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venerdì 24 settembre 2010

La Rete29Aprile coordina i ricercatori italiani nella protesta in corso. Protesta che dovrebbe essere di tutta l'Università italiana, ma che per i misteriosi casi della coscienza politica è diventata la "protesta dei ricercatori". Un po' come se la questione della pena di morte riguasse solo Amnesty International o Nessuno tocchi Caino, dato che se ne occupano solo loro...
Comunque, vale la pena di leggere il comunicato a commento della conferenza stampa di Gelmini e Tremonti dell'altro ieri. Ne riporto alcuni passaggi particolarmente condivisibili, che confermano il paternalismo dei nostri governanti e l'assoluta inaccettabilità del loro tono tra il ricattatorio materiale (se non ci lasciate fare la "riforma" non vi diamo neppure i soldi per gli stipendi) e il ricattatorio morale (l'appello al nostro senso di responsabilità e a non abbandonare gli studenti):
Per anni i ricercatori universitari hanno, con senso di responsabilità, tenuto corsi con dedizione e passione come fossero professori, quasi sempre a titolo gratuito, sottraendo tempo e risorse alla ricerca che (come dice il loro nome) è il loro compito primario. Quest’anno, come tutti gli altri anni, i ricercatori universitari lavoreranno a tempo pieno facendo con immutato senso di responsabilità la ricerca e la didattica che compete loro: tutoraggi, assistenza agli studenti, seminari, senza incarichi aggiuntivi di volontariato.
L’indisponibilità a tenere corsi non è pigrizia, ma un segno di protesta contro il DdL in discussione oggi alla Camera. Sono più di 10.000 i ricercatori che in 35 atenei si sono uniti alla più grande protesta dei ricercatori italiani mai verificatasi
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I ricercatori respingono al mittente, con decisione, l’accusa di essere la causa dei disagi e della negazione del diritto allo studio. I ricercatori universitari faranno appieno il loro lavoro istituzionale, mentre il DdL e i tagli ai finanziamenti e al personale che si sono abbattuti sull’università, con pervicace rifiuto al confronto, a partire dal giugno 2008 (DL 112, poi legge 133/08) sono la vera causa di disagio e negano il futuro delle Istituzioni di formazione e ricerca pubbliche, a favore di strutture private.
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Eppure, a fronte delle sempre più estese proteste, nella conferenza stampa non abbiamo sentito niente di concreto: nessuna cifra, nessuna scadenza precisa, nessun impegno concreto e neppure nessuna promessa: soltanto parole e rimbrotti.
I Ricercatori della Rete29Aprile, stigmatizzano poi l’inaccettabile ricatto di fronte al quale i Ministri Gelmini e Tremonti mettono l’Università: accettate la riforma così com’è e dopo, nei tempi, nei modi e nelle quantità che decideremo, vi daremo nuovi fondi.
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L’Università che forma i nostri giovani, i nostri figli per essere gli imprenditori, i politici, i formatori e gli scienziati di domani ha il diritto di essere considerata un valido interlocutore a pieno titolo. In quest’ottica, l’invito a continuare a fare volontariato per consentire al DdL Gelmini e ai tagli di demolire in tutta tranquillità e senza turbamenti l’università pubblica italiana è una richiesta totalmente irricevibile.