Il titolo di questo post è la trascrizione fonetica di una frase che Amanda (26 mesi quasi 27) ha imparato a pronunciare da qualche giorno, e che potrei trascrivere con la grafia dell’italiano in modo più comprensibile: Quale vuolo?
Tra i suoi dvd (alcuni in realtà ereditati dalla sorella maggiore, Rebecca, quasi nove anni) ce ne sono alcuni a episodi, oppure sono raccolte di corti riuniti in un unico disco. In questi casi, Amanda è di fronte al dilemma della scelta: quale vuolo? Cioè: quale scegliamo di vedere? Ha capito che non c’è necessità di guardare gli episodi in sequenza lineare, ma grazie al concetto di “menu”, cioè di schermata iniziale da cui si può saltare a un’esposizione visiva dei diversi “capitoli” del dvd, può accedere alle immagini in modo non sequenziale, può scegliere.
Ecco allora la domanda come le si pone: quale voglio?
Quando avevo la sua età questa domanda era di certo molto meno impellente, dato che gli oggetti tra cui scegliere erano in misura estremamente limitata, soprattutto se il godimento era di tipo visivo. In quel caso non c’era praticamente nulla da “vuolere” e ci facevamo andare bene Oggi le comiche del sabato a pranzo (filmati del cinema muto!), i risicatissimi cartoni animati di Braccio di Ferro e quell’ora scarsa di Tv dei ragazzi che c’era prima della riforma del 1975. Con il risultato che lo spazio dell’immagine era relegato ai grandi e ci sembrava in buona misura una cosa noiosa (telegiornali in bianco e nero, e qualche sabato di Canzonissima più gradito per la vestaglia da indossare sedendo nella stessa poltrona con papà mangiando caramelle, che per il contenuto del programma, mortalmente barboso per noi piccoli).
Oggi Amanda, a poco più di due anni, è messa dal mercato dell’immagine di fronte al suo desiderio, deve cominciare a capire come funziona, cosa preferisce, cosa più le dà piacere.
L’unica cosa positiva che posso rintracciare in questa precocizzazione della consapevolezza desiderante è il suo sforzo di socializzarla. Amanda non si limita a un amletico dubbio interiore, non parla con il teschio di Yorick ma ha il coraggio di guardarci in faccia, me, sua madre, sua sorella. Ci interpella, vuole sapere da noi qual è il suo desiderio. Noi la guardiamo perplessi, certamente, ma in fondo sentiamo che la sua domanda resta lì, in attesa della nostra risposta, della nostra responsabilità: mi avete regalato la bicicletta? E allora forza, insegnatemi a pedalare...
Tra i suoi dvd (alcuni in realtà ereditati dalla sorella maggiore, Rebecca, quasi nove anni) ce ne sono alcuni a episodi, oppure sono raccolte di corti riuniti in un unico disco. In questi casi, Amanda è di fronte al dilemma della scelta: quale vuolo? Cioè: quale scegliamo di vedere? Ha capito che non c’è necessità di guardare gli episodi in sequenza lineare, ma grazie al concetto di “menu”, cioè di schermata iniziale da cui si può saltare a un’esposizione visiva dei diversi “capitoli” del dvd, può accedere alle immagini in modo non sequenziale, può scegliere.
Ecco allora la domanda come le si pone: quale voglio?
Quando avevo la sua età questa domanda era di certo molto meno impellente, dato che gli oggetti tra cui scegliere erano in misura estremamente limitata, soprattutto se il godimento era di tipo visivo. In quel caso non c’era praticamente nulla da “vuolere” e ci facevamo andare bene Oggi le comiche del sabato a pranzo (filmati del cinema muto!), i risicatissimi cartoni animati di Braccio di Ferro e quell’ora scarsa di Tv dei ragazzi che c’era prima della riforma del 1975. Con il risultato che lo spazio dell’immagine era relegato ai grandi e ci sembrava in buona misura una cosa noiosa (telegiornali in bianco e nero, e qualche sabato di Canzonissima più gradito per la vestaglia da indossare sedendo nella stessa poltrona con papà mangiando caramelle, che per il contenuto del programma, mortalmente barboso per noi piccoli).
Oggi Amanda, a poco più di due anni, è messa dal mercato dell’immagine di fronte al suo desiderio, deve cominciare a capire come funziona, cosa preferisce, cosa più le dà piacere.
L’unica cosa positiva che posso rintracciare in questa precocizzazione della consapevolezza desiderante è il suo sforzo di socializzarla. Amanda non si limita a un amletico dubbio interiore, non parla con il teschio di Yorick ma ha il coraggio di guardarci in faccia, me, sua madre, sua sorella. Ci interpella, vuole sapere da noi qual è il suo desiderio. Noi la guardiamo perplessi, certamente, ma in fondo sentiamo che la sua domanda resta lì, in attesa della nostra risposta, della nostra responsabilità: mi avete regalato la bicicletta? E allora forza, insegnatemi a pedalare...