Paolo Morawski mi ha scritto (a me e ad altri) per sapere cosa ne pensavo della recente iniziativa del Ministero polacco (dell'Istruzione immagino, ma non leggo il polacco e Paolo non ha specificato) di indicare una lista (LA LISTA, dico io) dei libri che si dovrebbero leggere nelle scuole polacche. Insomma, un vero e proprio indice dei libri.
Al volo, sabato mattina, gli ho risposto così (anche se la cosa andrebbe ripresa con altri ritmi di analisi).
Caro Paolo,
spero di avere tempo di rivedere la lista che hai postato qui sotto con un po' più di cura (diciamo, con un po' di cura tout court, dato che l'ho appena scorsa) ma mi pare che il problema sia, appunto, LA lista. Sostanzialmente, quello che oggi è (facilmente) contestabile è l'idea di un CANONE decontestualizzato e decontestualizzabile, adatto ad ogni situzione e coincidente con un modello sostanzialmente normativo di identità. Ogni canone, però, si forma solo a patto di nascondere l'enorme divisione e differenziazione interna che l'ha prodotto, e ha anzi il COMPITO POLITICO di anestetizzare quella differenza. Pensa al canone italiano: la triade Dante Petrarca Boccaccio ANNULLA la quaestio moralis della scrittura (infatti Boccaccio alla fine della virta il Decamerone voleva bruciarlo) e Leopardi Foscolo Manzoni ANNULLA la questione stessa dell'italianità (tre uomini con tre ideali politici estetici e filosofici divergenti) in una macchietta unificante. Ecco, mi pare che il canone proposto dal ministro polaccosia legato a un contetto di cittadinanza che, prendendo spunto dal dibattito in corso nella Rete da qualche anno, potrei chiamare Cittadinanza 1.0. Quel che ci interessa è invece una Cittadinanza 2.0, partecipativa e soprattutto in cui ogni soggetto abbia la possibilità di essere presente e contribuire in quanto tale. Se il canone polacco somiglia al sito di una major della musica (c'è un catalogo, da quello tutti dobbiamo scegliere per forza) , quel che mi piacerebbe per l'identità collettiva è qualcosa di più simile a last.fm, dove io posso andare a sentire quel che ascoltano gli altri (ognuno degli altri, ognuno con la sua individualità) ma anche posso far sentire la mia musica, quella che piace a me. E guarda che su last.fm si possono fare un bel po' di incontri strani e, ancora più strano se visto dal punto delle identità normative, si può creare un senso di comunità forte, perché vissuto come libera scelta e non coercizione. Scusa la sintesi ma ho le spese da fare...
Piero