Oltre il dualismo: Bateson, la scienza, la mente e il sacro
Lezione numero 10 registrata il 9 dicembre 2024
Introduzione: contesto della lezione e
obiettivi
La decima lezione del modulo B (9 dicembre 2024) si apre
con alcune comunicazioni organizzative legate alla programmazione didattica,
tra cui la prevista uscita al Santuario del Divino Amore e una futura
riflessione su Salin. L’attenzione principale della lezione, però, è
centrata sulla lettura e discussione del testo di Gregory Bateson, Dove
gli angeli esitano, affrontato attraverso una delle domande più complesse e
trasversali del corso: è possibile un rapporto non gerarchico tra scienza e
religione?.
Il testo di Bateson – pubblicato postumo grazie al lavoro
di curatela della figlia Mary Catherine – diventa il punto di partenza per una
riflessione profonda e articolata sull’epistemologia come luogo
d’incontro tra mente e materia, creatura e pleroma, sacro e razionale.
Gregory Bateson: biografia intellettuale e
cornice del pensiero
Bateson viene presentato come autore “stranissimo”, un
antropologo fuori dai canoni, vicino alla psichiatria, alla cibernetica
e all’epistemologia filosofica, e legato a una delle figure centrali
dell’antropologia americana, Margaret Mead, con cui lavorò in Nuova
Guinea e a Bali. Pur iniziando come etnografo “da campo”, Bateson si distacca
progressivamente dal modello dell’antropologia empirica, per diventare un
pensatore teorico in grado di confrontarsi con la scienza, la filosofia e la
religione.
È nel suo libro Mente e Natura. Una unità necessaria
(Adelphi), pubblicato prima di morire, che emerge in modo chiaro il suo
tentativo di superare il dualismo tra mente e materia, spirito e corpo,
res cogitans e res extensa, in favore di una visione monistica della
realtà.
Il problema del dualismo: materia e mente,
scienza e religione
Bateson muove dalla constatazione che la scienza moderna,
soprattutto nella sua versione materialista e determinista, si è fondata
sull’errore di considerare mente e materia come due sostanze ontologicamente
separate. Questo dualismo – affondato nella filosofia cartesiana e nel pensiero
di Democrito – ha portato a concepire la materia come “inerte” e “senza
senso”, e la mente come proiezione soggettiva o illusione.
Mente e natura
Per Bateson, invece, mente e natura sono una cosa sola.
La mente non è un attributo esclusivo dell’umano, ma un processo relazionale,
che si manifesta ovunque esista organizzazione, differenza, struttura:
nel fiore che si apre, nell’embrione che si sviluppa, nei cristalli che
crescono, nelle conchiglie che seguono sequenze matematiche. La mente è
struttura, differenza e informazione.
La fisica contemporanea come superamento
del materialismo
La lezione evidenzia come la fisica del XX secolo
– in particolare con Einstein, Heisenberg e la fisica quantistica
– abbia contribuito a mettere in crisi il paradigma materialista. I concetti di
relatività e indeterminazione mostrano che lo spazio-tempo non è
un contenitore neutro, e che il comportamento delle particelle subatomiche dipende
dall’osservatore, introducendo una dimensione relazionale e interattiva
della realtà.
Carlo Rovelli, con le sue riflessioni sulla fisica
quantistica e la teoria delle relazioni, diventa esempio contemporaneo di
questa visione in cui non esistono oggetti in sé, ma sistemi di
relazioni.
Informazione, differenza e epistemologia
Il nucleo centrale del pensiero di Bateson è l’idea che
l’informazione sia il ponte tra il mondo materiale e quello mentale. Qui
Bateson riprende la distinzione di Carl Gustav Jung tra pleroma
(materia inerte, mondo fisico) e creatura (organizzazione strutturata,
mondo delle differenze). L’informazione, intesa come “notizia di una
differenza”, è ciò che rende possibile la conoscenza: la mente non è una
sostanza ma un processo di riconoscimento di differenze.
L’epistemologia, per Bateson, è quindi lo studio
di questo processo. Non si limita a spiegare “come si può conoscere”, ma come
di fatto conosciamo, attraverso l’interfaccia tra creatura e pleroma.
In questa prospettiva, anche la religione è una forma di epistemologia:
un modo con cui l’essere umano cerca di dare senso al mondo attraverso
categorie, simboli e significati.
Critica al materialismo scientifico e alle
religioni irrazionali
Bateson si muove tra due poli che rifiuta radicalmente: da una parte la scienza ridotta a misurazione quantitativa senza significato, e dall’altra le religioni ridotte a emozionalità confusa e pseudospiritualismo. Entrambe, secondo lui, mancano il punto.
Il suo obiettivo non è negare la scienza, né abbracciare
la religione nel senso fideistico. Vuole invece rifondare un’epistemologia
del sacro, che tenga conto della struttura ordinata del reale e
della sua finalizzazione differenziale: il mondo è sacro non perché
misterioso, ma perché strutturato secondo logiche di informazione e relazione
che possono essere comprese razionalmente.
Scienza e Dio: cosmologia, principio
antropico e ritorno del sacro
La lezione entra poi nel vivo della riflessione sul cosmo,
affrontando due direzioni fondamentali in cui la scienza contemporanea sembra
riaprire questioni metafisiche:
1.
Nel molto piccolo: la fisica
quantistica mostra che il mondo non è fatto di oggetti stabili, ma di relazioni
potenziali, che si condensano grazie a meccanismi come quello ipotizzato
dal bosone di Higgs. La
realtà è dinamica e vibrazionale.
2.
Nel molto grande: la cosmologia
contemporanea, con la teoria del Big Bang, mostra che l’universo ha
avuto un inizio. E se ha avuto un inizio, allora ha avuto una causa.
Questa causa, per definizione, deve essere fuori dallo spazio e dal tempo,
infinita e, secondo il principio antropico (John Barrow), orientata
alla vita senziente.
In questo quadro, l’ipotesi di Dio torna come necessità
epistemologica, non come postulato teologico. Non si tratta di “provare”
l’esistenza di Dio, ma di riconoscere che alcuni ordini di problemi –
come la genesi del cosmo e l’emergere della vita – non sono più eludibili dalla
scienza stessa.
Antropologia delle religioni e tensione tra
locale e universale
La lezione si conclude sottolineando una tensione
metodologica: da un lato, l’antropologia culturale (es. Geertz) insiste
sulla conoscenza locale e sul carattere situato delle epistemologie;
dall’altro, Bateson propone una meta-epistemologia che cerca regolarità,
strutture universali che accomunano forme culturali differenti.
In questo senso, Bateson “ruba” alla scienza la sua
capacità di produrre verità generalizzabili e alla religione la sua
tensione verso il senso e i valori. Il suo è un tentativo titanico – e
forse irrisolto – di tenere insieme differenza e verità, materia e
spirito, misurabile e significato.
Conclusione: tra superbia e modestia
epistemologica
L’ultima parte della lezione invita a una valutazione
critica dell’ambizione batesoniana: da un lato, si riconosce il valore di
apertura e il coraggio teorico; dall’altro, si rileva il rischio di semplificare
tanto la scienza (ridotta a laboratorio e misurazione) quanto la religione
(ridotta a spiritualismo naïf). Questo rischio di doppio straw man argument
– cioè costruire un avversario debole per batterlo – viene segnalato come
possibile limite del progetto.
Tuttavia, la lezione riconosce in Bateson un pensatore
fondamentale per rifondare la domanda religiosa senza uscire dalla
razionalità: Dio, come la mente, non è un’illusione da scartare, ma una funzione
epistemologica che permette di pensare l’ordine e il senso nel mondo, in un
universo dove pleroma e creatura sono inseparabili.