Tranquilli, non sono gli sconfitti del refendum, gli uomini in movimento di cui parliamo lunedì 5 e martedì 6, ma noi uomini in generale, alla ricerca di capire quel che siamo, come stiamo organizzando (riorganizzando) la nostra condizione di genere, la nostra sessualità, il nostro "essere uomini". Se non affrontiamo in profondità questo tema sarà difficile uscire dalla crisi, che è ben più che economica, e vede nelle tensioni di genere uno degli snodi imprescindibili.
Siamo a Roma, nella sede stupenda della Società Geografica Italiana, a Villa Celimontana.
Io parlo martedì 5 nel primo pomeriggio, ma sarò presente (quasi) per l'intero convegno. Ci sarà un servizio di traduzione simultanea per i relatori in lingua inglese.
I miei studenti e le mie studentesse del modulo B di antropologia culturale (dedicato quest'anno al concetto di Persona) sono invitati a partecipare. L'invito è esteso a tutte e tutti. Io martedì parlo della costruzione della maschilità tra gli uomini bangladesi, tra Roma e madrepatria.
Ho insegnato a Venezia, Lubiana, Roma, Napoli, Firenze, Cosenza e Teramo. Sono stato research assistant alla Queen's University of Belfast e prima ho vissuto per due anni in Grecia, per il mio dottorato. Ora insegno a Tor Vergata e nel campus romano del Trinity College di Hartford (CT). Penso che le scienze sociali servano a darci una mano, gli uni con gli altri, ad affrontare questa cosa complicata, tanto meravigliosa quanto terribile, che chiamano vita.