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mercoledì 30 aprile 2025

L’azione simbolica della religione: Geertz e i modelli culturali – Lezione #07 di Antropologia del Modulo B di Antropologia culturale per Tor Vergata - Pietro Vereni

 

Lezione numero 07 registrata il 29 novembre 2024

Introduzione logistica e anticipazione dell’uscita didattica

La lezione si apre con un riferimento all’organizzazione dell’incontro successivo, che sarà un’uscita didattica a Torpignattara, quartiere romano ad alta densità religiosa e culturale, scelto per osservare concretamente la diversità religiosa negli spazi urbani. Si farà riferimento in particolare alle presenze cattoliche e islamiche, e si toccheranno anche altre presenze come i bahai. Punto di ritrovo sarà la chiesa dei Santi Marcellino e Pietro, nei pressi della fermata Berardi.


Il saggio di Geertz come snodo epistemologico

La lezione è interamente dedicata a una lettura e commento analitico del celebre saggio di Clifford Geertz, La religione come sistema culturale (1966), considerato una pietra miliare dell’antropologia simbolica. Il testo è analizzato nel suo tentativo di spostare l’interesse delle scienze sociali dalla funzione sociale della religione al suo funzionamento interno, secondo una prospettiva fenomenologica e semiotica.


Oltre Durkheim: critica al funzionalismo riduzionista

Geertz si contrappone a una lettura riduzionista di Émile Durkheim, spesso ridotto a un autore che vede nella religione un mero riflesso delle strutture sociali. Pur riconoscendo che Durkheim assegnava alla religione un ruolo costitutivo del sociale, Geertz mira a fondare un’antropologia che analizzi la religione come azione simbolica autonoma, e non solo come effetto di dinamiche politiche o economiche.


Il cuore del problema: senso comune, significato e religione

Geertz propone un cambio di paradigma: comprendere come la religione funzioni simbolicamente, prima di studiarne le connessioni con altri ambiti. È il passaggio da una spiegazione esterna a una ermeneutica interna, dove l’analisi si concentra sull’esperienza vissuta del significato da parte dei praticanti (approccio emic).

L’esempio dell’orologio – smontarlo per capire il meccanismo, piuttosto che descriverne la funzione – è usato per spiegare questa distinzione epistemologica.


Il simbolo sacro tra ethos e cosmos

Uno dei contributi centrali del saggio è l’idea che i simboli religiosi fungano da interfaccia tra due dimensioni umane fondamentali:

  • Ethos: il giudizio morale ed emotivo sul mondo (ciò che è giusto, bello, desiderabile);
  • Cosmos: la visione razionale e ordinata del mondo (ciò che è, la realtà organizzata).

Il simbolo religioso è ciò che permette di far sembrare naturale il giudizio morale e di rivestire la razionalità di un’aura morale. È questo il "doppio gioco" del simbolo religioso, che naturalizza l’etica e moralizza il sapere.


La definizione di religione

Geertz formula una definizione operativa e articolata di religione (pagina 143):

“Un sistema di simboli che agisce stabilendo profondi, diffusi e durevoli stati d’animo e motivazioni negli uomini per mezzo della formulazione di concetti di un ordine generale dell’esistenza e del rivestimento di questi concetti con un’aura di concretezza tale che gli stati d’animo e le motivazioni sembrano assolutamente realistici”.

Tale definizione permette di connettere simboli, emozioni, concetti e motivazioni in una struttura coerente, e consente di considerare l’esperienza religiosa come realisticamente efficace, anche se fondata su entità non empiricamente verificabili.


Simboli, modelli culturali e apprendimento

Geertz approfondisce la nozione di simbolo come segno pubblicamente riconosciuto, dotato di significato condiviso. Quando i simboli si aggregano in configurazioni relativamente stabili, si formano modelli culturali. Questi sono considerati fonti estrinseche di informazione che, come il DNA per gli animali, programmano comportamenti sociali e psicologici negli esseri umani, che non dispongono di istruzioni istintive sufficienti.


Modelli di e modelli per

Una delle distinzioni più rilevanti del saggio è quella tra:

  • Modelli di: descrizioni, teorie, rappresentazioni della realtà (es. mappa, teoria idraulica);
  • Modelli per: istruzioni pratiche, comportamenti appresi (es. costruzione di una diga, comportamento rituale).

La specificità umana risiede nella capacità di far interagire modelli di e per, cioè nel potere di usare rappresentazioni simboliche per guidare l’azione, e viceversa.


L’interiorizzazione simbolica: motivazioni e stati d’animo

Quando un modello culturale viene appreso, esso induce disposizioni incorporate, che Geertz distingue in:

  • Motivazioni: inclinazioni durevoli verso determinati atti o emozioni, con direzione temporale;
  • Stati d’animo: condizioni interiori non dirette verso un fine, ma legate a cause o condizioni esterne.

Queste disposizioni sono prodotti culturali e non puramente psicologici, e agiscono come habitus (nel senso di Pierre Bourdieu), plasmando la percezione, l’emozione e l’azione.


Conclusione: verso un’antropologia del simbolico

Geertz propone un’antropologia che si fondi su una scienza dell’azione simbolica, capace di comprendere i meccanismi con cui gli esseri umani organizzano il senso del mondo. In questo quadro, la religione appare come una forma culturale necessaria, perché offre i dispositivi simbolici attraverso cui gli individui possono rendere sensato e stabile ciò che altrimenti sarebbe disgiunto: la struttura del mondo e la sua valutazione morale.


Prossimi sviluppi

La lezione si conclude con l’annuncio che il punto 3 della definizione (la formulazione di concetti di un ordine generale dell’esistenza) sarà analizzato nella lezione successiva, in collegamento con l’idea di trascendenza e con il funzionamento peculiare della religione come sistema culturale complesso.