Entrare in sala Falqui della Nazionale
tornare in biblioteca dopo tanto tempo
mi dà una sensazione quasi erotica
di piacere.
Non ho il computer, il cellulare è spento.
Sono qui solo, unplugged
a fronteggiare i libri che ho chiesto al banco.
C’è silenzio, e scrivo questi versi
a mano sul quaderno degli appunti.
Guardo i libri sui lunghi scaffali
e loro non si agitano, non lampeggiano,
non fanno neanche boing se con le dita
sfioro i dorsi dai colori spenti.
I libri non sono interattivi
qui dentro spetta a me accendere il cervello
e attivare il sistema operativo Piero 1.0.
Sono io il terminale, non ci sono input imprevisti
che non posso gestire direttamente.
Tutta l’informazione che mi colpisce
e che devo elaborare
è selezionata con cura
dalle mie mani e dai miei occhi:
se non giro la pagina, se non punto gli occhi sul foglio
sono completamente isolato dal mondo.
Sono il guardiano di porta del mio sapere
e della mia anima.
Sto studiando.