20 10 2017. Lezione sull'ANTROPOPOIESI, concetto elaborato da Francesco Remotti, con una breve premessa di chiusura sull'ETNOCENTRISMO come ce l'ha raccontato Geertz. Superare l'etnocentrismo è un passaggio necessario per provare a comprendere (senza necessariamente giustificare o legittimare) la differenza con la quale ci troviamo a interloquire. Per poter prendere decisioni impegnative nel mondo complesso e super-diverso in cui siamo immersi abbiamo bisogno di strumenti che ci consentano di comprendere la diversità, in modo da sapere cosa fare. L'etnografia ci fornisce quadri di comprensione, orizzonti di senso per pratiche verso cui altrimenti eserciteremmo indifferenza, repulsione o uno sguardo esotizzante, i tre grandi errori dai quali ci dobbiamo tenere alla larga, se vogliamo vivere con un adeguato grado di consapevolezza.
Non è la "voglia di abbracciare l'altro fino a scomparire in lui" il problema della società attuale; semmai è l'opposto, vale a dire il "disinteresse sprezzante per l'altro che chissene" il problema della nostra vita quotidiana, e certo non sarà un "po' di etnocentrismo" ad aiutarci a migliorare la convivenza sociale.
Siamo poi passati a leggere alcune pagine da Prima lezione di antropologia di Francesco Remotti, sui Lese e gli Efe, abbiamo visto la costruzione culturale dell'umanità. Uomini e donne sono costruiti più o meno consapevolmente. L'uomo è incompleto biologicamente e deve essere foggiato nella struttura sociale dove cresce. La foggiatura può essere più o meno formalizzata e consapevole, vale a dire organizzata in pratiche socialmente riconosciute detti RITI, oppure lasciata all'organizzazione spontanea delle società. Non riassumo qui il caso etnografico presentato, la relazione simbiotica tra Lese e Efe, ma è importante comprendere il senso di quell'esempio: gli uomini riconoscono la dimensione costruita della loro appartenenza, a volte anche contrastando la propria condizione con quella di altri, considerati meno costruiti, oppure costruiti secondo logiche differenti.
Q1. Dopo aver compreso il senso del concetto di antropopoiesi, riportate un caso equiparabile a quello dei Lese e degli Efe, vale a dire di due costruzioni culturali distinte ma in rapporto e definite le modalità di quella costruzione (suggerimento: pensate alle molte relazioni etniche di cui si nutrono i rapporti sociali in un contesto urbano complesso come quello di Roma)
Ho insegnato a Venezia, Lubiana, Roma, Napoli, Firenze, Cosenza e Teramo. Sono stato research assistant alla Queen's University of Belfast e prima ho vissuto per due anni in Grecia, per il mio dottorato. Ora insegno a Tor Vergata e nel campus romano del Trinity College di Hartford (CT). Penso che le scienze sociali servano a darci una mano, gli uni con gli altri, ad affrontare questa cosa complicata, tanto meravigliosa quanto terribile, che chiamano vita.