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venerdì 9 maggio 2025

Cittadini per grazia ricevuta - Lezione #12 di Antropologia del Modulo B di Antropologia culturale per Tor Vergata - Pietro Vereni 13 dicembre 2024

 

 Lezione numero 12 registrata il 13 dicembre 2024

Cittadini per grazia ricevuta - Lezione #12 di Antropologia del Modulo B di Antropologia culturale per Tor Vergata - Pietro Vereni 13 dicembre 2024

 

Roma rurale e la transizione urbana post-unitaria

La lezione si apre con un ripasso del tema centrale: il rapporto tra religione e città, con un focus specifico su Roma. Viene delineato lo scenario urbano preunitario: una città medievale, con meno di 200.000 abitanti, fortemente agricola, popolata da pecore, orti e vigne. Questo paesaggio rurale impressionava i viaggiatori del Grand Tour e costituiva lo sfondo della sua funzione religiosa millenaria. Il passaggio improvviso, nel 1870, da capitale dell’ultima teocrazia occidentale a capitale del giovane Stato italiano produce uno shock urbanistico, in particolare nelle aree extra-mura, dove nascono quartieri popolari disordinati e rapidi (soprattutto a sud-est, la futura "Roma est").

Il Grande Raccordo Anulare come simbolo di espansione e trasformazione

Un'attenzione particolare viene riservata al Grande Raccordo Anulare (GRA), inizialmente concepito negli anni ’40 per facilitare il traffico nord-sud evitando Roma. Ma già negli anni ’60-’70 il GRA assume il ruolo di infrastruttura urbana interna, con lo sviluppo di quartieri al di fuori del suo perimetro. Viene spiegato come questo processo trasformi il rapporto tra centro e periferia, e come la città inglobi progressivamente spazi simbolici come il Santuario del Divino Amore, inizialmente fuori porta, rendendolo parte integrante dell’area urbana.

Il Santuario del Divino Amore come dispositivo di cittadinanza rituale

Al cuore della lezione vi è l’analisi del Santuario del Divino Amore come rituale di cittadinanza morale. A partire dagli anni ’30, il santuario assume una funzione di integrazione simbolica per i migranti, soprattutto quelli provenienti dal centro-sud. Partecipare al pellegrinaggio al santuario diventa un modo per “diventare romani”: «la Madonna concedeva una sorta di passaporto di cittadinanza romana a chi partecipava al suo culto».

Questa “vidimazione rituale” si basa su tre elementi:

1.   Sofferenza esibita (fisica o familiare)

2.   Pegno corporeo visibile (stampelle, cicatrici, ex voto)

3.   Radicamento territoriale testimoniato dal pellegrinaggio

Le pareti del santuario diventano un vero “visibilio del corpo fragile”, un accumulo di segni materiali della devozione e del dolore. Il corpo devoto si espone come pegno di appartenenza urbana.

Il ruolo di Don Umberto Terenzi e la processionalizzazione del culto

Negli anni ’30 il culto assume una nuova forma istituzionale grazie a Don Umberto Terenzi, rettore del santuario. È lui a “inventare” il pellegrinaggio notturno da Porta Capena (vicino al Circo Massimo) fino al santuario, 14 km a piedi da mezzanotte all’alba. Questo percorso è simbolicamente significativo: parte dal cuore di Roma e unisce centro e periferia in un movimento rituale che conferma il possesso simbolico dello spazio urbano da parte di chi lo attraversa. Il pellegrinaggio, inizialmente individuale, assume le caratteristiche della processione, perdendo parte della sua spontaneità ma guadagnando in forza identitaria collettiva.

Migrazione, marginalità e sacralizzazione popolare

La lezione si sofferma sul vissuto dei migranti interni, spesso poveri, analfabeti, costretti a vivere in baracche o case autocostruite, privi di residenza legale a causa della legge contro l’urbanesimo (1939–1961). In questo contesto, il santuario funge da “ufficio informale di cittadinanza”, offrendo legittimità sociale e morale laddove lo Stato esclude. Il culto del Divino Amore diventa una sorta di burocrazia simbolica alternativa, in grado di integrare chi non ha documenti o diritti.

La diffusione delle icone nei quartieri popolari

Numerosi migranti devoti realizzano repliche dell’icona della Madonna del Divino Amore nei loro quartieri: da Tor Bella Monaca a Quarticciolo, fino a Torrenova e Torre Angela. Pietro racconta il caso di una signora che spese 5 milioni di lire per far realizzare una replica in mosaico, trasferendo nel proprio quartiere il potere simbolico acquisito nel pellegrinaggio. Queste icone creano micro-centri di sacralità, strutturando la città secondo una mappa devozionale popolare.

L’inclusione degli immigrati stranieri

A partire dagli anni ’80, l’immigrazione diventa globale. La presenza di stranieri cristiani, ortodossi e musulmani (oggi circa il 12% dei residenti) riconfigura il pellegrinaggio come spazio multilingue e multietnico. Anche per gli immigrati extracomunitari, la partecipazione al culto del Divino Amore diventa una forma di cittadinanza alternativa, spesso più efficace dei permessi di soggiorno. La religione si dimostra così più inclusiva dello Stato.

Giovanni Paolo II e il paradosso dell’intimità mediatica

La seconda parte della lezione introduce la figura di Giovanni Paolo II come protagonista della trasformazione globale e mediatica del cattolicesimo. L’autore spiega il “paradosso dell’intimità”: nei media elettronici, la comunicazione appare immediata, ma è in realtà iper-mediata. Il fedele ha l’illusione di prossimità col Papa, come se fosse in un rapporto diretto: «mi sembrava che parlasse con me».

Questo effetto si ottiene attraverso:

  • la spettacolarizzazione della sofferenza (l’attentato del 1981, la malattia, la preghiera filmata)
  • la centralità del corpo visibile del Papa
  • l’uso strategico della televisione e delle immagini ad alta risoluzione

Il Papa come supereroe: eventi mediatici e partecipazione

Giovanni Paolo II istituisce gli eventi mediatici religiosi, come le Giornate Mondiali della Gioventù, la prima delle quali si tiene a Tor Vergata nel 2000. Il pubblico non è più solo spettatore, ma protagonista: fa “ciao con la manina”, canta, agita bandiere. Viene analizzata la logica della "ola", nata negli anni ’80: un gesto apparentemente stupido ma efficace in video, concepito per l’audience televisiva. Analogamente, i rituali religiosi vengono progettati per essere ripresi, e il pubblico diventa parte dello spettacolo.

La confessione pubblica e il gesto del perdono

Particolare attenzione è data all’incontro con Ali Ağca, l’attentatore del Papa, avvenuto sotto i riflettori e messo in scena come confessione pubblica. In un sistema religioso in cui la confessione è l’unico sacramento segreto, questa messa in scena assume una potenza comunicativa simbolica straordinaria, rafforzando l'immagine del Papa come uomo del perdono visibile.

Dalla territorializzazione all’universalismo

La lezione si chiude con la distinzione tra vecchio e nuovo Santuario: il primo radicato nel territorio, il secondo globalizzato e deterritorializzato, privo di riferimenti locali. Roma, da capitale del cattolicesimo etnico, si trasforma in snodo della comunicazione globale. In questo passaggio, Giovanni Paolo II diventa figura-chiave: «un figlio della Polonia che è diventato vescovo di Roma e pastore del mondo».