Ho conosciuto Massimo
Rosati nel 2000, quando era un giovane ricercatore e si era appassionato di
Durkheim al puto di proporre una
nuova traduzione delle Forme elementari della vita religiosa alla casa editrice
Meltemi, dove allora lavoravo come
redattore. Mi era subito piaciuto quel giovane studioso dal tono pacato, non certo espansivo nei modi, scrupolosissimo nel fare il suo lavoro.
L’ho ritrovato nel 2008 all’Università di Roma Tor Vergata, quando ho vinto il mio posto
da ricercatore e lui, provenendo dall’Università di Salerno, era già professore associato di Sociologia generale. Abbiamo presto
iniziato a collaborare, a organizzare qualche cosa assieme, anche a parlare un
poco dell’orizzonte più ampio degli
studi delle nostre rispettive discipline.
Massimo Rosati se ne è andato troppo presto, all’improvviso,
cinque anni fa.
Oggi, a pochi giorni dall’anniversario della sua morte,
vogliamo ricordarlo per il suo tema di ricerca principale, quello cui stava
lavorando quando è mancato, vale a dire il tema del Postsecolare e come questo approccio imponga un ripensamento
profondo del modo in cui ci avviciniamo allo studio scientifico delle religioni.
Kristina Stoekl
ha lavorato con Massimo proprio a Tor Vergata e ora da Innsbruck riprende con
vigore la questione del postsecolare
applicandola al mondo del Cristianesimo Ortodosso, in particolare al caso
russo.
Se vorrete essere presenti sarà un modo per aggiornarsi su
un tema di punta delle riflessione sugli studi religiosi e per ricordare, anche
nel piccolo momento conviviale al termine del seminario, un giovane studioso
che, purtroppo, non è vissuto abbastanza per diventare il maestro che molti di
noi stanno cercando da tanto tempo.