminuire la loro umanità, anzi arricchendola. Se un cane cominciasse a miagolare o ad arrampicarsi sugli alberi potremmo mettere in dubbio la sua caninità, ma se un uomo comincia a parlare una nuova lingua o mette in atto una nuova pratica mai provata prima, questo arricchisce la sua umanità, non certo la mortifica.