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lunedì 21 aprile 2025

Magia, religione e scienza: le vie dell’umano davanti all’ignoto – Lezione #04 di Antropologia del Modulo B di Antropologia culturale per Tor Vergata - Pietro Vereni

 

Lezione numero 04 registrata il 18 novembre 2024

Magia, religione e scienza: le vie dell’umano davanti all’ignoto

L’impatto dell’evoluzionismo e la nascita della disciplina

La lezione si apre con una riflessione sull’importanza della rivoluzione darwiniana, paragonata a quella copernicana, nel ridefinire l’autocomprensione dell’Occidente. L’opera di Charles Darwin obbliga le scienze umane a interrogarsi sul posto dell’uomo nella natura, e in particolare sulle "stranezze" delle altre culture, che resistono a spiegazioni unitarie e semplificate. La diversità culturale, specie nelle pratiche religiose, appare come un enigma che richiede un’indagine profonda.

Due proverbi in tensione

L’antropologia, come suggeriva Alberto Cirese, si sviluppa nel terreno interstiziale tra due modi di pensare comuni: “tutto il mondo è paese” e “paese che vai, usanza che trovi”. Il primo sostiene un universalismo implicito; il secondo afferma una pluralità irriducibile. Gli antropologi si muovono tra queste polarità cercando di comprendere se l’Altro rappresenti una semplice variazione della nostra umanità o una frattura ontologica.

L’evoluzionismo unilineare

A partire dal paradigma darwiniano si afferma, nella seconda metà dell’Ottocento, una prospettiva evoluzionista unilineare, secondo cui le culture non occidentali rappresenterebbero stadi precedenti dello sviluppo umano. Autori come James Frazer (con The Golden Bough, 1890) e Edward B. Tylor (Primitive Culture) leggono la religione e la magia come tappe superabili verso la scienza. In questa visione, magia, religione e scienza sono momenti successivi dello sviluppo umano, dalla superstizione alla razionalità.

Magia, religione e scienza secondo Frazer

Secondo Frazer, la magia è una scienza primitiva basata su analogie e contiguità (magia simpatica), mentre la religione emerge quando si riconosce l’inefficacia della magia e ci si affida a forze superiori. La scienza moderna, infine, sostituisce entrambe fondandosi su causalità verificabili. Questo schema, benché oggi superato, ha avuto un enorme impatto sulla storia dell’antropologia.

La critica irrazionalista: Lucien Lévy-Bruhl

La prima grande critica all’evoluzionismo razionalista arriva da Lucien Lévy-Bruhl, che nel 1923 propone una lettura irrazionalista delle culture “primitive”. Secondo lui, la “mentalità primitiva” viola sistematicamente i principi della logica aristotelica (identità, non contraddizione, terzo escluso), come mostra il celebre caso dei Bororo brasiliani che affermano: “Noi siamo arara (pappagalli rossi)”. L’apparente contraddizione logica è in realtà una metafora radicata nella struttura simbolica e sociale del gruppo.

Linguaggio, metafora e relativismo cognitivo

Questa riflessione apre al riconoscimento che la metafora è costitutiva del pensiero umano. Il libro Metaphors We Live By di George Lakoff e Mark Johnson mostra come il linguaggio quotidiano sia strutturalmente metaforico. L’esempio dei Bororo non dimostra irrazionalità, ma l’uso legittimo di un linguaggio simbolico in cui il dire è già un fare. La metafora non è una devianza dal reale, ma un suo modo di costituirsi.

La svolta funzionalista: Bronislaw Malinowski

Un’alternativa al razionalismo e all’irrazionalismo viene proposta da Bronislaw Malinowski, fondatore dell’osservazione partecipante. Secondo il suo funzionalismo, credenze e pratiche vanno comprese nella loro funzione attuale e non come residui del passato. Malinowski interpreta la magia come iniezione di ottimismo, utile ad affrontare l’incertezza, e la religione come fondamento dell’ordine cosmico e sociale, un sistema di verità indiscutibili che legittima ruoli, gerarchie e regole.

I sistemi chiusi e aperti di Robin Horton

Il pensiero religioso viene interpretato anche da Robin Horton come un sistema chiuso, che spiega il mondo attraverso un set fisso di variabili, incapace di includere elementi nuovi. Al contrario, la scienza occidentale sarebbe un sistema aperto, capace di integrare nuove variabili esplicative. Il famoso esempio della barzelletta dell’elefante nel treno e il caso etnografico di Evans-Pritchard tra gli Azande illustrano come anche le prove contrarie possano essere riassorbite all’interno di un sistema esplicativo chiuso, come quello della stregoneria.

L’antropologia medica e l’efficacia simbolica

La lezione si conclude con una riflessione sull’antropologia medica, che mostra come la malattia non sia solo un fatto biologico, ma anche costruzione culturale. L’esempio dell’AIDS in Camerun illustra come l’epidemia venga letta all’interno di un conflitto tra generazioni, dove gli anziani accusano i giovani di insubordinazione e i giovani sospettano gli anziani di stregoneria. In entrambi i casi, le rappresentazioni culturali influenzano i comportamenti reali, rendendo indispensabile una lettura simbolica della malattia.

Il mito e il rito come dispositivi fondamentali

Infine, si anticipa che le cosmologie si articolano attraverso miti e riti: il mito narra ciò che non è modificabile dall’uomo, mentre il rito agisce su ciò che può essere trasformato. Secondo Dario Sabbatucci, il mito fonda l’ordine del mondo, mentre il rito lo modifica performativamente. Si apre così alla lettura di Clifford Geertz, che verrà affrontata nella lezione successiva.