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giovedì 8 maggio 2025

Roma caput fidei: pellegrinaggi, processioni e identità urbana - Lezione #11 di Antropologia del Modulo B di Antropologia culturale per Tor Vergata - Pietro Vereni 11 dicembre 2024

 

 Lezione numero 11 registrata l'11 dicembre 2024


Organizzazione della visita didattica

La lezione si apre con la discussione logistica relativa alla prevista uscita didattica al Santuario del Divino Amore, con problemi di trasporto pubblico legati a uno sciopero e la proposta di organizzarsi in gruppi di automuniti. Si sottolinea il desiderio di non sacrificare l'ultima settimana di lezione, dedicata all’analisi del libro di Sahlins, e si propone la creazione di un gruppo WhatsApp per coordinarsi.

Religione e spazio urbano: introduzione teorica

Il nucleo tematico della lezione si concentra sulla relazione tra religione e città, in particolare Roma. Si sviluppa una riflessione personale e teorica sul potere generativo della religione nello spazio urbano: la religione è vista come agente di localizzazione, capace di produrre e strutturare lo spazio. Allo stesso tempo, essa subisce e risponde alle dinamiche della globalizzazione, concetto già trattato nel primo modulo: la religione non è un elemento fisso, ma si muove, si reinventa, circola con beni, idee, persone e immagini.

Il cattolicesimo romano tra localismo e cosmopolitismo

Attraverso l’esempio di Roma, viene mostrato come il cattolicesimo romano svolga un doppio ruolo: radicamento locale (si pensi alle parrocchie, derivate da para-oikia, “nei pressi della casa”) e proiezione globale, soprattutto a partire dal pontificato di Giovanni Paolo II, che globalizza la dimensione liturgica e comunicativa con i “media events”. Roma, in quanto città cattolica, esemplifica una contraddizione fertile: è locale e universale al contempo, centro simbolico ma anche mosaico di micro-identità fortemente territorializzate (es. Tor Bella Monaca, Trastevere, Monti).

Roma come città dei pellegrini

Attraverso una lettura del libro di Christopher Hibbert (Rome: The Biography of a City), si ricostruisce storicamente il ritorno del papato a Roma (1378) e il ruolo del Rinascimento come strategia del papato per riterritorializzarsi esteticamente e politicamente. Si evidenzia l'uso del “mediorama” (Appadurai), cioè di dispositivi estetici e simbolici (affreschi, facciate, urbanistica) per legittimare il potere sacro come anche potere politico. Viene sottolineato il ruolo strategico del pellegrinaggio come dispositivo economico e spirituale che definisce la funzione urbana della città.

L’invenzione dell’Anno Santo e l’economia del terziario

Si analizza l’istituzione del Giubileo da parte di Bonifacio VIII nel 1300, come risposta all’arrivo spontaneo di pellegrini, riletto come gesto performativo e strategico. Il Giubileo è spiegato nella sua radice ebraica (anno di remissione), poi reinterpretato come rituale cattolico di indulgenza plenaria. Da qui, Roma diventa una città basata sull'economia del pellegrinaggio: un’economia terziaria centrata sull’estrazione della ricchezza dai “city users” (oggi diremmo turisti). Si confronta Roma con Venezia, città mercantile, tecnologica e industriale, sottolineando il ritardo sistemico della capitale in termini di infrastrutture e modernizzazione amministrativa.

Fragilità istituzionale e gestione della marginalità

Roma viene presentata come una città post-industriale prima dell’industrializzazione: fondata sull’accoglienza e la rendita simbolica più che sulla produzione. Le istituzioni religiose sopperiscono alle carenze delle istituzioni laiche, specialmente nella gestione di marginalità vecchie (pellegrini) e nuove (rifugiati, migranti, senza fissa dimora). Questa divisione funzionale tra stato e Chiesa è ancora visibile nell’attuale sistema di welfare romano.

La processione come rituale territoriale

La processione viene distinta dal pellegrinaggio come rito di conferma del possesso simbolico di uno spazio. Essa è definita come “rituale territoriale” che segna i confini del proprio territorio, spesso attraverso icone sacre portate fisicamente nello spazio pubblico. La processione serve a comunicare l’appartenenza collettiva e il diritto d’uso del territorio. Vengono citati esempi di rivalità locali tra parrocchie e comunità, anche con connotazioni violente o sacrali (come la bestemmia dell’altrui Madonna in contesti greci).

Il pellegrinaggio come rito trasformativo


In contrapposizione alla processione, il pellegrinaggio è descritto come un rito di trasformazione personale e collettiva, che implica un passaggio dallo spazio domestico a uno spazio “sacro” e ignoto, da attraversare con fede e fiducia. Qui interviene il concetto antropologico di ospitalità, come apertura rituale all’altro assoluto. L’ospitalità è intesa come istituzione morale e politica che consente il movimento del pellegrino attraverso spazi che non gli appartengono. Si sottolinea l'importanza delle reti infrastrutturali e culturali che rendono possibile l’esperienza di pellegrinaggio.

Il caso del Divino Amore: un pellegrinaggio processionalizzato

Il cuore della lezione è dedicato all’analisi etnografica e simbolica del Santuario del Divino Amore, letto come un esempio paradigmatico di pellegrinaggio urbano che si è processionalizzato. Il santuario nasce nel 1740 da un miracolo minore, ma viene immediatamente accolto con entusiasmo dai romani, come se esistesse un desiderio latente di avere “anche noi” una meta sacra da raggiungere. La crescita urbana della città ha gradualmente trasformato lo spazio del santuario in prolungamento dell’area urbana, rendendo il pellegrinaggio una forma di identificazione cittadina: se partecipi, sei romano.

Pellegrinaggio del Divino Amore vs Santiago de Compostela

Viene operata una comparazione tra il Divino Amore e il Camino de Santiago, per mostrare la differenza tra:

  • pellegrinaggio individuale e penitenziale (Santiago),
  • pellegrinaggio collettivo e festivo (Divino Amore).

Nel primo caso si tratta di spostamenti dalla periferia al centro; nel secondo, al contrario, di spostamenti dalla città alla campagna, rafforzando il legame identitario con la romanità. Inoltre, il pellegrinaggio romano si svolge in date fisse, organizzate dalle madonnare (donne organizzatrici di pellegrinaggi), e non è un’esperienza continua, ma episodica e comunitaria.

Conclusione e tesi della lezione

La lezione si conclude con una tesi antropologica forte: il pellegrinaggio del Divino Amore, nato come percorso verso il sacro, è stato nel tempo riassorbito dalla città, trasformandosi in processione cittadina che marca l’appartenenza alla romanità. Questo rituale consente agli immigrati — ieri italiani, oggi stranieri — di essere simbolicamente integrati nella città, e ai romani di ribadire un'identità collettiva che li distingue dal mondo esterno. La romanità viene così rafforzata e performata attraverso riti di attraversamento urbano, che tengono insieme sacro, politico e sociale.