Lezione numero 06 registrata il 27 novembre 2024
Islam, cittadinanza e conflitto: la questione islamica in Italia tra diritto, politica e società civile
Introduzione alla lezione e
presentazione dell'ospite
La sesta lezione del Modulo B
di Antropologia delle religioni (27 novembre 2024) ha ospitato Francesco
Tieri, musulmano italiano e attivista noto per il suo impegno nella difesa
della libertà religiosa dei musulmani in Italia. Il contesto dell'incontro
parte dalla conoscenza personale tra Pietro Vereni e Tieri, nata nel
periodo di chiusura dei luoghi di culto islamici a Roma (2016-2017), e
consolidatasi attraverso collaborazioni e momenti anche conflittuali.
Biografia personale di
Francesco Tieri
Tieri racconta il suo percorso
di vita e di studi, sottolineando la sua formazione atipica: studi in
ingegneria informatica e un master in Sonic Arts presso Tor Vergata,
seguito da un altro master in diritto e libertà religiosa presso un istituto
legato alla Chiesa avventista. Il libro che presenta nasce proprio dalla sua
tesi in quest'ultimo master, ampliata in una seconda edizione.
La libertà religiosa come
"madre di tutte le libertà"
Tieri introduce il concetto di libertà
religiosa come fondamento dei diritti civili, riprendendo definizioni
accademiche che la descrivono come "la madre di tutte le libertà". La
disciplina giuridica di riferimento è il diritto ecclesiastico (in
Italia) o Law and Religion (nei paesi anglosassoni).
Il conflitto invisibile:
"guerra alle moschee in assenza di terrorismo"
La tesi principale di Tieri è
che in Italia esiste una guerra strisciante contro l'islam, non
giustificata da atti di terrorismo, ma fondata su pregiudizi storici e
su una generale riluttanza verso il nuovo pluralismo religioso (concetto
attribuito a Renzo Pace e Paolo Naso). In particolare, viene
denunciato un pregiudizio ostativo specificamente rivolto ai musulmani,
distinto da una più generale mancanza di ospitalità verso tutte le religioni
non tradizionali.
Il concetto di "questione
islamica"
Tieri propone di definire
questa situazione come una vera e propria "questione islamica",
richiamandosi per analogia alla "questione romana"
dell'Ottocento: un conflitto di potere e spazio, non (solo) di natura
religiosa, che riguarda il riconoscimento pubblico e istituzionale della
presenza musulmana.
Analisi del conflitto: attori e
dinamiche
Attraverso una rappresentazione
grafica, Tieri identifica i principali attori del conflitto:
- Musulmani,
che adottano uno stile elusivo (tipico di chi cerca di non
esasperare il conflitto).
- Centrodestra, visto come avversario esplicito.
- Centrosinistra, accusato di un sostegno ambiguo o debole, spesso
limitato a gesti simbolici ("like" sui social) senza reale
impegno politico.
- Società civile, descritta come rumorosa, orientata mediaticamente
verso il centrosinistra, ma incapace di sostenere attivamente i musulmani
quando si espongono.
Commenti critici di Pietro
Vereni
Pietro Vereni interviene criticamente su vari punti:
- Contesta l'identificazione troppo immediata della società
civile con la rappresentazione mediatica di sinistra,
sottolineando che l'effettiva maggioranza della società italiana si
riconosce oggi in valori di centrodestra.
- Richiama l'importanza di evitare rappresentazioni
omogenee delle culture ("la cultura condivisa"), ricordando che
la realtà sociale è frastagliata, conflittuale, e non compatta.
- Solleva la questione della strategia vittimaria
nella costruzione dell'identità pubblica contemporanea, ipotizzando che
anche i musulmani italiani possano oggi tendere a presentarsi come vittime
per ottenere visibilità e diritti, più che come soggetti politici attivi.
Discussione su elusività e
cittadinanza etica
Tieri ribadisce che la
strategia elusiva dei musulmani italiani è una necessità, non una scelta
voluta, data la marginalizzazione e i bisogni primari non soddisfatti di molti
membri della comunità. Si distingue tra:
- Stile competitivo (esempio: musulmani in Inghilterra o Francia).
- Stile elusivo (musulmani in Italia, specie quelli di origine
asiatica).
Il concetto di cittadinanza
etica viene evocato: il tentativo delle minoranze di "non dare
fastidio", accettando discriminazioni senza rivendicare apertamente i
propri diritti.
L'ordinamento giuridico
italiano e la libertà religiosa
Viene spiegata in dettaglio la specificità
italiana:
- Il personalismo giuridico della Costituzione tutela
la persona e non le istituzioni religiose.
- Tuttavia, per via della questione romana e
della presenza del Concordato, si è sviluppato un pluralismo
giuridico in cui la Chiesa cattolica e le confessioni con intese
godono di uno status privilegiato.
- L’articolo 19 della Costituzione garantisce
il diritto di culto pubblico e privato senza discriminazioni, ma nella
prassi questo diritto viene violato.
Tieri sottolinea come la
mancata visibilità dei luoghi di culto musulmani sia frutto di una violazione
sistematica, che genera mimetismo religioso (concetto ripreso da Silvio
Ferrari).
Il caso Monfalcone: costruzione
politica della "guerra alle moschee"
Viene discusso il caso di
Monfalcone:
- La sindaca Anna Maria Cisint (centrodestra)
ha tentato di chiudere luoghi di culto musulmani e di vietare il bagno
vestiti in spiaggia, senza successo sul piano giuridico ma con grande
successo elettorale.
- Il caso dimostra la strumentalizzazione politica
della questione islamica e la distanza tra rappresentazione mediatica e
risultati effettivi.
Proposte di azione: contenzioso
strategico
Tieri conclude proponendo una strategia
di conflitto nonviolento:
- Studiare
approfonditamente il diritto.
- Riconoscere il conflitto in atto.
- Agire il conflitto attraverso il contenzioso strategico,
sull'esempio dei Testimoni di Geova, usando i tribunali per
affermare i diritti senza passare per il canale (chiuso) delle intese.
Considerazioni finali
La lezione si chiude con il
riconoscimento reciproco del valore del dialogo, nonostante alcune divergenze
analitiche. Viene proposta l'idea di organizzare un secondo incontro per
approfondire il tema dell'esperienza personale di essere musulmano e
italiano, centrando l'attenzione più sul vissuto che sull'analisi politica
o giuridica.