Provo a sintetizzare quel
che va detto, da fuori, rispetto alla questione Mattarella-Savona.
Era già successo che il Presidente della Repubblica in carica si
rifiutasse di nominare un Ministro proposto dal Presidente del Consiglio
incaricato. Quali che fossero le sue ragioni (vedi oltre), Mattarella ha
esercitato una sua prerogativa legittimata
dalla Costituzione e consolidata dalla prassi.
Non era mai successo, invece, che un Presidente del Consiglio
incaricato si rifiutasse di proporre alternative, una volta esposto al rifiuto
del Presidente della Repubblica. Questa è l’azione inusitata successa ieri, che cioè Conte non ha accettato le
indicazioni di Mattarella di mettere un politico eletto come Ministro dell’economia.
Come mai Conte è stato inflessibile al punto di veder fallire
il suo mandato? Delle due, l’una.
1. Savona era considerato
indispensabile in quella posizione. Perché?
L’unica lettura ragionevole è che il governo voleva veramente informare l’UE
che considerava plausibile e
perseguibile un’uscita dall’euro. Questo punto non era stato discusso in questi
termini durante la campagna elettorale, né da Lega, né da M5S, che anzi si
erano premuniti di garantire gli investitori e le istituzioni che la loro
posizione, per quanto critica, sarebbe proseguita nell’alveo dell’unione
monetaria. Visto che insomma il punto “uscire dall’euro” non era nei programmi, bene ha fatto Mattarella a stoppare una sua introduzione
surrettizia con Savona.
2. L’impuntatura leghista
su Savona è stata un bluff win/win
per la Lega: se Mattarella avesse ceduto si sarebbe creata una ferita
insanabile nel corpo dello Stato, con l’esecutivo che ribalta i rapporti di
potere e di garanzia tra Presidente delle Repubblica e Presidente del
Consiglio. A quel punto, il Governo avrebbe avuto carta bianca su tutto,
segnando un cambio costituzionale de facto (altro che gomblotto, sarebbe
stato un piccolo colpo di stato tutto a vantaggio del Governo in carica). La
resistenza di Mattarella garantiva invece alla Lega un ottimo argomento per rompere con il moribondo Centrodestra di Berlusconi, raccoglierne i miseri resti e puntare alle
prossime elezioni direttamente in alleanza/competizione con il M5S (con i 5S in posizione di
vassallaggio, questa volta).
Qualcuno, soprattutto a sinistra (in quella sinistra a
sinistra del PD renziano in cui, se esistesse, mi riconoscerei) ha sollevato
questioni sulla sovranità popolare,
che sarebbe stata schiacciata da Mattarella a favore della Capitale e della
Finanza che, per mano teutonica, avrebbe sancito ancora una volta l’inutilità del voto nelle democrazie mediterranee
(accomunandoci coi greci e i catalani).
Bene, a questi amici
ricordo che, chiunque abbia vinto le elezioni del 4 marzo, non ha vinto un referendum per uscire dall’euro o per cambiare
la Costituzione con un colpo di mano. A me non risulta che ci sia stato chiesto
se volevamo o meno uscire di soppiatto dalla moneta unica, non ricordo il
professor Savona indicato in quella posizione da Salvini o Di Maio (mentre ricordo
le posizioni del professore su come
uscire dall’euro nei weekend).
Se restiamo ancorati a
questo feticcio del popolo che avrebbe espresso la sua volontà, guardiamoci negli occhi e parliamo schietto: non ho
visto nessun popolo che abbia deciso di avere un ministro dell’economia pronto alla Brexit italiana. Nessun
proprietario di casa, pagatore di mutuo, riscossore di pensione o possessore di
qualche risparmio, nessuno di coloro che l’hanno sfangata in questi dieci anni
tenendo duro ha veramente voglia del “tanto
peggio tanto meglio”. E non a caso i marginali (carcerati, stranieri di
ogni sorta, occupanti abusivi, irregolari di ogni sorta) sono stati l’obiettivo
primo degli attacchi del Contratto di Governo. Chi comunque ha galleggiato, per
quanto a fatica, non è così pazzo da volere lo sfascio totale in nome del mal
di pancia al potere.
I Poteri Forti, semmai, sono quelli che vorrebbero proprio questo: l’uscita
unilaterale dell’Italia dai trattati, vale a dire l’Italexit. Ma non parlatemi
di volontà popolare, per cortesia, perché Savona Ministro dell’economia NON è la volontà popolare, dai.
Alla prossima campagna
elettorale farò una sola domanda a
tutti quelli che mi chiederanno il voto: avete nostalgia della lira? Volete uscire
dall’euro? Volete porre dei dictat all’UE che corrispondono a un’uscita
unilaterale dall’Unione?
Se siete i rappresentati del Popolo, se il Popolo siete
voi, state molto attenti a rispondere chiaramente alle domande che il Popolo vi
farà.