Non mi era mai successo. L'universita' americana dove insegno (e da dove scrivo questo post, ecco la mancanza delle vocali accentate) sta in un punto meraviglioso di Roma, in cima all'Aventino. Arrivo verso le 17.30 con la moto, parcheggio e faccio il piccolo pezzo a piedi che porta all'ingresso del College. Qualche volta vedo i domestici straneri che portano a spasso i cani (quasi sempre di piccola taglia) dei loro padroni. Padroni dei filippini, penso, e padroni dei cani. Ho sempre trovato abbastanza umiliante portare a spasso il cane di un altro, e abbastanza idiota affidare a un proprio dipendente il proprio cane da portare a spasso. Ma questo e' il sistema delle relazioni e il sistema di produzione corrente, ho sempre pensato, non posso che prenderne atto ed evitare di trovarmi mai in una delle due posizioni, di passeggiatore di cani altrui e di affidatario dei cani miei.
Pero' stasera ne ho vista una nuova, almeno per me. Sulla discesa del college, vedo avanzare una strana coppia verso di me: un uomo tozzo e piuttosto impacciato trascinato da un altro, segaligno e scuro. Mentre si avvicinavano cercavo, come spesso mi capita, di immaginare la relazione tra queste due persone. Sembravano di eta' troppo ravvicinata per essere padre e figlio, ed erano troppo diversi somaticamente per essere fratellli.
Quando il lampione me li ha messi a fuoco, ho capito che si trattava di un inserviente straniero (asiatico meridionale, forse pachistano o bangladese, sulla quarantina) che portava a passeggio un uomo a occhio poco piu' giovane con un evidente handicap psichico, un ritardo mentale.
L'inserviente portava a spasso l'uomo con evidente distrazione, stando avanti a lui di un passo buono e letteralmente trascinandosi dietro il braccio dell'altro, a cui era appeso il resto del corpo. Era una scena allucinante nella sua fredda razionalita'. Ho pensato ai genitori di quel ritardato, che proprio non ce la fanno piu' e hanno anche loro diritto a un attimo di quiete. E la pagano, quella quiete, affidando la loro dolorosa croce al badante sbadato.
Se siamo a questo punto, se veramente dobbiamo pagare qualcuno per condividere un dolore, mi sa che siamo proprio nella merda.
Ho insegnato a Venezia, Lubiana, Roma, Napoli, Firenze, Cosenza e Teramo. Sono stato research assistant alla Queen's University of Belfast e prima ho vissuto per due anni in Grecia, per il mio dottorato. Ora insegno a Tor Vergata e nel campus romano del Trinity College di Hartford (CT). Penso che le scienze sociali servano a darci una mano, gli uni con gli altri, ad affrontare questa cosa complicata, tanto meravigliosa quanto terribile, che chiamano vita.