2011/12: INFORMAZIONI PER CHI AVEVA 12 CFU E TUTTI GLI MP3 DELLE LEZIONI

mercoledì 30 marzo 2022

Antropologia culturale 2021/22 Mod B Lez 01: Leonard Cohen e l'antropologia delle religioni




Non sono un antropologo delle religioni: nella mia storia con le scienze sociali ho incontrato svariate volte la filosofia delle religioni, la storia delle religioni, l'antropologia delle religioni, ma ho sempre avuto una predilezione per l'antropologia politica. 
Una serie di (s)fortunati eventi mi hanno portato però all'insegnamento di questo corso.

La prima lezione di antropologia delle religioni è innanzitutto l'impostazione di un quadro di riferimento delle tematiche che affronteremo e una dichiarazione di intenti rispetto alla prospettiva in cui le affronteremo.
Abbiamo detto che indagheremo la religione non in quanto epifenomeno della vita sociale, ma in quanto disposizione simbolico-morale.
la religione è quindi prima di tutto tre cose:

1. un sistema simbolico
2. un sistema morale 
3. un sistema di azione; 

attorno a questo nucleo si struttura successivamente una dimensione istituzionalizzata, la quale non sarebbe possibile senza questa disposizione umana al religioso.



If you are the dealer, I'm out of the game
If you are the healer, it means im broken and lame
If thine is the glory, then mine must be the shame
You want it darker
We kill the flame

(L.Cohen, You want it darker)



La dimensione religiosa ha qualcosa a che vedere con l'interpellazione: la richiesta all'adempimento di un'obbligazione. Nella vulgata delle scienze sociali è oggi associata ad alcuni poteri coercitivi - vedi quello statale. 
Nella dottrina ebraico-cristiana corrisponde all'interpellazione divina, di cui l'annunciazione è una forma.
E come si risponde all'annunciazione? 'Eccomi'---> If you are the dealer, I'm out of the game
C'è bisogno, oggi più che mai, di una lettura post-ideologica radicale: capire cos'è il sentimento religioso, com'è fatto, entrarci dentro prima di vedere la sua manifestazione politicizzata.

Veniamo quindi al programma, non nell'ordine in cui lo affronteremo a lezione:

  1. 1. U. Fabietti, “Sistemi di Pensiero” (Sistemi “chiusi” e sistemi “aperti”; Pensiero metaforico e pensiero magico; Il pensiero mitico), in Elementi di antropologia culturale, Milano, Mondadori, 2015.  

  1. 2. C. Geertz, “La religione come sistema culturale”, in Antropologia interpretativa, Bologna, il Mulino 1987.   

  1. 3. Brelich “Parte prima”, in Introduzione alla storia delle religioni, Roma, Edizioni dell’Ateneo 1966.  

4 Marshall Sahlins, “La società politica originaria”, in D. Graeber e M. Sahlins, Il potere dei re, pp. 31-83, Milano, Raffaello Cortina, 2019. 5. M. Rosati, “Secolarizzazione come errore”, in Sensibilia 6, Errore,Udine, Mimesis, 2015.  

  1. 6. V. Fabretti, P. Vereni, “Spazio certo e luoghi vaghi”, in C. Russo, A. Saggioro (a cura di), Roma città plurale, Roma, Bulzoni, 2018.  

  1. 7. C. Geertz, “Il conflitto religioso”, in Mondo globale mondi locali, Bologna, il Mulino, 1998.  


  1. 8. P. Vereni, “Come si rimane. Diaspore religiose e strategie di permanenza culturale”, in Quaderni di diritto e politica ecclesiastica, 1, aprile 2020.  

9.- S. Allovio, Riti di iniziazione. Antropologi, stoici e finti immortali, Raffaello Cortina, 2014. 

10 - Frans de Waal, Il bonobo e l’ateo, Milano, Raffaello Cortina, 2013 la prima lezione si chiude con questo TED TALK di Jonatan Haidt, che spiana la strada alla lezione successiva.


lunedì 28 marzo 2022

Antropologia culturale 2021/22 Mod A Lez 15 Ritagli, frattaglie e prove di test finale




L'ultima lezione del modulo A di Antropologia Culturale 21/22 è dedicata a domande, dubbi, perplessità e carotaggi nella disciplina. 
Qualche parola sulle nozioni di identità, nazionalità e sul contributo delle scienze sociali all'economia della vita umana. 
Abbiamo detto che l'antropologia è sempre anche una riflessione sulla sfuggevolezza del reale di fronte alle nostre capacità teoriche di contenerlo, una tensione fra il bisogno di avere delle generalizzazioni e l'estrema difficoltà nel generalizzare quando il nostro oggetto di studio è l'essere umano.
In coda alla lezione, ma non per importanza, la differenza tra thick description e thin description e qualche affondo sulla svolta letteraria in antropologia.
Ora siete pronti per il test su classmarker: mi raccomando, a vostro rischio e pericolo registrarvi con il vostro vero nome e cognome... ( i dettagli nel video)



giovedì 24 marzo 2022

Antropologia culturale 2021/22 Mod A Lez 14 Un sacco di zii e cugini (e un po' di potere)




Fino al minuto 7:50 Un po’ di informazioni su come si svolgono gli esami e gli esoneri.
Quindi, dulcis in fundo, la parte finale degli strampalati schemi antropologici sulla parentela: i modelli di residenza e la terminologia per definire i membri della famiglia.


Discendenza e residenza
Come decidiamo di discendere, unilineari o cognatici? Egocentrati o centrati sull’antenato? Le forme della discendenza sono rappresentazioni  della  società  che  dipendono  da  come  i  gruppi  di  distribuiscono sul   territorio,   dalle   risorse   di   cui   dispongono   e   dal   sistema   di   allocazione 
intergenerazionale  di  queste  risorse.  Ci  sono  cinque  casi  teorici  di  residenza,  che riassumo brevemente

1)   Natolocalità  
 Parte   dalla   premessa   che l’unione veramente stabile sia quella  tra  madri  e 
figli  da  un  lato,  e  fratelli  e  sorelle  dall’altro. Possiamo  pensare  ad  un’orda  di  cacciatori  e raccoglitori,  in  cui  le  donne  sono  state  fecondate ed  hanno  avuto  dei  figli  maschi  e  femmine.  Una volta  raggiunta  la  maturità  sessuale,  questi  figli maschi  possono  accoppiarsi  in  maniera  non  impegnativa  con  altre  donne  di  altri gruppi, e le loro sorelle possono fare altrettanto. L’accoppiamento non prevede un allontanamento  dalla  famiglia  di  orientamento,  per  cui  i  membri  rimarrebbero  a vivere  assieme.  I  maschi  del  gruppo  proteggono  le  donne  del  gruppo  (che  sono  le loro  sorelle),  e  non  si  accoppiano  con  loro  per  via  del  tabu  dell’incesto,  ma  si accoppiano  invece  con  altre  donne  senza  vivere  con queste.  A  loro  volta,  le  sorelle  del  gruppo  si  accoppian
o con uomini di altri gruppi per lo stesso tabu dell’incesto, ma non vanno a vivere con loro né li portano a vivere nel loro  gruppo.  Se  volete:  ognuno  se  ne  sta  a  casa  sua  e  si accoppia  con  persone  che  vivono  a  casa  loro.  Se  però  i gruppi  sono  piuttosto  dispersi  sul  territorio,  può  risultare difficile  avere  nelle  vicinanze  uomini  e  donne  di  altri gruppi  per  accoppiamenti  non  impegnativi,  e allora  si possono sviluppare altri casi.

2) Neolocalità
Poniamo che i gruppi siano dispersi per ragioni  ecologiche, e  che  anzi  non  sussista  la  possibilità  di  gruppi  di  grosse dimensioni.  In questi casi la  soluzione  più  indicata potrebbe  essere  che  un  maschio lascia la sua famiglia di orientamento, una donna fa altrettanto e i due si uniscono a costituire  una  nuova  famiglia  di  procreazione.  In  questo  caso  è  necessario  rendere 
più  stabile  il  legame  sessuale,  dato  che  le donne  hanno  bisogno  dell’assistenza  del maschio (i loro fratelli sono lontani) e i maschi hanno  bisogno  di  garantirsi  una  continuità  (le loro sorelle sono 
lontane).

3) Patrilocalità
 Può   succedere   che   sia importante  che  i  maschi  vivano  assieme,  per 
ragioni  di  cooperazione  (caccia  e  guerra)  e allora    daranno    via    le    loro    sorelle    e 
importeranno  altre  donne.  Anche  in  questo caso  è  importante  la  regolarizzazione  delle 
unioni   sessuali   nel   matrimonio,   perché   i maschi   hanno   lasciato   andare   via   le   loro 
sorelle  in  altri  gruppi,  e  quindi  devono  garantirsi  la  continuità  attraverso  il matrimonio.

4)  Matrilocalità 
Se    per    ragioni strutturali    sono    le    donne    a    dover rimanere assieme, come potrebbe essere nel  caso  di  coltivatori  che  fanno  ancora affidamento   sulla   caccia,   per   cui  le donne  coltivano  i  campi  e  gli  uomini cacciano,  allora  si  potrebbe  pensare  ad un   gruppo basato   sulle   donne,   che cedono  i  loro  fratelli  alle  donne di  altri gruppi   e   importano   mariti  nel   loro gruppo.

5) Ambilocalità
  Infine  può  essere  una  strategia  utile  quella  di  importare  ed esportare  maschi  o  femmine  indifferentemente,  a  patto  che  il  gruppo  abbia  un  adeguato numero di membri per produrre e riprodursi. Quel   che   è importante    a  questo    punto è  che  teniate sempre presente    che quelli   di   cui abbiamo parlato  sono gruppi residenziali, e  non  hanno di per sé un rapporto diretto con i gruppi di discendenza. Questi cinque casi ipotetici o teorici non sono cioè di per sé indicativi di alcun gruppo di discendenza, perché non hanno a che fare con alcuna discendenza ma solo con il modo in cui le persone vivono e si distribuiscono sul territorio. È però evidente  come  questi  gruppi  residenziali  siano  facilmente  associabili  a  gruppi  di discendenza,  nel  senso  che  il  caso  1  e  4  sono facilmente  associabili  con  la matrilinearità,  il  caso  3  con  la  patrilinearità  e  i  casi  2  e  5  con  la  discendenza cognatica.

Ci sono due punti che vanno sottolineati:

a) incesto  ed  esogamia.
La  regola  che  vieta  rapporti  sessuali  con  parenti  stretti  (fratello, sorella, padre, madre, figlio, figlia) non è concettualmente la stessa regola che impone di sposarsi fuori dal gruppo di parenti stretti. Cioè: il tabu dell’incesto e la  regola  esogamica non  hanno  lo  stesso  valore  concettuale.  Nel  caso  1  abbiamo visto  che  non  c’è  praticamente  matrimonio  nel  senso  di  un’unione  stabile  tra  un 
uomo e una donna, eppure si applica il tabu dell’incesto, visto che fratelli e sorelle non si accoppiano tra di loro.

b) l’asimmetria di patri e matrilinearità
I casi 3 e 4 poi sono speculari fino ad un certo punto, fino al punto cioè in cui questi modelli residenziali tendono a produrre gruppi di discendenza.  Se infatti si tratta di  gruppi residenziali  “puri” si possono considerare  uno  il  converso  dell’altro,  ma  se  entra  in  gioco  la  discendenza la faccenda si complica. Si deve infatti partire dalla premessa che ci sia un’asimmetria su base sessuale in molte relazioni di potere, per cui in molti casi e per molti settori sono i maschi a detenere una quota di potere maggiore. Se, per esempio, una qualche forma di potere viene trasmessa da maschio a maschio (eredità, sacralità, sacerdozio o  altro)  ma  il  sistema  è  matrilineare  (cioè  la  trasmissione  passa  attraverso  maschi imparentati  per  via  femminile),  questi  maschi  devono  sempre  essere  in  gradodi mantenere i contatti tra di loro attraverso le sorelle, che sono i membri produttivi del gruppo  di  discendenza,  mentre  se  il  sistema  è  patrilineare  non  è  necessario  questo contatto tra maschi attraverso le sorelle. In altre parole: “mentre per produrre una situazione  matrilineare  gli  uomini  del  gruppo  consanguineo  si  devono  associare stabilmente con le sue donne, non è necessario che le donne del gruppo patrilineare siano in associazione costante con i suoi uomini” (Fox: 107). Capite meglio questa asimmetria se riprendete i casi 3 e 4. Se il caso 3 sviluppa un gruppo di discendenza patrilineare, i maschi sono già associati e possono trasmettersi il potere direttamente (di  padre  in figlio)  visto  che  il  legame  che  legittima  la  continuità  è  quello  del matrimonio  (il  maschio  non  si  riproduce,  si  lega  formalmente  ad  una  donna  e  da quella  “prende” i figli che  ne nascono e li dichiara  membri del suo gruppo). Per questo  gruppo  di  uomini  lesorelle  sono  andate  via,  in  altri  gruppi,  e  non  hanno alcuna funzione riproduttiva per il proprio gruppo (fanno infatti figli per i gruppi dei rispettivi  mariti).  Ma  prendete  ora  il  caso  4.  Cosa  succede  ai  maschi  se  si  sviluppa un  gruppo  matrilineare?  È  chiaro  che  devono  trovare  un  modo  di  associarsi  con  le loro sorelle, visto che il loro potere andrà in trasmissione ai figli di queste. I maschi “andati via” da un  gruppo residenziale  matrilocale che  ha prodotto un sistema di discendenza  matrilineare  devonoessere  in  grado  di  associarsi  con  le  loro  sorelle, pena l’impossibilità di trasmettere il loro potere (o i loro beni) ai loro successori (figli delle sorelle).E’ questa la ragione che da vita a una strana   forma   di   residenza   che   non abbiamo   incluso   in   questa   sequenza teorica,   e   che   si   chiama   residenza avuncolocale,   cioè   residenza   con   il fratello   della   madre   (avunculus   in latino).    Questo    curioso    modo    di risiedere  nasce  proprio  dal  desiderio dei maschi in un sistema di discendenza    matrilineare    di    avere presso di sé i propri eredi. Quel  che  deve  essere  chiaro  è  che  nei  sistemi  patrilineari  predomina  il  legame emotivo tra marito e moglie da un lato e quello di potere tra padre e figlio dall’altro, mentre  nei  sistemi  matrilineari  il  legame  emotivo  dominante  è  quello  tra  fratello  e sorella, e quello di potere tra fratello della madre e figlio della sorella. È  molto  importante  che  riflettiate  sull’asimmetria  che  c’è  tra  sistemi  patrie sistemi matrilineari: non sono uno il converso ll’altro perché in entrambi icasi  i poteri  detengono  una  quota  sproporzionata  del  potere.

Terminologia della parentela
Per “teminologia” si intendono i nomi che le diverse culture assegnano ai diversi parenti e affini. Per noi è ovvio avere un termine per il padre, uno per la madre, uno per  fratello  e  sorella,  uno  per  cugino  e  cugina,  zio  e  zia,  nonno  e  nonna,  cognato, suocero, eccetera.
Ci sembra che questi termini rispecchino l’effettiva cposizione della  nostra  rete  parentale.  Ma  si  tratta  un  errore  prospettico  dovuto  all’etnoentrismo, che ci fa sentire come naturali e ovvie le scelte culturali nelle quali siamo mmersi.  Non è  affatto  scontato  che  il  figlio  del  fratello  di  mio  padre  e  quello  del fratello di mia madre siano identificabili con un unico termine (cugino), come non è ovvio  che  il  marito  di  mia  sorella  e  il  fratello  di  mia  moglie  siano  entrambi cognati”. Partiamo quindi da un paio di concetti sul modo in cui si organizzano i sistemi di parentela. Sappiamo già cos’è un lignaggio: un gruppo corporato (con diritti e doveri in quanto gruppo, che “agisce come una persona”) composto di persone imparentate tra  di  loro,  persone  cioè  che  possono  rintracciare  la  comune  discendenza  da  un antenato. Abbiamo visto che i lignaggi costituiscono l’unità più piccola, spesso, ma non  sempre,  su  base  residenziale  (i  membri  dello  stesso  lignaggio  spesso  vivono “assieme”, nella stessa casa, o nella stessa porzione di villaggio) e che queste  unità tendono a  costituirsi in gruppi più ampi,  detti clan, che  raggruppano persone  che  si considerano discendenti (pur non sapendo precisamente in che modo) da un antenato che  spesso  è  mitico  e  può  anche  non  essere  un  umano  (un  animale,  una  pianta,  un essere  mitico,  quello  che  costituisce  il  “totem”  del  clan).  In  alcuni  casi  i  clan possono,  per diverse  ragioni,  raggrupparsi in  unità  ancora  più  vaste, dette FRATRIE, che sono quindi una forma di raggruppamento più inclusiva. Le funzioni delle fratrie sono   spesso   cerimoniali   o   esogamiche,   cioè   regolano   alcuni   comportamenti collettivi, come l’esercizio della funzione religiosa o di quella matrimoniale.

Da qui succede un casino che è meglio che vi andate a vedere sulle dispense e nel video della lezione…


lunedì 21 marzo 2022

ANTROPOLOGIA CULTURALE A 2021/2002 - LEZIONE 13: ANCORA PARENTI SERPENTI. LA PARTE PIÙ ROGNOSA



Il corrispettivo sulle dispense per questa lezione è la seconda parte del testo Sistema delle appartenenze e Parentela 

Abbiamo ripreso dall'ultima parte della lezione 12, per ricordarci che la parentela non è altro che un costrutto sociale sicuro e necessitante costruito su una base naturale.
Ricordiamo che negli ominidi e più in generale in quasi tutti i mammiferi il legame tra la femmina e il cucciolo, sebbene sempre presente, non è sufficiente a garantire la sopravvivenza di entrambi senza la cura del resto del gruppo sociale.
Veniamo alle cose meno discorsive e più rognose, cominciando da un po' di terminologia.
I legami di parentela ruotano grosso modo intorno all'intersezione fra due grandi gruppi di distinzioni: 

A) DISTINZIONE TRA DISCENDENZA COGNATICA E UNILATERALE
Per discendenza cognatica intendiamo un sistema all'interno del quale si considerano parenti i legami sia da parte di padre che da parte di madre. In altre parole, un sistema in cui entrambi i sessi si considerano utili a riprodurre il gruppo. Nella discendenza unilineare, invece, soltanto un sesso è utile a riprodurre il gruppo e viene considerato per la discendenza.
Nota bene: si può essere femmina e fare comunque parte di un gruppo a discendenza unilaterale e viceversa.
Il nostro sistema è cognatico con una forte inclinazione pregiudiziale patrilineare. Vale a dire: consideriamo nostri parenti sia per linea materna che per linea paterna, ma il dispositivo di attribuzione del cognome paterno sottende una preferenza culturale per la seconda.

B) DISTINZIONE  TRA GRUPPI AD ANCESTOR FOCUS (ANTENATO COMUNE)  E EGO FOCUS (PARENTADO)
Mentre i gruppi ad ancestor focus creano dei veri e propri sistemi di discendenza, gli ego focus creano dei più generici sistemi di parentela.
Per avere più chiara l'idea di ancestor focus possiamo immaginare una casata nobiliare: c’è un antenato comune da cui discendono tutti i rami di quella famiglia. Non importa da quanto tempo l'antenato comune sia antenato, i discendenti sono comunque a lui (e quindi tutti, fra loro) legati.
Nei gruppi ego focus, invece, i parentadi esistono finché c’è un essere vivente che li collega. Dal momento in cui Ego (chiunque, di noi) muore, probabilmente le persone a lui o lei collegate smetteranno di vedersi.
Il parentado, coincidendo con la durata in vita di Ego, è molto più rapido nell’aggregarsi e molto più effimero della discendenza dinastica.
Se nei gruppi corporati (ancestor focus) il gruppo può essere tecnicamente una persona giuridica, avere proprietà intestate e costituire il tessuto sociale della società, nelle società a Ego focus ogni individuo vale per sé stesso ed è Ego stesso il 'mattone 0' della società. 

Intersecando i due principi di classificazione della parentela, ne esce fuori che ora in occidente siamo perlopiù all'interno di un sistema cognatico ego focus. 

Vediamo poi ancora due terminologie che caratterizzano ulteriormente i gruppi ad ancestor focus creando intersezione.

LIGNAGGIO/CLAN
Se il lignaggio è un gruppo di discendenza unilineare in cui ogni soggetto è in grado di ricostruire qual è  il suo legame effettivo di parentela con il capostipite, 
Il Clan ha un comune capostipite, ma il legame di discendenza esatto con il capostipite si è perduto nel tempo, spesso affondando le sue radici in tempi mitici; al punto che il capostipite di un clan può anche essere un non-umano.
Il lignaggio è una sorta di sottoinsieme del clan in molte culture, nelle quali per esempio è concesso matrimonio tra appartenenti allo stesso clan, ma non allo stesso lignaggio.  


Nella seconda parte della lezione (dal minuto 35:10) ci siamo esercitati con un po' di schemi di parentela, in vista del compito in classe in cui questi schemi sono SEMPRE presenti. 
Per cui vi conviene vedervi l'esercitazione, senza che ve la riporto...


sabato 19 marzo 2022

Torbellamonaca centro del mondo (femminile) (o almeno centro di Roma…)


Succede che alcune donne che frequentano il PEF – Polo exFienile di Torbellamonaca, abbiano condiviso le loro storie per raccoglierle in una “biblioteca vivente”. Otto donne in grado di mostrare la bellezza della loro forza, e la forza della loro commovente bellezza: dal Senegal e dall’Italia, dal Venezuela e dalla Nigeria, dal Camerun e dal Brasile, il mondo si fa piccolo nelle loro parole, uno spazio che potete attraversare in pochi minuti scegliendo di “leggere” la loro storia.

Tutte queste donne saranno a largo Argentina, a Roma, sabato 19 marzo 2022, dalle ore 11 alle 13. Io sarò, molto orgogliosamente, il bibliotecario del progetto, vi esporrò i titoli della nostra biblioteca e potrete leggere le quarte di copertina. Una volta che avrete scelto il vostro libro, vi accompagnerò da Lei, che inizierà a raccontarvi la sua storia.

Come Associazione 21 Luglio abbiamo già fatto questa esperienza e confesso che è davvero sconvolgente leggere un libro guardandolo negli occhi.

Il progetto proseguirà, da lunedì prossimo 21 marzo le storie di queste donne saranno online, perché non si disperdano e la verità dei loro racconti possa radicarsi in profondità nel nostro modo di guardare la vita. Un modo che questi libri viventi possono davvero trasformare.

 

lunedì 14 marzo 2022

ANTROPOLOGIA CULTURALE A 2021/2002 - LEZIONE 12: PARENTI SERPENTI. LE APPARTENENZE COLLETTIVE







I primi minuti sono dedicati a una premessa sulla quale si sorregge tutta la lezione (e forse l'esistenza stessa dell’antropologia):

per varie ragioni biologiche ed evolutive, gli esseri umani  nascono costitutivamente manchevoliQuesto deficit è compensato da una predisposizione cognitiva all’apprendimento durante tutto il corso della vita e ha prodotto  un costante bisogno di cure parentali per molto tempo e una lunga fase di attivazione di competenze sociali.

Abbiamo dunque come specie un bisogno spasmodico del gruppo sociale di appartenenza, sempre correlato  alla definizione di un NOI/LORO secondo un duplice atto di classificazione semiotica:

 

1. L autodefinizione interna di un NOI


 


2. la categorizzazione esterna di un LORO


 

COme si evince dagli schemi, i due atti di classificazione non sono pacificati tra loro, ma offrono anzi innumerevoli e complesse intersezioni. 

Ogni comunità esegue queste operazioni semiotiche di identificazione interna e di classificazione esterna e accade di frequente che l’autodefinizione che una comunità fa del NOI non collimi assolutamente con la categorizzazione che un altro gruppo fa della stessa comunità rispetto a un LORO.

I criteri che generano sentimento di appartenenza significativa a un gruppo sono vari.  Abbiamo visto lesempio dei rapporti tra due operai, uno italiano e uno nigeriano, in Veneto, in cui negli anni è venuto a tramontare il modello di appartenenza tramite coscienza di Classe. 

È più importante essere operaio o essere padano per la propria identità? 


Dal minuto 20 ci siamo poi soffermati sugli status sociali all’interno di un gruppo tramite alcune definizioni:

·        lo status ascritto rimanda a status acquisiti tramite a condizioni sociali considerate naturali e immutabili

·        lo status acquisito è riconosciuto a seguito di atti volontari e può modificarsi nel corso della vita

Nella complessità della relazione, il genere oggi sembra sempre più uno status acquisito secondo una identificazione interna e una serie di operazioni sociali. Il corto circuito sociale è innescato dall’aver considerato per molto tempo e in molti luoghi il genere come status ascritto.



Avete capito ora in che razza di caos cognitivo e organizzativo ci troviamo immersi quando si cerca di capire cosa significa appartenere?




dal minuto 30 un po’ di parentela, che identifichiamo come lo status ascritto per eccellenza, il ‘mattone zero’ del NOI. Abbiamo dovuto aspettare gli anni sessanta del ‘900 perché gli studi antropologici sulla parentela virassero verso una sua visione non naturalizzata.

Il testo di Marshall Salins “ La parentela: cos’è cosa non è”, ci aiuta a fare un po’ di chiarezza nell’affermare che non è vero che la parentela abbia un sostrato che si basa sulla riproduzione biologica degli esseri umani, non è così automatico il passaggio da base naturale a significato socializzato culturale.



dal minuto 42

Per i Ku Waru la relazione parentale biologica e quella sociale sono essenzialmente la stessa cosa, perché provengono dalla stessa sostanza: il Kopong, presente sia nello sperma dell’uomo e nel latte della donna, sia nelle patate dolci e nel maiale.
La relazione parentale può quindi avvenire anche tramite la nutrizione: ossia condividendo il cibo o alimentandosi tramite la stessa terra. Per questo completi stranieri possono diventare – attenti bene: realmente, non metaforicamente – della stessa famiglia Ku Waru, mangiando le cose dei loro ospitanti.



In coda al video una carrellata su modelli matrimoniali da tutto il mondo e l’importante distinzione tra endogamia di villaggio (contrazione del matrimonio all’interno del proprio gruppo sociale) ed esogamia di villaggio (contrazione del matrimonio all’esterno del proprio gruppo sociale).

L’esogamia di villaggio, in correlazione al tabù dell’incesto, risulta evolutivamente vantaggiosa  alla sopravvivenza del gruppo in caso di crisi ecologica o ambientale: meglio sposarsi fuori che essere fatti fuori’.


giovedì 3 marzo 2022

Bjorn Thomassen al Salotto antropologico del LaPE!

 


Ho conosciuto Bjørn Thomassen nel febbraio 1994, il che fa davvero un bel po’ di tempo fa ormai. Non vi tedio con i miei ricordi greci (chi mi conosce mi ha sentito spesso narrare delle peripezie di Lesbo di un gruppetto di danesi, francesi, olandesi, tedeschi, ungheresi e italiani) ma vi dico qualcosa su di lui: era uno studente del Master di antropologia dell’università di Copenaghen, veniva da un anno di campo in Catalogna, e prima ancora da un anno a girovagare in Sudamerica in quel sabbatico che molti studenti nordici si prendono tra le superiori e l’ingresso in università.

Poi vinse una borsa di dottorato all’European Institute di Fiesole, lavorando sui profughi istriani a Trieste e in generale sulla Venezia Giulia. Scelse di concentrarsi sui profughi “di sinistra”, mentre io in Macedonia mi buttavo sulla minoranza slavofona con orientamenti “di destra”. Ci si incrociava in questa vocazione a non dare per scontate le inclinazioni morali dei little guys. Io discutevo, sempre più perplesso quanto più conoscevo il mio campo di ricerca, con il nuovo vocabolario etnicista delle minoranze che stava prendendo piede in Europa dopo la dissoluzione jugoslava, Bjorn si spostava sempre più nitidamente verso la filosofia politica, che però nutriva ancora di aneddoti dal campo.

La prima decade e mezzo del Duemila è stata un lungo passaggio italiano per Bjørn, tra Trieste, Firenze e Roma, dove avrebbe insegnato per anni all’AUR. E’ tornato in Danimarca perché lì si può lavorare meglio (ma guarda un po’) e forse anche perché si può vivere meglio (ma guarda un po’). Ma questo lo dico io, lui ha sempre dichiarato un grande amore per il nostro paese. Qui in Italia, del resto, si è convertito al Cattolicesimo, diventando poi in Danimarca uno degli intellettuali più rappresentativi della sua confessione.

Passa in Italia in questi giorni per completare alcuni lavori con il suo sodale di molti anni, Rosario Forlenza, e come LaPE lo abbiamo invitato al PEF a raccontarci il suo percorso di formazione, le sue scelte di ricerca, e forse anche le sue riflessioni sullo stato attuale del mondo (da dire ce n’è, che ne dite?).

Nei Salotti antropologici del Fienile siamo sempre informali ma con Bjørn lo saremo in modo speciale. Parla perfettamente italiano, ma la sua lingua di lavoro è l’inglese ormai da trent’anni e quindi credo che mischieremo un po’, consentendo a chiunque di parlare come preferisce.

Durante la chiacchierata mangeremo un po’ di pizza al taglio, berremo qualche birra, proveremo come sempre a raccontare una visione dell’antropologia fatta di persone, più che di epistemologie; di storie minute, più che di grandi quadri
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