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mercoledì 20 luglio 2011

Quando la spocchia diventa prestigio

L'avranno notato in migliaia, immagino, ma resto sempre più sbalordito nel leggere e sentire che Giulio Tremonti è l'unico appiglio che ci starebbe salvando dal baratro. Resta per me un mistero come possa avere una così buona nomea un uomo che ancora il 13 aprile scorso aveva preso una toppa clamorosa di questo tipo:
«Non abbiamo nessuna emergenza o urgenza»: il ministro dell' Economia, Giulio Tremonti, esclude la necessità di una manovra correttiva nel corso di quest' anno. Per il 2011 e il 2012 l'economia crescerà un po' meno del previsto, ma si tratterà di fare soltanto la «manutenzione» della manovra triennale varata l'anno scorso.
Un uomo che era stato criticato per non aver capito nulla ma proprio nulla di quel che stava succedendo, e di cui erano stati messe in luce con estremo dettaglio e con largo anticipo le mancanze e le pecche.
Tocca ammettere una cosa che gli antropologi sanno da sempre: che è l'abito a fare il monaco, e tanto basta. Un qualunque commercialista - messo a tirare le leve dell'economia nazionale solo perché il capo della ghenga era abituato a confondere gli economisti coi fiscalisti abili in elusioni ed evasioni - diventa un intellettuale da ascoltare con rispetto, solo perché ha un difetto di pronuncia che da bambino scatenava le prese in giro ma che da adulto gli dà un tono; solo perché la sua rabbia repressa di classico sfigato della scuola si è tramutata in boria spocchiosa contro il mondo intero, o almeno quella parte non in grado di coglierne il genio.
Mi torna in mente Chance Giardiniere, il protagonista di Presenze (reso famoso da Peter Sellers nella versione cinematografica Oltre il giardino). Come Chance, Tremonti non ha la minima idea di cosa gli hanno messo in mano. Ma diversamente dal pacifico Chance, tonto sereno, Giulio è roso da un tarlo profondo, che si chiama rivalsa e che porta alla rovina chi ne è affetto e coloro su cui ricade, in questo caso tutti noi.