2011/12: INFORMAZIONI PER CHI AVEVA 12 CFU E TUTTI GLI MP3 DELLE LEZIONI

giovedì 19 maggio 2016

"Dentro e contro l'università"


Ci sarò. E' un momento importante di confronto tra "l'istituzione" e "l'antagonismo", per capire se ci possiamo parlare e capire. E magari se possiamo lavorare nella stessa direzione (che secondo me resta quella di produzione della cittadinanza). Ecco la locandina  con l'invito. Molto ben accett@ student@ di ogni genere

Venerdì 20 maggio h. 18
@ Metropoliz (via Prenestina 913, Roma)

"Dentro e contro l'università-fabbrica della città: per una nuova (con)ricerca sul diritto all'abitare."

Un numero sempre crescente di ricercatrici e ricercatori, negli ultimi anni, ha iniziato ad approcciare la realtà dell'emergenza abitativa, e delle sue forme di autorganizzazione, da una prospettiva nuova. Anziché “patologizzare” gli occupanti come vittime tout-court, soggetti marginali a prescindere, o peggio criminalizzarne direttamente le condotte in quanto “illegali”, “migranti” e “abusivi”, molt* hanno privilegiato una prospettiva che mettesse in luce le biografie, spesso complesse e anche contraddittorie, di chi ha deciso di unirsi a percorsi di lotta organizzati per rispondere alla necessità di avere un tetto sopra la testa. Tanti altr* hanno anche scelto di descrivere le forme di organizzazione e vita meticcia che ne scaturiscono, e infine le conseguenze dei dispositivi giuridici elaborati a livello sia locale che nazionale allo scopo di sanzionare gli occupanti e scoraggiarne di nuovi (come accaduto in primis l'articolo 5 del Piano Casa), anziché andare a colpire le cause strutturali dell'emergenza stessa.
Questi progetti di ricerca vengono portati avanti nonostante l'orientamento apertamente neoliberista e avverso alla rappresentazione del conflitto sociale che sta prendendo piede dentro le Università, e favorito dal susseguirsi di riforme che hanno mercificato i saperi, accresciuto a dismisura il potere dei cosiddetti “baroni”, e reso sempre più precarie le sorti di chi si avvicina al mondo accademico, sia in termini di reddito che di prospettive di vita. E anche per chi ce la fa a ritagliarsi una posizione (sebbene temporanea) dentro gli atenei, i tagli rendono estremamente complesso portare avanti ricerche che richiedano un impegno lungo e dedito sul campo.
Ciononostante, tanti e tante stanno comunque portando avanti progetti sull'emergenza abitativa e la realtà delle occupazioni abitative a Roma in tutta Italia da diverse prospettive disciplinari e approcci metodologici, provando faticosamente ad imprimere un mutamento di paradigma, senza schemi predefiniti o appiattiti sulle opinioni di moda tanto nei media quanto nei dipartimenti, dove gli imperativi di “legalità” e “rigenerazione urbana” denunciano non solo un colpevole scollamento dalla palese realtà del fallimento delle politiche di austerità nella città, e dalle malversazioni istituzionalizzate prodotte da privatizzazioni, esternalizzazione dei servizi pubblici, alienazione e uso privatistico dei beni comuni. Lo scollamento è soprattutto dalle necessità e dai bisogni di migliaia (se non milioni) di persone che sperimentano nuove forme di marginalità ed espulsione a partire da condizioni soggettive profondamente distanti, dal ceto medio imprenditoriale impoverito sottoposto a pignoramenti, a rifugiati e richiedenti asilo esclusi dal sistema dell'accoglienza al collasso, e che si trovano nella necessità di provvedere dal basso ai propri bisogni di vita, pena la povertà assoluta e la strada.
Peggio ancora, certi orientamenti accademici hanno avallato le opinioni, e legittimato le azioni di chi, per interessi di capitalizzazione economica o politica, ha allungato le mani sulla città di Roma a colpi di gestione delle emergenze e colate di cemento, tratteggiando con decisione il fantasma di “nemici della città” nei poveri e in chi lotta per il diritto alla città allo scopo di tacere l'impatto devastante di decenni di politiche neoliberiste in territori già stremati dal susseguirsi di crisi economiche senza soluzione di continuità.
Prendere atto di questo contesto così difficile non significa comunque rassegnarsi ad adottare il punto di vista predominante, né tanto meno ad accettare individualmente in silenzio l'esclusione o l'emarginazione dai contesti universitari, accontentandosi di portare avanti ragionamenti che rimangano comunque “di nicchia”, e lontani da opportunità più ampie di divulgazione. Di fronte ad uno scenario così complesso, si aprono praterie per progetti di (con-)ricerca che abbiamo l'ambizione di costruire una narrazione partigiana nel suo essere dal basso e senza finte pretese di “oggettività”; nel suo voler raccontare nei suoi aspetti quotidiani e più profondi processi di autorganizzazione, lotte per recupero di diritto alla città, forme di vita e di riproduzione sociale meticcia e solidale che si ingenerano negli spazi occupati. Quegli stessi luoghi che, sebbene minacciati continuamente da attacchi e sgomberi, sono riusciti anche a diventare spazi di socialità, solidarietà e organizzazione in quegli stessi territori narrati solitamente solo tramite le retoriche del “degrado”, e le opportunità di strappare inversioni di tendenza nella gestione delle città che questi percorsi rappresentano. Tutti questi progetti, partendo da prospettive eterogenee, contribuiscono dunque a narrare come si possa invertire la tendenza nella gestione della città a partire da percorsi autonomi e dal basso, e socializzano saperi utili a contrastare sia i dispositivi repressivi mossi contro gli/le attivisti, sia quelli di controllo e sfruttamento quotidianamente dispiegati sulla pelle degli occupanti, in larga misura migranti.
Metropoliz, come città meticcia e solidale che ha riportato la pratica dell'autogestione nel cuore di Tor Sapienza, negli ultimi 7 anni di vita ha idato vita al MAAM e ideato ed ospitato moltissimi eventi culturali, sportivi e accademici. Ci sembra dunque il luogo più adatto per iniziare a discutere collettivamente di come uscire dall'isolamento individuale in cui il sistema universitario sta cercando di confinarci, provare a conoscerci, col fine ultimo di provare a immaginare forme nuove per mettere in connessione ricerche con approcci intersezionali ed interdisciplinari diversi, ma che hanno la capacità e l'ambizione di decostruire retoriche securitarie, razziste e criminalizzanti, per provare ad immaginare un nuovo modello di città, costruita in modo solidale e dal basso.

Partecipano:
Margherita Grazioli (School of Management - University of Leicester, UK)/ Carlotta Caciagli (Dipartimento di Scienze Politiche - Scuola Normale Superiore di Pisa)/ Elena Maranghi (Dipartimento di Urbanistica - Università La Sapienza, Roma)/ Chiara Davoli (Dipartimento di Scienze Sociali - Università La Sapienza, Roma)/ Alberto Violante (Dipartimento di Scienze Sociali - Università La Sapienza, Roma)/ Piero Vereni (Dipartimento di Storia, Patrimonio Culturale, Formazione, Società - Università degli Studi di Tor Vergata, Roma)/ Gennaro Avallone (Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione - Università di Napoli)/ Andrea Aureli (antropologo)
Per info e contatti:
Facebook: Metropoliz Lab

sabato 14 maggio 2016

Mangiare la strada (a Pietralata)

Come diceva il buon Lévi-Strauss, un sacco di cose commestibili sembrano più "buone da pensare" che "buone da mangiare", e se lui pensava ai "selvaggi", oggi questa affermazione sembra valida per noi in modo ancora più evidente. Non c'è minuto del giorno in cui il sistema della comunicazione (dalla tv via satellite al vicino di casa, da Internet alla zia) non ci parli di cibo, di quanto è buono questo, quanto è cattivo quello; quanto quell'ingrediente faccia bene e quanto invece quell'altro sia mortifero.
Insomma, parlare di cibo sembra lo sport generale dell'Occidente sovrappeso, e qualcosa vorrà pur dire, no?
Un sottogenere lanciatissimo è quello del "cibo di strada", con un sacco di sfaccettature sociali e morali.
Ne parla Valeria Trupiano a Pietralata.
Mica per attirarvi, ma faccio notare che si finisce proprio con un assaggio di cibi di strada!

lunedì 9 maggio 2016

Padri e musulmani

Oggi faccio una rimpatriata alla Sapienza di Roma, che è sempre bello. Nell'auletta di Etnologia al terzo piano di Lettere ci ho seguito un sacco di lezioni quando ero studente. Ora tocca a me, provare a dire qualcosa ai dottorandi. Parlerò della mia attuale ricerca con gli uomini bangladesi a Roma. Un primo abbozzo di sintesi, di un lavoro ancora tutto in corso.

Incontro con gli studenti di Rebibbia

Martedì 24 maggio alle ore 09:30, presso il teatro della Casa Circondariale di Rebibbia (via R.Majetti 70, Roma), il Magnifico Rettore dell'Università di Roma "Tor Vergata" Giuseppe Novelli e la professoressa Marina Formica, coordinatrice della Macroarea di Lettere e Filosofia, invitano all'incontro dal titolo: Dialoghi. Gli studenti di Tor Vergata e gli studenti di Rebibbia si confrontano. Testimonianze, letture, orientamento universitario, cerimonia di consegna dei libretti alle nuove matricole.
Con gli studenti di Tor vergata e di Rebibbia sono presenti e animano il dibattito i tutor e i docenti del Progetto "Canche - Università in carcere", i docenti delle scuole secondarie di Rebibbia, i responsabili del settore amministrativo ed educativo e della polizia penitenziaria di Rebibbia.
Per l'autorizzazione necessaria all'entrata a Rebibbia si devono comunicare tassativamente entro l'11 maggio, tramite e-mail: Nome, cognome, luogo e data di nascita e luogo attuale di residenza al prof. Fabio Pierangeli (fabio.pierangeli@tiscali.it - Tel. 320 2706474)

giovedì 5 maggio 2016

Penicillina a Roma

Il 6 maggio alle ore 17:30, nella biblioteca 'Aldo Fabrizi' di via Treia 14, si parla di una cosa mai vista: ROMA città INDUSTRIALE! Altro che covo della burocrazia e dei ministeri! Roma negli anni Cinquanta aveva (anche) una vocazione industriale, di cui conserva tracce degradate ma preziose. Sulla via Tiburtina, all'altezza di San Basilio c'è un rudere industriale che guarda i passanti coi suoi occhi spenti di finestre sventrate: è il posto dove si produceva la Penicillina, il miracolo della chimica farmaceutica che fece crollare la mortalità infantile, che combatteva la polmonite, che portava il mondo verso il sogno della Modernità. Cos'era e cosa è rimasto di quella fabbrica? Un gruppo di cittadini attenti, appassionati e colti presenta quella storia, invitando chi vuole ad aprirsi a un pezzo di quel che siamo stati, per imparare a collegare, a tenere assieme i molti pezzi di questa città, se vogliamo capire che forma ha la sua anima.