Visto che il buon senso slitta sempre più a
destra, tocca fare un poco di didattica di base e riprendere in mano alcuni
concetti chiave, per capire su cosa si sta discutendo, e perché.
Il matrimonio è un atto amministrativo, un
contratto, che ha delle finalità giuridiche, delle conseguenze istituzionali
che dipendono dalle premesse per cui è istituito come contratto.
Nella sua definizione più generale e transculturale,
il matrimonio è un accordo che sancisce alcuni diritti e doveri per i
contraenti e per altri membri da essi legalmente dipendenti. Ci sono X e Y, i
coniugi, e poi Z e K, le altre persone coinvolte dal contratto. Mentre X e Y
sono necessariamente esistenti, Z e K possono essere potenziali oppure
esistenti. I diritti/doveri sottoscritti da X e Y coinvolgono anche Z e K,
potenziali o reali.
Tutto il problema è stabilire cosa fa di Z e K
soggetti coinvolti nel contratto matrimoniale. Mentre è chiaro che X e Y sono i
“protagonisti” (gli sposi) meno chiaro è definire Z e K. Ridurre la cosa a “sono
i figli” è una sciocchezza doppiamente etnocentrica. Se non partiamo dall’idea
che solo il nostro modello sia legittimo, e riconosciamo che altri ordinamenti
giuridico-culturali possano avere altre concezioni di persone coinvolte nel
matrimonio, dobbiamo intanto accettare che ci possono essere Z e K per noi
impensati. In alcune tradizioni, ad esempio, i fratelli di X e Y sono
immediatamente coinvolti nel contratto, al punto che un fratello/sorella
potrebbe essere legalmente tenuto a rimpiazzare il defunto X o Y (è il caso del
levirato ebraico, ad esempio, in cui il fratello di un morto era tenuto a
sposare la cognata vedova; oppure del sororato, in cui la sorella della defunta
la “rimpiazza” come sposa). Altri casi prevedono regole precise per i
consuoceri, sistemi complessi di eredità tra gruppi parentali e tutta una
combinatoria veramente stratificata di diritti e doveri che riconducono a più
miti consigli la nostra concezione del coniugio come contratto tra DUE individui.
In realtà, quella del matrimonio segreto a Las Vegas tra due perfetti
sconosciuti che si sono scelti in totale autonomia individuale è una deriva estremamente recente e tutta capitalista di
un’istituzione che ha tutt’altra storia sociale.
Al di là di tutte le stranezze e usanze locali,
resta vero che “i figli” sono tra gli Z e i K più comuni, e sempre sono indicati
nella struttura legale del contratto matrimoniale. Il secondo etnocentrismo cui
accennavo, però, si rivela nella definizione di “figlio o figlia” che pensiamo
debba “naturalmente” attribuirsi a Z e K.
Z e K sono “figli” di X e Y (sono cioè coinvolti
nel sistema legale del matrimonio in una rete di diritti e doveri) in misura
sostanzialmente indipendente dalla loro generazione biologica. Se W è figlio
biologico di X e/o Y, questo non lo rende automaticamente e per tutti i sistemi
giuridico-legali comparati (per tutte le culture) Z o K, cioè legalmente figlio.
La genitorialità biologica consente, anche nel nostro sistema giuridico, il non
riconoscimento. Senza contare la marea di padri non ignari ma intenzionalmente
assenti senza alcuna conseguenza, la storia degli ospedali italiani è piena di madri anonime e di figli
di m. ignota, no? Per quanto molti possano considerare disdicevole e
riprovevole un comportamento del genere, è il nostro sistema giuridico (che su
questo ricalca quello di tutto “l’Occidente”) a stabilire e riconoscere che si
può a tutti gli effetti essere il genitore biologico di Z o K senza essere la
madre (responsabile legale) o il padre (responsabile legale) di Z o K. Di
converso, l’istituzione dell’adozione legale (istituzione universale, si badi
bene), dice che si può essere figlio legale di X o Y senza esserne il frutto
biologico. E sfido chiunque a considerare pubblicamente i figli adottivi “meno
figli” dei figli biologici, cosa assolutamente inconcepibile nel nostro sistema
morale, oltre che giuridico.
Insomma, dobbiamo, tutti, riconoscere alcune
conseguenze di quanto abbiamo finora appurato.
1. Il matrimonio è un’istituzione sicuramente
universale, che coinvolge i diritti non solo di (almeno) due individui (X e Y),
ma anche di altre persone (Z e K), presenti, passate, future e potenziali, ma
il matrimonio come istituzione universale nulla dice di quali siano i doveri e i
diritti di X e Y verso Z e K.
2. Una cosa, però, l’istituto matrimoniale la dice
chiara e tonda: che Z e K siano il frutto biologico di X e Y non è una
condizione necessaria né sufficiente perché Z e K accampino un diritto su X e Y
o perché X e Y abbiano un dovere necessario verso Z e K. Detto in lingua
corrente, avere figli biologici o aver genitori biologici non è né un diritto,
né un dovere. Anzi, il sistema dei diritti e doveri dentro il matrimonio esula
completamente dalla dimensione biologica (che non è una condizione necessaria
né sufficiente). A fare i cavillosi, si può dire che, in effetti, un figlio
nato da un matrimonio ha automaticamente dei diritti, ma di fatto l’abbandono è
sempre possibile e tollerato. Per evitare azzeccarbugli, possiamo almeno dire
che l’adozione garantisce che il legame biologico sia sufficiente, ma non è necessario
per istituire la genitorialità.
3. Se la biologia c’entra poco o nulla, e comunque
non è necessaria, non ha senso parlare di “famiglia naturale”, ossimoro
perfetto, dato che “famiglia” significa proprio “costituzione di un legame
sociale intenzionale in cui la biologia funziona al massimo come una condizione
sufficiente tra altre, mai come una condizione necessaria e condizionante”.
4. Sono dunque gli esseri umani, non “la natura”, a
stabilire quale sia la famiglia ragionevole dentro il loro sistema sociale, ma
per farlo devono trarre le conseguenze di quel che stabiliscono.
5. Se la famiglia è definita (come fanno i
sostenitori del Family Day) null’altro che il luogo che ratifica la capacità di
riproduzione di un maschio e di una femmina, ed è solo quella che si può
chiamare famiglia, benissimo, ma ne consegue che:
5a se uno dei due partner è sterile, quella non è
famiglia;
5b il partner non sterile ha il diritto di
ripudiare il partner sterile;
5c qualunque forma di adozione deve essere vietata
perché vanifica la definizione di famiglia.
Ora, andate a dire a una coppia con una lunga e
dolorosa storia di aborti spontanei che la loro, mi spiace, non è famiglia.
Andate a dire a una coppia che adotta un bambino che la loro, mi spiace, non è
famiglia. Andate a dire a una persona ripudiata legalmente in quanto sterile
che, ahimè, il ripudio era ragionevole. Fate questo, e poi parlatemi ancora di famiglia
naturale e Family Day.
Se non credete che 5a, 5b e 5c siano enunciati
accettabili nel mondo in cui volete vivere voi, dovete fare i conti con 5, e
ammettere che la famiglia non ratifica l’atto biologico della riproduzione, ma
istituisce la volontà di genitorialità sociale. Se X e Y desiderano avere un
rapporto genitoriale con K e Z (reali o in potenza), X e Y sono una famiglia
(se non vogliono aver figli, sono comunque una coppia, non importa quale o
quali siano i loro sessi biologici).
Rendete più facili le adozioni indipendentemente
dagli orientamenti sessuali dei potenziali genitori, consentite l’adozione ai
single, uscite dalla mostruosità che la genitorialità sia un diritto sancito giuridicamente su
un oggetto biologico, e allora sarò felice di festeggiare con voi il Family
Day. Il giorno della famiglia: il giorno in cui degli esseri umani adulti
dichiarano il loro impegno a prendersi cura di altri esseri umani, più piccoli,
e indifesi, e di trasmettere loro un sistema di valori in cui non conta quanti
cromosomi condividi, ma quale orizzonte di aspettative, quali progetti, quale
futuro.