2011/12: INFORMAZIONI PER CHI AVEVA 12 CFU E TUTTI GLI MP3 DELLE LEZIONI

giovedì 17 aprile 2025

Antropologia delle religioni - Lezione #01 del Modulo B di Antropologia culturale per Tor Vergata - Pietro Vereni

 

Lezione numero B01 registrata l'11 novembre 2024

Lezione 01 - Introduzione al modulo e al tema del religioso

La lezione si apre con una riflessione personale e culturale sulla festa di San Martino a Venezia, usata come esempio per mostrare come riti e ritualità permangano nella vita quotidiana anche in forme secolarizzate. Il punto di partenza del corso è l’idea che il religioso non sia una “stranezza” relegata ad altre culture o a tempi antichi, ma una dimensione strutturale dell’umano, anche nel contesto contemporaneo.

Una prospettiva antropologica sul religioso

Il corso si propone di non trattare “la religione” al singolare, ma di riflettere su ciò che definisce “il religioso” come approccio, prospettiva, o modalità esperienziale. Come l’antropologia ha smesso di usare il concetto di “cultura” come entità compatta e totalizzante, così questo modulo proverà a destrutturare l’idea di religione come categoria universale, per riflettere invece su come certe pratiche e credenze siano modi specifici di dare senso al mondo.

Il problema del secolarismo e della scienza

Si ripercorre brevemente la nascita dell’antropologia nel contesto della modernità secolarizzata, in cui si cercava di spiegare il comportamento umano senza più fare riferimento a Dio come fondamento. L’antropologia nasce in un contesto epistemologico in cui la religione è già considerata falsa o superata, e ciò introduce un bias interpretativo nei confronti dei sistemi religiosi studiati. La difficoltà principale dell’antropologia delle religioni è allora ricostruire il punto di vista “emic” delle popolazioni studiate, pur partendo da un pregiudizio sulla falsità del loro mondo.

Obiettivo del corso

Il docente propone un approccio sperimentale e interattivo per questo modulo, con uscite sul campo (visita al quartiere di Torpignattara e alla sua “diversità religiosa” e al Santuario del Divino Amore) e l'uso di testi fondamentali ma anche materiali più recenti. L’obiettivo è lavorare collettivamente su un terreno di ricerca ancora in parte aperto.

Il programma di letture

  • Ugo Fabietti, con tre capitoli introduttivi su religione, magia e scienza.
  • Clifford Geertz, “La religione come sistema culturale”, per introdurre il rapporto tra antropologia e religioso come fatto storico e culturale.
  • Riflessione sulla Scuola Romana di Storia delle Religioni, con autori come Raffaele Pettazzoni, Angelo Brelich, Dario Sabbatucci.
  • Gregory Bateson, Dove gli angeli esitano, per un’epistemologia del sacro.
  • Marshall Sahlins, La nuova scienza dell’universo incantato, che rappresenta il cuore teorico del corso.
  • Lettura del capitolo “La società politica originaria” di David Graeber e Marshall Sahlins per riflettere sul rapporto tra religione e potere.

Religione, potere e verità

Viene anticipato un tema centrale del corso: il triangolo potere-verità-religione, spesso affrontato attraverso la lente foucaultiana. In particolare, viene criticata la posizione di Talal Asad, che vede la religione come prodotto di discorsi di potere. Il docente rifiuta questa posizione postmoderna e decostruzionista, sostenendo che la dimensione religiosa è autonoma e non riducibile a una funzione di altro.

Il religioso come provincia autonoma del significato

Viene ripresa da Alfred Schutz l’idea delle “province di significato”: scientifica, estetica, del senso comune, religiosa. Il religioso, secondo questa visione, non è una variabile dipendente, ma un modo umano di interagire con il mondo, autonomo e necessario.

Ontologie e svolta prospettica

Si introduce la cosiddetta svolta ontologica: le culture non vanno più intese solo come sistemi simbolici, ma come vere e proprie ontologie, cioè modi di concepire il reale. In molte cosmologie indigene non c’è opposizione tra natura e cultura: il mondo è abitato da esseri umani e meta-umani (spiriti, antenati, animali-soggetto). Il potere viene concepito come qualcosa di extra-umano, a cui si accede tramite riti, ruoli (re, sciamani, sacerdoti), e il religioso è proprio lo spazio in cui questo potere viene reso maneggiabile.

Inversione rispetto a Durkheim

Mentre Émile Durkheim vedeva la religione come proiezione simbolica della società (la società divinizzata), Sahlins propone un’inversione radicale: la società umana imita il potere meta-umano, e la politica nasce come tentativo di canalizzare quella forza. La politica, in questa prospettiva, è funzione della religione, e non viceversa.

Religione e spazio urbano

Il corso si occuperà anche del rapporto tra religione e città, con attenzione al contesto romano. Si leggerà un saggio del docente scritto con Valeria Fabretti, intitolato Spazio certo e luoghi vaghi, che analizza la complessità religiosa urbana e la globalizzazione del cattolicesimo romano, soprattutto dopo l’elezione di Giovanni Paolo II nel 1978.

Globalizzazione e super-diversità religiosa

Attraverso Appadurai e Steven Vertovec, si introdurranno i concetti di super-diversity e i paradossi della globalizzazione religiosa, in cui la tendenza all’omogeneizzazione coesiste con l’emergere di nuove differenze religiose locali (come il neopaganesimo urbano o le varianti locali dell’islam).