A proposito del rifiuto da parte delle ambasciate dell' UE di partecipare alla festa israeliana per i quarant'anni dall' "unificazione" di Gerusalemme, ho letto sul CdS di oggi una nota interessante di Benny Morris. Interessante proprio perché la cosa sembrava decisamente fuori discussione: che gli Europei festeggiassero l'annessione militare di una città non sembra francamente né plausibile né auspicabile.
Eppure nel pezzo di Morris ho trovato due dettagli storici (il primo l'avevo dimenticato, l'altro proprio non lo sapevo) che forse un po' da pensare ce lo lasciano.
1. La risoluzione del 1948 che stabilì la nascita di Israele sui territori del Protettorato Britannico riconosceva esplicitamente lo statuto internazionale di Gerusalemme e Betlemme, che non avrebbero dovuto essere incluse né in Israele, né in Palestina, ma avrebbero goduto lo status di città sotto l'egida della comunità internazionale. Gli israeliani accettarono questo punto. Fu il rifiuto arabo (ovviamente di tutta la risoluzione delle Nazioni Unite) a provocare la spaccatura della città.
2. Dal 1948 al 1967, cioè fin quando Gerusalemme rimase divisa tra Israele e Giordania, mentre chiunque aveva accesso ai luoghi sacri della parte occidentale (in mano israeliana), anche gli arabi egiziani o giordani (formalmente in guerra con Israele), nessun ebreo israeliano poteva accedere alla città orientale. Inotre la Giordania, nello stesso periodo, distrusse il quartiere ebraico della Città Vecchia, incluse le sinagoghe.
Come ultima cosa (ma questa dovrebbero saperla tutti) l'occupazione di Gerusalemme Est fu una conseguenza dei bombardamenti giordani mentre Israele era in guerra sul Sinai con l'Egitto, e si configura politicamente come un caso di legittima difesa (anche se ovviamente non lo è legamente il mantenimento di quella occupazione).