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lunedì 11 aprile 2022

Antropologia culturale 2021/2022 Mod B lezione 05. Il mito ok, ma a che serve?



Qual è, si sono chiesti spesso gli antropologi, la «funzione» del mito?
Secondo Malinowski il mito è una specie di «autorizzazione» a compiere certi riti, la
«giustificazione dell'ordine esistente». Il mito sarebbe inoltre qualcosa in cui le società possono leggere
«una morale» dei rapporti tra gli uomini e tra i gruppi, qualcosa che «fissa» un codice di comportamento,
di pensiero e di disposizioni. I miti possono quindi fungere da modelli d'ordine atti a legittimare lo stato
delle cose presenti.


Alfred R. Radcliffe-Brown analizzò e comparò una serie di miti dei nativi nordamericani con alcuni miti
degli aborigeni australiani. Alcuni miti hanno per protagonisti animali che parlano e agiscono come gli·
umani; ogni animale mitico, inoltre, si presenta sempre associato a un determinato gruppo sociale come
suo simbolo (totem). Radcliffe-Brown giunse alla conclusione che «il mondo della vita animale è
rappresentato [nei miti] in termini di relazioni sociali a quelle della società umana» e che le coppie
d’opposizione costituite dagli animali-simbolo esprimono l'applicazione di un determinato «principio
strutturale
». Tale principio consiste nella combinazione delle due idee di «contrario» e di opponente.
Dunque i miti australiani e nordamericani, che si somigliano non tanto per i contenuti, ma per la struttura, intendono solamente raffigurare la realtà sociale in tutte le sue sfaccettature.


Una diversa interpretazione del mito è stata elaborata nella seconda metà del Novecento, da Claude Lévi-
Straus
s: partendo dal modello della linguistica moderna Lévi-Strauss dice che il mito va analizzato in
termini di «strutture» e di mitemi. Il mito è per Lévi-Strauss un'entità formalmente scomponibile in unità
minime (i mitemi), le quali rivestono un senso solo se poste accanto ad altre dello stesso tipo. I mitemi
sarebbero come i mattoncini di Lego simbolici mediante cui il pensiero umano dà libero corso alle
possibili combinazioni.
Lèvi – Strauss studia le raccolte mitologiche in base all’idea per cui il pensiero mitico procede dalla presa
di coscienza di alcune opposizioni del reale
(vita – morte per esempio) e cerca di mediare tra le due
fornendo un modello logico per porre rimedio alla contraddizione. Si tratta quindi di un esercizio del pensiero per organizzare cosmologicamente (come riconoscibilmente strutturato) il caos, altrimenti difficile da
comprendere.


Da tutti questi studiosi possiamo trarre un pensiero comune: il pensiero religioso è un sistema di pensiero organizzato simbolicamente attorno ad alcune pratiche e giudizi
sul mondo
, non è un di più o un eccesso ma è uno dei supporti fondamentali dell’essere umano. I sistemi
di pensiero organizzati attorno alla funzione simbolica hanno un ruolo centrale nel produrre quell’organizzazione del mondo che, al contrario degli animali, non abbiamo incorporata.

La religione fa questo lavoro di 'sfrondare' la vita: di fronte a un possibile caos, ti dico io le cose importanti e te le dico principalmente per opposizione binaria.

Sulla dispensa troverete la prima parte di Introduzione alla storia delle religioni di Angelo Brelich, uno dei fondamentali della disciplina.

Dovrete studiare un po’ di lessico: approfondire cioè alcune figure e rappresentazioni ricorrenti in moltissime religioni.
Su questa parte avete sempre un punteggio orrido ai test, quindi vedetevela bene...