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martedì 13 novembre 2018

Sullo sgombero del Baobab experience


Bisogna rimanere lucidi, e lo dico a tutti, anche a quelli come me che di fronte a tweet di questo tipo sentono il sangue che ribolle.
Proviamo a restare sulla notizia. Non so quanti fossero gli uomini (in gran parte del Corno d’Africa) che vivevano nell’accampamento del Baobab experience. Ma so che erano di fatto invisibili, auto-segregati nella periferia di Pietralata, accampati in condizioni assurde ma almeno sottratti allo stato di totale senza tetto.
Ora Salvini gioisce (e guadagna consenso, immagino?) perché quelle centinaia di uomini sono sotto sgombero da parte dalla forza pubblica. Da qualche settimana lo spiazzo abbandonato (proprietà delle Ferrovie, mi dicono) dove si erano accampati era stato circondato da una recinzione di cemento e rete, di fatto recludendo (e rendendo ancora più invisibili) gli occupanti.
Che promessa ha fatto, Salvini? Una volta messi per strada, questi uomini si volatizzeranno? Si suicideranno in massa? Chiederanno di essere rimpatriati? Oppure andranno semplicemente a occupare nuovi interstizi cittadini, a piccoli gruppi, uno alla volta, pochi alla volta, più deboli, più miseri, più emarginati, più incattiviti, più disperati? Saranno un problema risolto o un problema in più per la città di Roma, per il quartiere dove vivo? Ci sarà più integrazione per loro o più malumore per me e miei vicini, nel vedere questi vagabondi disperati, affamati, luridi, infreddoliti? Chi starà meglio (a parte i sondaggi di Salvini)? Il gruppo di volontari che lavorava attorno al Baobab experience cercherà una locazione alternativa? Un poco più in periferia, forse, tanto per confermare l’idea che Roma è fatta di un centro sacro e intoccabile circondato da un cesso dove si può riversare di tutto?
Se li hai tolti dall’accampamento che cosa hai fatto? Che promessa hai mantenuto? Veramente non riesco a cogliere il senso né pratico né simbolico di azioni come queste, che sono esattamente come gli sgomberi dei campi rom (come ricorda Federico Bonadonna), mosse propagandistiche che paradossalmente complicano il problema di cui si pongono come soluzione radicale.
Di che parole “parla”, Salvini, e quali sono i “fatti”? È una petizione di principio “zone franche senza Stato e legalità non sono tollerate”? Ha qualche valore se viene pronunciata dal capo di un partito che per anni si è mosso senza alcuna concezione dello Stato nazionale e nell’illegalità più grossolana?