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sabato 3 maggio 2025

Oltre il dualismo: Bateson, la scienza, la mente e il sacro - Lezione #10 di Antropologia del Modulo B di Antropologia culturale per Tor Vergata - Pietro Vereni

Oltre il dualismo: Bateson, la scienza, la mente e il sacro

Lezione numero 10 registrata il 9 dicembre 2024

Introduzione: contesto della lezione e obiettivi

La decima lezione del modulo B (9 dicembre 2024) si apre con alcune comunicazioni organizzative legate alla programmazione didattica, tra cui la prevista uscita al Santuario del Divino Amore e una futura riflessione su Salin. L’attenzione principale della lezione, però, è centrata sulla lettura e discussione del testo di Gregory Bateson, Dove gli angeli esitano, affrontato attraverso una delle domande più complesse e trasversali del corso: è possibile un rapporto non gerarchico tra scienza e religione?.

Il testo di Bateson – pubblicato postumo grazie al lavoro di curatela della figlia Mary Catherine – diventa il punto di partenza per una riflessione profonda e articolata sull’epistemologia come luogo d’incontro tra mente e materia, creatura e pleroma, sacro e razionale.

Gregory Bateson: biografia intellettuale e cornice del pensiero

Bateson viene presentato come autore “stranissimo”, un antropologo fuori dai canoni, vicino alla psichiatria, alla cibernetica e all’epistemologia filosofica, e legato a una delle figure centrali dell’antropologia americana, Margaret Mead, con cui lavorò in Nuova Guinea e a Bali. Pur iniziando come etnografo “da campo”, Bateson si distacca progressivamente dal modello dell’antropologia empirica, per diventare un pensatore teorico in grado di confrontarsi con la scienza, la filosofia e la religione.

È nel suo libro Mente e Natura. Una unità necessaria (Adelphi), pubblicato prima di morire, che emerge in modo chiaro il suo tentativo di superare il dualismo tra mente e materia, spirito e corpo, res cogitans e res extensa, in favore di una visione monistica della realtà.

Il problema del dualismo: materia e mente, scienza e religione

Bateson muove dalla constatazione che la scienza moderna, soprattutto nella sua versione materialista e determinista, si è fondata sull’errore di considerare mente e materia come due sostanze ontologicamente separate. Questo dualismo – affondato nella filosofia cartesiana e nel pensiero di Democrito – ha portato a concepire la materia come “inerte” e “senza senso”, e la mente come proiezione soggettiva o illusione.

Mente e natura

Per Bateson, invece, mente e natura sono una cosa sola. La mente non è un attributo esclusivo dell’umano, ma un processo relazionale, che si manifesta ovunque esista organizzazione, differenza, struttura: nel fiore che si apre, nell’embrione che si sviluppa, nei cristalli che crescono, nelle conchiglie che seguono sequenze matematiche. La mente è struttura, differenza e informazione.

La fisica contemporanea come superamento del materialismo

La lezione evidenzia come la fisica del XX secolo – in particolare con Einstein, Heisenberg e la fisica quantistica – abbia contribuito a mettere in crisi il paradigma materialista. I concetti di relatività e indeterminazione mostrano che lo spazio-tempo non è un contenitore neutro, e che il comportamento delle particelle subatomiche dipende dall’osservatore, introducendo una dimensione relazionale e interattiva della realtà.

Carlo Rovelli, con le sue riflessioni sulla fisica quantistica e la teoria delle relazioni, diventa esempio contemporaneo di questa visione in cui non esistono oggetti in sé, ma sistemi di relazioni.

Informazione, differenza e epistemologia

Il nucleo centrale del pensiero di Bateson è l’idea che l’informazione sia il ponte tra il mondo materiale e quello mentale. Qui Bateson riprende la distinzione di Carl Gustav Jung tra pleroma (materia inerte, mondo fisico) e creatura (organizzazione strutturata, mondo delle differenze). L’informazione, intesa come “notizia di una differenza”, è ciò che rende possibile la conoscenza: la mente non è una sostanza ma un processo di riconoscimento di differenze.

L’epistemologia, per Bateson, è quindi lo studio di questo processo. Non si limita a spiegare “come si può conoscere”, ma come di fatto conosciamo, attraverso l’interfaccia tra creatura e pleroma. In questa prospettiva, anche la religione è una forma di epistemologia: un modo con cui l’essere umano cerca di dare senso al mondo attraverso categorie, simboli e significati.

Critica al materialismo scientifico e alle religioni irrazionali

Bateson si muove tra due poli che rifiuta radicalmente: da una parte la scienza ridotta a misurazione quantitativa senza significato, e dall’altra le religioni ridotte a emozionalità confusa e pseudospiritualismo. Entrambe, secondo lui, mancano il punto.


Il suo obiettivo non è negare la scienza, né abbracciare la religione nel senso fideistico. Vuole invece rifondare un’epistemologia del sacro, che tenga conto della struttura ordinata del reale e della sua finalizzazione differenziale: il mondo è sacro non perché misterioso, ma perché strutturato secondo logiche di informazione e relazione che possono essere comprese razionalmente.

Scienza e Dio: cosmologia, principio antropico e ritorno del sacro

La lezione entra poi nel vivo della riflessione sul cosmo, affrontando due direzioni fondamentali in cui la scienza contemporanea sembra riaprire questioni metafisiche:

1.   Nel molto piccolo: la fisica quantistica mostra che il mondo non è fatto di oggetti stabili, ma di relazioni potenziali, che si condensano grazie a meccanismi come quello ipotizzato dal bosone di Higgs. La realtà è dinamica e vibrazionale.

2.   Nel molto grande: la cosmologia contemporanea, con la teoria del Big Bang, mostra che l’universo ha avuto un inizio. E se ha avuto un inizio, allora ha avuto una causa. Questa causa, per definizione, deve essere fuori dallo spazio e dal tempo, infinita e, secondo il principio antropico (John Barrow), orientata alla vita senziente.

In questo quadro, l’ipotesi di Dio torna come necessità epistemologica, non come postulato teologico. Non si tratta di “provare” l’esistenza di Dio, ma di riconoscere che alcuni ordini di problemi – come la genesi del cosmo e l’emergere della vita – non sono più eludibili dalla scienza stessa.

Antropologia delle religioni e tensione tra locale e universale

La lezione si conclude sottolineando una tensione metodologica: da un lato, l’antropologia culturale (es. Geertz) insiste sulla conoscenza locale e sul carattere situato delle epistemologie; dall’altro, Bateson propone una meta-epistemologia che cerca regolarità, strutture universali che accomunano forme culturali differenti.

In questo senso, Bateson “ruba” alla scienza la sua capacità di produrre verità generalizzabili e alla religione la sua tensione verso il senso e i valori. Il suo è un tentativo titanico – e forse irrisolto – di tenere insieme differenza e verità, materia e spirito, misurabile e significato.

Conclusione: tra superbia e modestia epistemologica

L’ultima parte della lezione invita a una valutazione critica dell’ambizione batesoniana: da un lato, si riconosce il valore di apertura e il coraggio teorico; dall’altro, si rileva il rischio di semplificare tanto la scienza (ridotta a laboratorio e misurazione) quanto la religione (ridotta a spiritualismo naïf). Questo rischio di doppio straw man argument – cioè costruire un avversario debole per batterlo – viene segnalato come possibile limite del progetto.

Tuttavia, la lezione riconosce in Bateson un pensatore fondamentale per rifondare la domanda religiosa senza uscire dalla razionalità: Dio, come la mente, non è un’illusione da scartare, ma una funzione epistemologica che permette di pensare l’ordine e il senso nel mondo, in un universo dove pleroma e creatura sono inseparabili.