L’ultima trovata dei M5S,
far mancare il numero legale al Senato per discutere lo ius soli, segna un punto di non ritorno nella politica del
movimento. Fingere di essere post-, di non avere una linea di destra o di sinistra ma di pensare invece alla sostanza concreta dei problemi è uno schermo ideologico meschino, che si traduce
inevitabilmente in politiche di destra.
Non ci vuole molto a capire, vediamo se ci arrivano anche loro. Io faccio il
professore, è mia responsabilità e mio compito provare a insegnare, per quanto dure siano le cervici dove cerco di
trapiantare un pochino di conoscenza.
Sinistra e Destra, come prospettive politiche
generali, si contrappongono per il diverso peso dato alla Giustizia Sociale, da un lato, e alle Libertà Individuali dall’altro. La Sinistra predilige la Giustizia
Sociale, la Destra le Libertà Individuali. Le versioni moderate (centro-sinistra, centro-destra) prediligono il loro
versante cercando di salvaguardare l’altro
principio, mentre le versioni estreme
prediligono il loro a discapito, o contro l’altro principio. Il fascismo è
quella forma ignorante di privilegio
della giustizia sociale (quindi originariamente “di sinistra”) che non si
accorge del modo in cui delimita la “società” su cui si applicherebbe la
Giustizia e finisce per applicare la Giustizia Sociale al “proprio popolo” contro
la libertà degli Altri (popoli). In
pratica, il fascismo vuole l’Eguaglianza, ma applicata non sulla
contrapposizione orizzontale di “classe”
(che i più poveri diventino più uguali ai più ricchi; che i più deboli abbiano
giustizia e che questo li avvicini ai più potenti); bensì sulla
contrapposizione verticale di “popolo”:
il “mio popolo” deve essere privilegiato rispetto agli altri “popoli”. Il
fascismo ha risolto questa cosa con il Nazionalismo,
inventandosi un popolo italico (e
poi una razza italica, sappiamo come
è andata). Il M5S invece ha inventato un “popolo” contrapponendolo alla “casta” ma ha dovuto applicare comunque
quel che le scienze sociali chiamano “nazionalismo
metodologico”, delimitando cioè il popolo come “gli italiani perbene”. È quindi fisiologico di un movimento
caratterizzato dalla mostruosa incompetenza
di tutti i suoi quadri che la contrapposizione identitaria si fatta su linee culturali (italiani contro stranieri) e
non sociali (poveri contro ricchi).
Lo dico sempre al mio amico Francesco
Tieri, musulmano italiano con pulsioni pentastellate, che non ce la farà
mai a farsi cagare men che di striscio dal M5S, perché i pentastellati non
riescono a pensarsi (dal profondo della loro ignoranza dei sistemi di aggregazione sociale) se non come “italiani normali, ergo stereotipici”, e
mi sa che nello stereotipo di questa “italianità popolare” (una volta di
chiamava qualunquismo) la religione musulmana proprio non c’è.
Insomma, il M5S (esattamente come il fascismo storico e come molte varianti
dell’Anarchia) deve fare i conti con la sua incapacità di delimitare il
campo di applicazione del “sociale” che accompagnerebbe la “giustizia”, e finisce
per tradurre il tutto in “libertà della nazione individualmente definita”, cioè contrapposta ad Altre Nazioni.
Morale: l’ignoranza radicale dei dirigenti del movimento
(che non sanno di applicare logiche politiche fasciste per pura mancanza di
studio e riflessività) deve trovare una sua legittimazione nel rispecchiamento con la base: visto che
noi, capi del movimento, non sappiamo nulla
di quel di cui parliamo, voi, massa del movimento, siete autorizzati per sentirvi parte del movimento a parlare di qualunque
cosa senza alcuna competenza. Più lo
farete, e più sarete accettati come parte
attiva del movimento.
Esempi perfetti di questo atteggiamento per cui “le mie
opinioni” sono comunque degne di attenzione e considerazione sono alcuni
ascoltatori di Radio3, (l’unica
radio di servizio pubblico in Italia) che
si prendono la briga di chiamare Prima pagina per
commentare, discettare, concionare. Senza avere la minima competenza per farlo.
Stamattina c’era un distinto signore,
che parlava un italiano del tutto dignitoso, e che si era preso la briga di
fare il numero e mettersi in fila, per dire che, secondo lui, lo ius solis (sic
[sic non vuol dire “mi dispiace”,
cialtroni, vuol dire che ha detto “proprio così”, è latino, non è preso da
Topolino], ebbene sì, ha detto almeno quattro volte ius solis, e già questo sarebbe
dovuto bastare per togliergli la parola, una buona volta) non era una questione
rilevante (il benaltrismo è un
tipico argomento fascistoide) perché quel che conta sono gli strumenti di integrazione. Gli stranieri, dunque,
secondo questo profondo pensatore di inizio del Terzo Millennio, devono essere
riforniti di strumenti di integrazione sociale, come lavoro, istruzione, sanità
eccetera. E citava i casi francese e
britannico, per cui ci sono terze e
quarte generazioni con la cittadinanza ma ridotte ai margini sociali e spinte
anzi verso l’integralismo e il
terrorismo da questa mancanza di integrazione.
Ora, io non so dove l’azzimato signore ha preso questa
teoria, ma è evidente che, oltre a non sapere nulla di storia dell’immigrazione (per cui comparare i casi francese, britannico e italiano pensando che quel
che vale per uno valga anche per gli altri, soggetti a condizioni storiche
completamente diverse, è un’assurdità conoscitiva)
non sa nulla neppure di logica essenziale,
e non capisce che certe condizioni di
esistenza possono essere necessarie
per altre condizioni senza essere sufficienti.
La cittadinanza non è una condizione
sufficiente per l’integrazione sociale, ci vuole ben poco a dimostrarlo, e non
servono le banlieu di Parigi, basta
una qualunque baraccopoli (detta borgatina)
di immigrati calabresi nella Roma degli anni Sessanta, o basterebbe guardare
dentro i campi rom del bel paese,
dove cittadini italiani (da 400
anni, come i rom abruzzesi), romeni
e apolidi ex yugoslavi (vale a dire
in condizioni di cittadinanza completamente diverse) subiscono le stesse
identiche discriminazioni.
La cittadinanza,
dunque, non è sufficiente per l’integrazione.
E grazie al cavolo. Chi ha mai detto l’opposto non si sa. Ma la cittadinanza è una condizione necessaria pe l’integrazione,
vale a dire che se ce l’hai non è
detto che ti integri (vedi i
terroristi delle periferie metropolitane inglesi e belghe) ma se non ce l’hai è sicuro che non ti integri. Guardatevi la
composizione dei consigli municipali di una città come Londra, dove in alcuni quartieri i cittadini di (più o meno
lontana) origine straniera ma passaporto
UK costituiscono la larghissima maggioranza dei consiglieri municipali e dei
cittadini attivi nella gestione della cosa pubblica. Avete presente che il
sindaco di Londra Sadiq Khan è di
origini pachistane? Bene, quando avremo un
sindaco di Roma di origini romene allora mi berrò pure io la favola che “l’integrazione
si fa altrimenti”.
Per ora, vi prego, voi che non sapete nulla di nulla di immigrazione, voi che non ha avete idea di quali
siano i principi storici della
cittadinanza, non parlate, state zitti, mettetevi un poco a studiare. Io sono sempre disponibile
per ripetizioni (gratuite), consulenze, discussioni, tavole rotonde, quel che
volete. Ricordatevi che insegno ogni semestre e le lezioni universitarie sono pubbliche e libere (si pagano le tasse
universitarie solo per fare gli esami). Le mie lezioni sono tutte disponibili online da molti anni.
Fatevi intaccare dalla cultura, vedrete
che fa bene e smetterete di dire bestialità pretendendo di ottenere rispetto. Io vi rispetto come persone,
ma le vostre opinioni mi fanno vomitare.
Uno NON vale uno, c’è chi ne sa di
più, e ha più voce in capitolo, e chi ne sa di meno, che deve essere abbastanza
umile da scegliere una delle due strade possibili: accettare l’opinione di chi ne
sa di più; oppure mettersi a
studiare (sul serio, però!) e crearsi un proprio punto di vista.
So bene che tanti amici, conoscenti, studenti e contatti
votano M5S convinti e compatti. E ho
già raccontato di aver votato Raggi
al ballottaggio romano per stroncare le velleità di quella vergogna cittadina
detta “PD commissariato”. Ma è arrivato il momento di dichiararsi, qui non c’è
spazio per il compromesso. Il compromesso si fa tra idee diverse, non tra il dato di fatto reale (ci sono centinaia di italiani di fatto che aspettano di veder riconosciuta questa banalità) e il vuoto penumatico di un’ideologia talmente tronfia da non accorgersi neppure di essere tale, una ideologia
mostruosa perché fondata sull’ignoranza.
Da oggi i tratterò i sostenitori del M5S come ho sempre trattato i fascisti e i leghisti: nemici politici
schiavi della loro ignoranza più che malvagità, verso cui mi sento responsabile
lavorando per una loro conversione alla
conoscenza. Chiamatemi paternalista, chiamatemi professorino, chiamatemi
come vi pare, ma le vostre Opinioni ignoranti saranno sempre più l’oggetto
della critica delle mie Ragioni
competenti.