Ho insegnato a Venezia, Lubiana, Roma, Napoli, Firenze, Cosenza e Teramo. Sono stato research assistant alla Queen's University of Belfast e prima ho vissuto per due anni in Grecia, per il mio dottorato. Ora insegno a Tor Vergata e nel campus romano del Trinity College di Hartford (CT). Penso che le scienze sociali servano a darci una mano, gli uni con gli altri, ad affrontare questa cosa complicata, tanto meravigliosa quanto terribile, che chiamano vita.
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giovedì 20 marzo 2008
Senatus Populusque Romanus (sive Gualterius sive Silvius)
Stavo leggendo un articolo che racconta come il Senato americano sia passato dal 77 a 23 a favore dell’intervento in Iraq nell’ottobre 2002 all’attuale posizione che vedrebbe i contrari vincere 57 a 43 e mi sono reso conto di una banalità: 300 milioni di statunitensi delegano il potere a 100 (leggi: cento) senatori, all’incirca un senatore ogni tre milioni di abitanti. Se si rispettasse la stessa proporzione in Italia, il senato dovrebbe avere (calcolando per eccesso: 60 milioni fratto 3 milioni =) 20 senatori, vale a dire mediamente uno per regione. Facendo gli splendidi, si potrebbe addirittura pensare di raddoppiare questo numero, e saremmo sempre a 40 senatori.
Mi chiedo: se 100 ce la fanno a governare la prima potenza del pianeta, come mai a noi ne servono 315? Ah, sì, forse è colpa di Joseph Grillus e dell’antipolitica che domina la bieca società USA…
(PS) Il presidenzialismo c’entra fino a un certo punto. Non dimentichiamoci che noi ora votiamo direttamente “il premier”, capo dell’esecutivo proprio come “the president”.