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mercoledì 4 settembre 2019

E allora il PD!


(Sistemo e aggiorno qui alcune cose che ho scritto a frammenti su Facebook in queste settimane di crisi di governo).
Ora che le acque, almeno per un po’, si calmeranno, vale la pena di fare una rapida riflessione sui pro e contro di questo nuovo governo. Come al solito, non mi interessano i rapporti materiali, ma quelli simbolici, e che forma stiano prendendo o abbiano preso in questo mese agostano.
Io vedo due direzioni contraddittorie, una di sviluppo negativo, l’altra invece più ottimista e quindi con quella concluderò questa mia nota.

1. Non siamo tutti uguali
L’aspetto più deleterio di questo governo è che fa, inevitabilmente un mischione. Governare con gli stessi che solo un mese fa governavano con la destra più becera mai vista nell’Italia repubblicana è un danno di immagine grave per il PD, una macchia identitaria che solo una buona prassi (sui cui dubito molto, con questi alleati) potrà rimuovere. Al di là degli aspetti morali (governare con questa feccia? Mai!) che trovo stucchevoli, mi preoccupa la confusione cognitiva, che si sta espandendo anche dentro il partito. Secondo questa confusione, il PD è solo un altro partito come gli altri, senza alcuna specificità (non parlo di superiorità morale, eh), una cinica macchina di governo e potere senza alcuna motivazione di ordine ideale. Questa postura ha già prodotto l’effetto interno del renzismo, e quello esterno dell’antirenzismo tradotto in antipiddismo viscerale. Intendo che Minniti senza Renzi non avrebbe praticato le sue imbarazzanti politiche di contenimento all’immigrazione e non avrebbe in un certo senso sdoganato il razzismo sottotraccia della sinistra italiana. La conseguenza di questo sdoganamento è soprattutto la convinzione, anche da parte di membri del Partito Democratico, che vi sia una qualche continuità tra le politiche del PD renziano (e alcuni tornano indietro fino a come Veltroni trattò (vergognosamente) la questione rom a Roma) e quelle dei Decreti sicurezza, e che quindi non ci può ora essere scandalo se il PD governa con quelli che quei decreti li hanno comunque votati e se ne sono anzi assunti la responsabilità. Sul fronte opposto, antirenziano, l’argomento della continuità è utilizzato per sancire la totale commistione del Partito con la destra e la sua ideologia, deridendo chiunque ancora veda nel PD un partito di Centrosinistra. Io credo che questo argomento continuista (sottutugualidanavita) sia non solo nocivo alla sopravvivenza del PD, ma profondamente errato.
L'argomento "e allora il PD?" è noto e stantio. Che i governi precedenti abbiano lavorato poco e male per i diritti dei migranti è cosa nota e risaputa almeno dalla Bossi-Fini (e si può ragionevolmente argomentare dalla legge Martelli e dal sistematico uso della nozione di emergenza che ha condotto a casi costanti di eccezionalità, girati dal positivo al negativo negli anni). Ricordo però, dieci anni fa, un bastardissimo Maroni gongolare il suo "finalmente cattivi!" dopo l'ennesima porcheria e quel ricordo è per me promemoria indelebile che NON dobbiamo dimenticare che ogni legge ha un contenuto tecnico e una dimensione valoriale, definendo cioè non solo cosa fare ma anche cosa il mondo è simbolicamente per le persone sottoposte a quella legge. L'intento valoriale dei decreti sicurezza (come nel caso della legge sulla legittima difesa) è preponderante su quello tecnico fattivo. Dicono che le ONG sono associazioni a delinquere e che ci sono esseri umani di seconda categoria rispetto agli italiani. Nessuna legge (dopo le leggi razziali del 1938), aveva più osato formulare un tale sistema di valori. Ridurre tutto ai tecnicismi del contenuto legale significa cedere alla logica salviniana incorporata dai 5S.
Dobbiamo semplicemente distinguere i legislatori come Turco-Napolitano e financo Minniti da fomentatori dell'odio pubblico come CasaPound e Salvini. Se è tutto uguale poi si finisce nella palude morale in cui è finito il M5S, che per non essere né di destra né di sinistra ha avallato le peggio sconcezze definitorie e se ne vanta pure. In questa fase, se non siamo in grado di distinguere i nemici dai compagni (per quanto compagni "che sbagliano") rischiamo di fare più danni col fuoco amico. Magari pure benintenzionato. Siamo nel pieno di una guerra culturale: dobbiamo dire da che parte stiamo e rimproverare i nostri sodali se sbagliano, ma non confonderli mai, mai, coi nostri avversari.

2. La politica è dire alle persone che cosa sono
Questo argomento negativo nella valutazione del governo in fieri può essere però anche impiegato per trovare uno spiraglio di luce. Dire che la Legge istituisce di fatto quel reale che si limiterebbe a regolare è un argomento che si può estendere alla Politica in generale. La politica, infatti, non è solo l’arte del possibile, la capacità di realizzare i propri obiettivi o una forma regolata di conflitto. La politica è anche un discorso sulla realtà sociale, una “definizione” di quella realtà parimenti istitutiva.
Per sconfiggere il salvinismo “sul campo” (battaglia che deve ancora cominciare) si sarebbe dovuto chiedere alla gente comune, ai colleghi, ai vicini, ai parenti, agli amici, di smettere di credere di somigliare all'immagine che di loro hanno dato i politici del primo governo Conti. Non siamo un popolo di individualisti frustrati, di tremebonde beghine, di criminali corrotti e odiatori di professione. Quelli sono gli sfigati del mondo, che sempre ci sono stati e sempre ci saranno, nelle loro patetiche frustrazioni individuali, nelle loro sconfitte personali, nelle loro meschine e anche commiserevoli solitudini. Gli italiani sono un popolo impegnato nell'associazionismo, nel volontariato, nei progetti di realizzazione del bene comune. Gli italiani sono un popolo da lunghissimo tempo abituato alla differenza e senz'altro non spaventato storicamente dalla differenza. Gli italiani non hanno una fede incrollabile, hanno pratiche tolleranti, e anche se spesso fa loro comodo che qualcuno tiri la carretta al loro posto, non gli va mai che poi quel qualcuno cominci a pisciare fuori dal vaso, a supporsi predestinato, a dare ordini non richiesti. Gli italiani sono, nella loro grandissima maggioranza, poco interessati a questioni di razza e primazia, tutti bastardi come sono, figli dei nord e del sud, dell'est e dell'ovest, sempre in cerca di radici ma sempre capaci di portarsele a spasso.
Gli italiani sono pigri, questo è vero, ma la pigrizia è un segno di intelligenza, la capacità di fare le cose con il minimo dispendio di energie. Non sono corrotti, però, non sono fascisti, però, non sono escludenti per brama di potere, però. Se il governo che si prepara, nella sua componente 5S, pretende che ci rispecchieremo ancora a lungo in questa immagine distorta del paese, sia informato che non attacca. Torneremo alle nostre case, ai nostri affetti allargati, al lavoro nei quartieri, al nostro volontariato, al nostro associazionismo, a quei corpi intermedi che tengono in piedi questo paese e che il Conti1 ha cercato di spazzare via in nome di quel che Salvini ha chiamato "pieni poteri": un rapporto unico e diretto tra una massa di individui amorfi e il Caro Leader che li blandisce fin quando non li bastona. Siamo ancora nelle sezioni, nei comitati di quartiere, nelle parrocchie, nelle associazioni territoriali, nelle ONG, nelle feste dei comitati e nelle cene tra amici delle superiori. Molti di noi si sono stufati di vedersi rappresentati in questo modo schifoso e hanno smesso di votare, ma io spero che questo nuovo governo trovi il coraggio di darci voce, di non soffocarci, di non confonderci con la massa rancorosa.
Non perché la massa rancorosa non ci sia, certo. Per anni Grillo prima e poi Salvini in corsa sulla brace della frustrazione hanno soffiato convinti forse anche solo di esserne i portavoce, mentre ne erano i macchinisti alla caldaia. Ma io so bene che la gente non “è”, la gente “diventa” secondo la spirale del silenzio: ai tanti che hanno elaborato una loro prospettiva e una visione del mondo si contrappongono i tantissimi che fiutano l’aria, e scoreggiano se sentono puzza, mentre invece si danno un tono se in giro sembra prevalere la buona educazione.
Se questo governo dirà agli italiani che hanno tanto da fare, che non sono individui scalcinati in lotta con il mondo, ma sono parte di un tessuto sociale sano che deve ancora rafforzarsi, allora, forse, sarà valsa la pena di ingoiare questo rospo da entrambe le parti.