Abbiamo iniziato confermando che per gli studenti e le studentesse che prendono iscrizione al corso per quest’anno o che comunque portano il programma di quest’anno, per il modulo A la MONOGRAFIA sarà Oltraggi della memoria, di Lorenzo D’Orsi, Meltemi 2020. Si tratta di una monografia sulla questione della memoria politica in Turchia, e diventerà un modo per gli studenti di antropologia culturale per riflettere sul significato sociale del passato. La storia non è una sequenza oggettiva di eventi ma è vissuta sempre nel presente come forma di collegamento ad alcune identità, modi di essere, sistemi di valori.
Per il modulo B, la professoressa
Casentini ha spiegato come ci saranno due monografie tra cui scegliere, a
seconda che si prediliga il tema della MIGRAZIONE o quello del GENERE.
Nel primo caso si studierà Shahram Khosravi, Io sono confine,
Eleuthera, 2019, mentre per il genere la monografia da studiare sarà Alessandra
Chiricosta, Un altro genere di forza, Iacobelli Editore, 2019. TUTTE
le informazioni per il Modulo della prof. Casentini sono ora incluse nella cartella online del Modulo B.
Nel corso della lezione
siamo partiti (dal minuto 11:45) da dove avevamo finito, e cioè la varietà
culturale. La varietà culturale quindi, essendo legata alla nostra disposizione
simbolica, è veramente enormemente vasta: nessun essere umano, da solo, può
immaginare tutto l'immaginabile, ma sicuramente gli esseri umani nel
corso della storia, dentro la varietà culturale (le diverse
"immaginazioni") che li caratterizza, hanno immaginato COME SPECIE
ben oltre l'immaginabile individuale. E una cosa evidente è che queste
immaginazioni possono essere in contrasto, opposte da posto a posto, o
da tempo a tempo. Pensate a come la pensiamo noi anziani all'utilizzo del
social e l'uso che mediamente ne fate voi. Noi abbiamo Facebook come se fosse
un salotto di casa, voi usate Instagram come un razzo spaziale per andarvene in
giro per il mondo. Pensate ad esempio alle differenze sui gusti estetici.
Per avere un esempio di
come possono essere veramente divergenti i gusti e i giudizi culturali, abbiamo
visto insieme un breve video che ci racconta quella che ho definito
"l'inevitabile tristezza giapponese di Julia Roberts. Il video è un
inglese ma l'ho tradotto in consecutiva:
Cosa diavolo è OCHOBO?
https://youtu.be/A5kTiP4wDQU
Apprezzare Julia Roberts
per quelli della mia generazione, vi assicuro, ci sembrava una questione del
tutto "naturale", ma il valore estetico di Ochobo ci dimostra
che così NON è, e che se la povera Julia fosse stata adattata da una famiglia
di Tokio sarebbe stata la racchia del quartiere...
Un punto centrale di questa
forma complessiva umana della diversità è che istituisce una importante
differenza con la diversità comportamentale entro le specie animali.
Nessun essere umano pratica TUTTE le tradizioni culturali, ognuno di noi
finisce per praticarne alcune, e molti sentono di praticarne una e una sola,
ma la IDOSINCRATICITÀ (vale a dire l’unicità esclusiva) della
pratica non è mai specificante, cioè NON fa di quei praticanti un gruppo
biologicamente separato da coloro che hanno pratiche diverse, proprio
perché il nostro sapere è principalmente acquisito e trasmesso
per vie non-biologiche. Mentre le api che smettessero di raccogliere
polline e iniziassero a nutrirsi di altri insetti sarebbero condannate, per
sopravvivere, a diventare un’altra specie, gli esseri umani hanno DENTRO
la loro specie una varietà di comportamenti e di pratiche che diventa l’oggetto
della nostra riflessione. Sotto il comportamento delle api possiamo
cercare il fondamento comune dell’essere ape: studio api in tutto
il mondo, guardo come si comportano e induttivamente cerco di ricavare
cosa costituisca dal punto di vista comportamentale l’essenza dell’ape, l’apismo
o l’apità dell’ape, per usare un lessico aristotelico. Ma con gli esseri
umani NON possiamo lavorare allo stesso modo, dato che la loro umanità
va vista all’inverso dell’apità, non come comunanza di pratiche (che non
c’è) ma come forma della costruzione locale della conoscenza attraverso
la comparazione delle differenze. Il video sull’Ochobo ci dice che non
ci sono comportamenti prefissati per quanto riguarda l’attrazione dei
maschi umani verso la forma delle labbra femminili, dato che in Giappone vige
un canone che sembra opposto a quello dell’Occidente Euroamericano. Come
minimo, Ochobo ci dice che per gli umani i modelli prefissati di azione (FIXED ACTION PATTERNS) vengono attivati
in forme molto, molto più peculiari a seconda dei contesti, ed è quella
peculiarità che esige attenzione e il nostro sforzo interpretativo per spiegarla.
Invece, i criteri estetici grazie a cui la femmina dell’uccello del
paradiso trova e seleziona il partner
sono specie specifici (vale a dire unici per quella specie e totalmente
uniformi all’interno della specie) e molto, molto rigidi, e
questo vale per qualunque specie animale, tranne la nostra: mentre un
leone africano e uno asiatico avranno gli stessi “gusti” (dettati proprio dall’interazione
tra la dotazione genetica e l’ambiente in cui quel patrimonio
genetico si trova ad attivarsi). L’antropologia culturale studia non tanto quel
che c’è “sotto la diffenza” ma PROPRIO la DIFFERENZA. Come dice Clifford Geertz: è la differenza
che fa la differenza.
Questo certo non sta a
significare che dobbiamo rinunciare alle generalizzazioni o che l’antropologia
culturale sia solo una scienza descrittiva. Significa piuttosto che il
nostro apporto come studiosi e studiose è quello di prestare attenzione al senso
locale di quella specifica pratica, e vedere sullo sfondo di quadri
più ampli se pratiche diverse indicano tendenze comuni, e quali. Le
regole del comportamento umano si devono quindi contenere a generalizzazioni molto
generali, del tipo: “le scelte del partner sono spesso associate a principi
estetici che valgono anche in altri ambiti della vita sociale, oltre a
quello dell’attrazione sessuale”, ma senza poter generalizzare sui contenuti di
quei principi, che dipendono dalla cultura locale.
Conclusa questa prima parte
sulla VARIETÀ del culturale umano, abbiamo ripreso la questione dell'APPRENDIMENTO.
FORMALE vs INFORMALE (l'elaborazione del GUSTO, cenni di Pierre
Bourdieu). Per questo aspetto, abbiamo visto come “sappiamo” un sacco di
cose, su quale sia un cantante veramente da adorare e quali invece facciano “schifo”,
oppure se vediamo un gruppo di persone di un certo ceto sociale è relativamente
facile individuare l’eccezione che proviene da un’altra classe, e questo grazie
a “competenze” specifiche che abbiamo ovviamente appreso, anche se fatichiamo
a dire come e dove e da chi.
Sul SAPERE
CORPOREO e SAPERE LINGUISTICO abbiamo riflettuto un po’ frettolosamente, ma possiamo
sintetizzare il fatto che il sapere corporeo, in particolare quello della
mano, le tecniche dell’artigianato e dei mestieri (“rubare con gli occhi”),
si pongono quasi consapevolmente in contrapposizione al sapere linguistico
(e non abbiamo avuto tempo di riflettere quanto questa contrapposizione sia
anche “ideologica”, vale a dire utilizzabile con intenti politici,
opponendo la “concretezza” alla “teoria”, il “saper fare” al “parlare vuoto”).
Sul sapere del corpo
abbiamo visto qualche secondo da questo, video, che parla di Paolo
Brandolisio, un "remèr" o "forcolaio" veneziano:
https://youtu.be/mOkxTjtUT1s?t=116
E questo invece è un video
(che non abbiamo fatto in tempo a vedere) sul "più veloce parlatore del
mondo", come esempio esasperato di sapere linguistico (anche se in
questo caso specifico diventa quasi corporeo...):
https://youtu.be/ExKCcndqK5c?t=41
Nell'ultima parte della
lezione abbiamo toccato un'altra distinzione che gli antropologi NON fanno
ma che considerano comunque essenziale dato che tutte le culture la fanno
eccome: la GERARCHIA DEI SAPERI, la valutazione culturale di ciò che si
sa in una scala gerarchica, e per esemplificare un poco abbiamo
parlato dei vostri fidanzati e delle vostre fidanzate, facendo un piccolo test
che, nonostante le resistenze di qualcuno espresse nella chat durante la
lezione, ha confermato il fatto che tutte le culture istituiscono GERARCHIE DI
VALORI, attribuendo più prestigio
ai portatori di certe competenze e non di altre.
Ci siamo lasciati dicendo che la prossima lezione si aprirà con una riflessione su una delle cose più conturbanti del sapere culturale, e cioè il suo essere molto spesso subconscio: ci sono test che dimostrano che abbiamo delle regole in testa e che le applichiamo con estremo rigore, eppure se non si è passato un processo di istruzione formale di istruzione non abbiamo la minima idea di avere quelle regole e di applicarle.