2011/12: INFORMAZIONI PER CHI AVEVA 12 CFU E TUTTI GLI MP3 DELLE LEZIONI

martedì 23 marzo 2010

broadcast yourself (o fallo fare a qualche studente bravo)

Marianna Ventriglia è una laureanda del corso Linguaggi e Tecnologie dei Nuovi Media, laurea specialistica dell'Università di Udine nella sede di Pordenone. Tra poco difenderà una tesi titolata Spaesamento mediatico: il vocabolario della paura e la costruzione dell'alterità, sotto la guida di Roberta Altin, un'antropologa che si occupa da tempo di mass media
Alla sua tesi scritta ha allegato tre file mp3 (della durata di circa 6 minuti l'uno) che sono una sorta di documentario sonoro legato ai temi della sua ricerca. Come "voce narrante"  ci sono anch'io, ma si tratta di un lavoro fatto così bene e così intelligente da parte di Marianna che mi pare valga la pena di farlo girare comunque.
La prima puntata introduce in termini generali la costruzione delle identità collettive e il loro rapporto con i mass media.
La seconda puntata riguarda la creazione dell'alterità e la sua descrizione in termini oppositivi e conflittuali nei mass media...
...il ruolo attuale degli stati e l'atteggiamento sicuritario [...] è l'argomento della terza e ultima puntata, che spiega il legame tra gli Stati, i mass media, la paura e la sicurezza.

Più schifo per tutti

Di solito non posto qui cose che ho già messo su Fb, mi sembra che i due canali abbiano stili comunicativi diversi. Anche se poi Fb pesca questi post e li converte in "note" i piccoli post su Facebook sono per me solitamente più immediati, mentre qui, sul blog, di solito penso in forma più articolata.
Ma questa volta, proprio perché voglio essere letto anche da chi non segue Fb, riposto quel che ho scritto questo pomeriggio sul social network. E' che ancora non sono riuscito a farmi passare il senso di nausea.

In questo breve filmato si può vedere il Pres.del Cons. che dice che nel suo programma di governo dei prossimi tre anni di fine legislatura è previsto anche le loro "sconfiggeranno il cancro".

Un uomo che arriva a pronunciare una frase del genere ("vogliamo sconfiggere il cancro") parlando del programma del suo governo nei prossimi tre anni si può definire solo un narcisista patologico: pur di farsi amare è disposto a vendere qualunque bestialità. Siamo nelle mani di una persona che non riesce più a guardare la realtà ma che gli italiani (evidentemente in media narcisisti come lui) in maggioranza considerano adatta a governare. Mi sento male.


Sarà che mia mamma ci è morta, di cancro, ma quest'ultima di B non riesco a digerirla. Ho spesso pensato che i suoi avversari siano troppo intenti a guardare lui e troppo poco attenti al resto del paese. Ma con questa ha superato il limite, è giunto a un tale delirio che le sue "buffe" panzanate da piazzista ora mi sembrano vomitevoli. Mi scoccia solo che è riuscito a farmi stare male, 'sto pezzo di merda.
E non crediate, mi rendo perfettamente conto che scrivere "pezzo di merda" parlando del Presidente del Consiglio configura un reato, ma voglio proprio vedere come mi possono condannare: se lui è legittimato a dire che sconfiggeranno il cancro "da programma", allora io sono legittimato a fare quel che solitamente non faccio, cioè a insultare chi ha anche solo il coraggio di pensare simili bestialità.

Cittadinanza e scuola

Giovedì scorso siamo stati con gli studenti del Trinity College in visita al quartiere di Torpignattara, e il giro si è concluso alla scuola Pisacane, in quest'ultimo anno al centro di diverse polemiche e comunque nell'occhio del ciclone per il fatto che circa il 90 percento degli alunni è composto da figli di stranieri, anche se il 99 percento di questi "stranieri" è nato in Italia, parla italiano come madre lingua (spesso in combinazione con un'altra lingua) ed è a tutti gli effetti italiano in senso culturale (che è l'unico criterio che conta per stabilire l'identità). Mercoledì prossimo c'è un'iniziativa importante, alla quale non posso partecipare perché sono in seduta di laurea, ma che credo vada segnalata in ogni modo perché è attorno a temi come questo che ci giochiamo il futuro di questo paese. La circolare ministeriale n. 2 dell'8 gennaio 2010, infatti,  prevede che dal prossimo anno accademico nelle classi non più del 30 percento degli alunni siano di "cittadinana non italiana". Rispettando il testo della circolare, il prossimo anno alla Pisacane non riusciranno a comporre neppure una prima elementare, e stanno letteralmente smistando i nuovi possibili alunni su altre scuole, molto lontane dalla Pisacane.

Quale scuola per quale cittadinanza. Il futuro dell’istituto Pisacane tra conflitti di simboli ed esclusione delle seconde generazioni, organizzato dall’Osservatorio sul razzismo e le diversità “M.G. Favara”,Università Roma Tre, Mercoledì 24 marzo, h. 10, Piazza della Repubblica, 10

lunedì 22 marzo 2010

Teatranti di tutta Roma, unitevi (tranne quelli del centro, prego)!

Spettacoli e rassegne nei Municipi, al via il bando del Comune
Il comune di Roma bandisce un po' di soldi per teatranti e saltimbanchi vari ("danza, musica, cinema, teatro o attività per bambini") che abbiano voglia di metter su qualche attività fuori dal I municipio. Magari qualche studente di Tor Vergata ha un'associazione da provare a coinvolgere. Peccato che lo vedo ora e la scadenza è tra una decina di giorni.

martedì 16 marzo 2010

Abbiamo scelto la parola

Questo me l'ha mandato Michela di Action-A, dopo che ci siamo visti al Lucha y Siesta. Per me è bellissimo.
pv 
L’8 marzo 2008 abbiamo varcato il cancello della casa, dalla strada trafficata di via Lucio Sestio  non si scorgeva ancora molto, bisognava percorrere il vialetto alberato per vedere la palazzina arancione in fondo allo slargo, due piani a prima vista con un grande giardino che la cingeva intorno, nel quale nascosta in un angolo avremmo scoperto una bella fontana, vicino all’orto. In breve brevissimo tempo molte hanno invaso il giardino, bisognava subito darsi da fare, non perdere tempo, muoversi e cominciare a comunicare, prima di tutto con le forze dell’ordine che, con sorprendente incompetenza, avevano deciso di creare scompiglio trascinando via una di noi in commissariato.
Il megafono chiamò tutte quelle che sarebbero rimaste più a lungo e molte altre diedero una mano in quello che da subito sembrava essere una grande opera di pulizia, organizzazione e ripristino dei locali. La permanenza quotidiana di tutti quei piccioni aveva reso gli spazi sporchi e aveva confermato lo stato di abbandono nel quale la palazzina, edificio storico degli anni 20 conosciuto nel quartiere come Sottostazione Cecafumo, era stata lasciata dalla proprietà la Società dei trasporti pubblici di Roma Atac s.p.a. e dall’Amministrazione comunale. La scoperta dello stabile fu emozionante, nessuna stanza era uguale all’altra poi  la vista della terrazza dopo lo stanzone che si apriva lungo tutto il primo piano,  ci faceva immaginare le iniziative e le chiacchierate che di lì a poco sarebbero arrivate.
La via Tuscolana rimaneva al di là della schiera dei palazzi che ripara dal contatto diretto con la folla, bisogna cercarla bene con gli occhi la casa, che più piccola in altezza rimane quasi a guardare i balconi che la sovrastano….e  pensare che un muro laterale ancora conserva la placca con il numero civico, ultima memoria di un quartiere irriconoscibile .   
Dividersi in gruppi di lavoro e individuare uno spazio che sarebbe diventato il primo nucleo nel quale per diversi giorni tutte avrebbero dormito e mangiato, si trattava di cercare  una  dimensione comune che permettesse ad ognuna di conciliare le proprie faccende quotidiane con la novità . Se avevano deciso di rompere per scelta o per necessità  con un qualcosa di doloroso, vecchio, sofferente, fastidioso, bisognava che ognuna fosse disposta a scendere a compromessi a formulare nuove parole. Muovevamo i primi passi verso una dimensione comune, per dare a ciascuna la possibilità di riformulare una vita tranquilla.
L’apparenza non nascondeva quanto poco si trattasse di dividere uno spazio pratico per aprire il sacco a pelo o altro, toccava piuttosto dosare la pazienza, raccogliere le proprie forze e rendersi disponibile al dialogo continuo. Bisognava in sostanza creare un’ area intangibile nella quale sviluppare pratiche condivise con il fine di stare meglio. Con l’intento di aprire verso l’esterno un centro di attenzione che in maniera nuova e spontanea parlasse di noi, l’abbiamo voluta chiamare anche Casa delle Donne non come oggetto di cronaca nè come pretesto per politiche securitarie a tutt’altro mirate , cercavamo il filo di un ragionamento che l’ultimo periodo aveva portato all’attenzione di tutti.
Certo è che i fatti di cronaca non si sarebbero fermati di fronte all’autorganizzazione femminile che la sicurezza non sarebbe venuta di lì a poco, che la violenza nelle case e nelle strade non avrebbe avuto paura di noi. Ma altrettanto forte era il sentore , l’istinto se vogliamo , che creare un presidio territoriale fosse una reazione adatta, la giusta causa intorno alla quale cercare il senso del fare politica al femminile. Siamo consapevoli che adottare a Lucha y Siesta le pratiche di autogestione che molte di noi già conoscevano, forse non rendendosi conto di quanto invece fosse un contesto nuovo, una sperimentazione che poco aveva a che fare con le esperienze portate avanti al di fuori da ciascuna, ci ha fatto commettere degli errori. Non abbiamo alcun modello teorico da applicare questo è certo .
Alcune hanno scelto o sono state costrette dalle contingenze a non continuare, a fermarsi per guardare altrove, alcune per rabbia sono andate via mentre altre per la stessa rabbia sono rimaste,
modi diversi di scegliere le proprie pratiche . Altre ci hanno conosciuto dopo l’8 marzo del 08 e sono rimaste, diventando parte integrante del corpo Lucha y Siesta, diventando parti di una realtà dinamica  che (ci) attira e (ci) respinge, una tensione corporea fatta di domande, rabbia, determinazione e stanchezza, paura ed emozione .
L’idea che ha preso corpo a Lucha y Siesta non si è mai alimentata di separatismo inteso come volontà politica di un’entità di separarsi da un’altra , si è trattato di riprendersi uno spazio e decidere di destinarlo ad una socialità rivolta a tutti, promossa dalle donne immigrate, precarie, studentesse, mamme e artiste. Questo abbiamo festeggiato nel week –end del 7 e 8 marzo 2010, l’apertura di uno spazio attraversato e partecipato da molti che hanno voluto dare il loro contributo; grazie ad Erika e Diana per il contributo artistico, ad Alessandro e Piero per gli importanti spunti di riflessione a Cecilia per averci portato la sua esperienza, a tutte le occupanti, alle compagne , a color@ che sono passati a festeggiare. Il percorso intrapreso da Lucha y Siesta e dal collettivo politico Action_A, che qui si alimenta, è aperto a tutt@ coloro vogliano incrociarci e mettere a disposizione forze ed idee.   
 
Michela
Action_A – in Lucha y Siesta
 
Marzo 2010
 

domenica 14 marzo 2010

Dr. Guard

Dato che ci ho passato due notti in bianco, vi avviso che per togliere Dr. Guard (un finto antivirus che in realtà è un malware che fa un sacco di casini e rallenta il pc in modo impressionante) dopo molti tentativi a vuoto l'unica procedura che si è rivelata utile (e free!) è qui.

martedì 9 marzo 2010

Unità di misura

Certe volte, mi sbatto tre giorni per scrivere un post che penso meriti l'impegno. Risultato: non mi caga nessuno. Altre volte, come ieri sera, butto giù due righe per dire una cosa piuttosto banale e su Fb si mettono in dieci a commentare.
Mi sa che torno a tradurre poesie di Billy Collins, ingrati.

Enough is enough

Dalle nove di mattina fino all'ora di andare a letto, oggi, ho mandato 54 mail. Praticamente non ho fatto altro a parte due ore di lezione e qualche studente a ricevimento. Mi sa che devo proprio riconsiderare alcune priorità su come funziona la mia rete di relazioni sociali. Non mi posso permettere un servizio di segreteria, eppure vivo come se ce l'avessi. Quanti stanno nella mia condizione lavorativa?

domenica 7 marzo 2010

Lucha in Fiesta

RIPRENDO DAL SITO DI ACTION (VISTO CHE CI SONO ANCH'IO):


La casa delle donne Lucha y Siesta, occupata l’8 marzo 2008, festeggia il suo secondo compleanno.
In due anni nella casa hanno trovato accoglienza circa 40 donne, con alle spalle diverse storie e vicende. Lo sportello attivo tutte le settimane è diventato un piccolo ma costante punto di riferimento per il quartiere e non solo. Ma soprattutto per noi è stata una grande esperienza di crescita, confronto e dibattito interno e con la città. Le difficoltà non ci nascondiamo sono ancora molte, a partire da quell’ordinanza di sgombero che ancora pende sulla palazzina, la strada è tutta in salita, ma le gambe ancora non sono stanche!
Per cui per mantenere la nostra filosofia di lotta e allegria, invitiamo tutti a due giornate di festa, mercato, cibo, dibattito e riflessione, per ridare alla giornata dell’8 marzo un significato vero e non celebrativo, perché nessuna politica sulla sicurezza passi sul corpo delle donne, per promuovere nuovamente e con forza movimenti femminili in grado di modificare profondamente la nostra società.



Domenica 7 marzo 
dalle ore 10.00 Mercato dei produttori biologici e dell’artigianato locale
ore 13.00 Pranzo sociale Multietnico
ore 16.00 Caffè in terrazza con la presentazione del lavoro di ricerca “Etnografia di un’occupazione al femminile” di Alessandro Toscano, con l’autore e il Prof. Pietro Vereni dell’Univ. Tor Vergata

Nella metropoli romana, frammentata, mutevole, attraversata dalle dinamiche contemporanee del consumo e della comunicazione, nascono e si collocano gli attori sociali che cercano nuove frontiere di dialogo e partecipazione nella realtà sociale urbana. Questa ricerca colloca il proprio sguardo interpretativo all'interno di uno di questi frammenti: Lucha y Siesta, un 'occupazione abitativa la femminile.

ore 17.00 spettacolo teatrale "Dialogo con Flora Tristan",
da un'idea di Diana Caggiano con Erika Manni e Diana Caggiano


Lunedì 8 marzo
Ore 20,30 presentazione del libro con aperitivo
“Segui le donne”, da Beirut alla Palestina pedalando per la pace di Cecilia Gentile
Confronto di esperienze tra solidarietà femminile, sport e cooperazione. Partecipano l’autrice, la Ciclofficina de La Strada e del Gazometro, Le Donne In Nero e la Campagna Sport Sotto l’Assedio.

I cedri del Libano, i tramonti infuocati sul Mar Morto, le alture del Golan spazzate dal vento, le macchie gialle delle ginestre in fiore. E poi l´antichissima moschea di Damasco, i suk, gli spazi infiniti degli altopiani siriani. Ma anche i Territori occupati della Palestina, il muro di separazione, i check point.
Duecentocinquanta donne di 28 paesi del mondo pedalano dentro questo caleidoscopio di civiltà e contraddizioni. Una carovana di pace che vuole provare a unire invece che a dividere, cercando il contatto con le donne del territorio, donne velate, donne sofferenti, donne emancipate, per costruire con loro, in una solidarietà tutta femminile, un nuovo percorso di pace.

Lucha y Siesta
Via Lucio Sestio 10 – metro A Lucio Sestio





martedì 2 marzo 2010

Pietralata walkabout


Visualizza Pietralata walkabout in una mappa di dimensioni maggiori

The red line sets the limits of Pietralata, the green line is our route across the area. We'll meet at Metro station and first visit the original borgata, built in the 1930s. Then we'll walk across the "new" spontaneous borgata which has grown from the 1950s.
In a third passage we'll visit Casale Rocchi, a farmhouse from the beginning of the 20th Century.
From there we'll go to Lanificio Luciani, a former wool plant recently converted in a Dance School. Then we'll catch a bus to Villa Mangani and then briefly visit Montesacro, to offer you a visual comparison of the two quartieri, the white-collar Montesacro and the blue-collar Pietralata.

Habemus teaser

Questo è il trailer del documentario che sto preparando assieme a Federico Gnemmi. Con questo documentario cerchiamo di far vedere che Roma è una città fortemente influenzata da dinamiche globali anche se le sue caratteristiche economiche e sociali non la fanno rientrare nel modello della Global City teorizzata negli anni Ottanta e Novanta (cfr. London, Tokyo, New York, di Saskia Sassen). Roma non è un centro di speculazione finanziaria, né la sede di importanti multinazionali, eppure è una città globale per il suo ruolo di attrattore culturale e politico. Applicando la metodologia della ricerca sul campo antropologica (analisi qualitativa, interazioni faccia a faccia, contatto prolungato con gli informatori) cerchiamo di far vedere la natura complessa dell'impatto della globalizzazione su Roma. Invece di evidenziare le somiglianze esterne tra Roma e altre città (strategia tipica dei teorici della Global City) preferiamo parlare della globalizzazione evidenziando la costante crescita di differenze interne alla città. 

http://www.youtube.com/watch?v=kftuHU0GuSU