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venerdì 12 novembre 2010

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Sto diventando terribilmente conservatore, e in questa metamorfosi comincio a rivalutare il peso del nostro passato sconosciuto. Per il mio lavoro sull’impatto della globalizzazione a Roma mi sono fatto dare quest’estate da mio suocero la sua copia di Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica, di Italo Insolera (Einuadi, 1962 seconda edizione). In quel libro si fa spesso riferimento a Roma capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello stato liberale, di Alberto Caracciolo (Edizioni Rinascita, 1956), un libro che non parla solo della dimensione urbanistica di Roma e  che mi sembrava molto interessante dai riferimenti che ne fa Insolera. Del tutto casualmente, ho trovato una copia intonsa di Roma capitale in una piccola libreria di usati la scorsa settimana a Prati e ho iniziato a leggerla con estremo interesse.
Alle pagine 61 e 62 riporta la posizione di Quintino Sella, piemontese fino al midollo e uomo della Destra, su quale dovesse essere il ruolo dell’allora nuova Capitale del Regno, Roma. E’ un pezzo memorabile, che porta inevitabilmente alla comparazione con la classe politica attuale. Mentre oggi Giulio Tremonti, il nostro Ministro dell’Economia, massacra l’Università (due conti: dare un miliardo dopo che si è tagliato un miliardo e mezzo non significa investire, ma tagliare mezzo miliardo) e fresco fresco dice che “la cultura non si mangia”, e mentre il governo di questo paese è condizionato in modo determinante dal programma politico dalla Lega Nord, una forza reazionaria e antinazionale che ha sdoganato il peggior familismo localista sbraitando contro “Roma ladrona”, i padri della nazione avevano tutt’altro spessore culturale e politico, e anche quand’erano conservatori concepivano sempre in modo chiaro il duplice necessario senso del ruolo della cultura e dell’unità nazionale.
Ecco il passo in cui Caracciolo (uomo di sinistra, per altro) riporta la posizione di Quintino Sella:

Cosa deve rappresentare questa città dalla storia secolare? Essa dovrà essere il luogo della scienza e del dibattito intellettuale. “Il cozzo delle idee, bene inteso, se vi ha luogo in cui debba dare buoni risultati, questo deve essere in Roma”, afferma Quintino Sella già nel 1872. Pertanto “qui deve essere un centro scientifico di luce, una Università principalissima, informata soprattutto ai princìpi delle osservazioni sperimentali che sono sempre imparziali e senza idee preconcette”. Farne un centro della scienza significa attribuire a Roma una missione universale, egli spiega nella famosa intervista al Mommsen. “Ma vuol dire anche che deve aversi in essa il cervello supremo della nazione”, preciserà in una discussione parlamentare qualche anno dopo. “In Roma hanno sede il governo e il Parlamento. Giova ad essi - avverte ancora in altra occasione - giova al paese, giova alla scienza, che si crei e si costituisca nella capitale del Regno un ambiente di alta scienza, il quale abbia sull’ambiente politico, legislativo e amministrativo quella parte d’azione che meritatamente gli spetta”.