Assieme a E. Howsbawm
e T. Ranger abbiamo discusso di Invenzione della tradizione,
cioè del fatto che quel che sono spesso spacciate come antichissime pratiche
culturali che in realtà hanno una storia o recente oppure spuria rispetto alla
cultura che le sbandiera come proprio patrimonio. Un'altra parola che abbiamo
discusso criticamente è stata quella di RADICI.
Una metafora botanica, come quella di AUTOCTONIA,
che implica una generazione della cultura direttamente dal luogo dove si
pratica, un’idea che l’antropologia recente tende a contestare.
Il punto con cui chiudere questa sezione dedicata alla cultura
in quanto CONDIVISA è l’insistenza
sulla natura spuria, cangiante e sempre “bastarda” di quel sapere che il nostro
sistema politico-educativo invece tende a presentarci come puro e
auto-generato.
A questo punto ci siamo spostati sulla terza dimensione
della cultura, e cioè il fatto che
LA CULTURA È SIMBOLICA
Questa parte della lezione si è svolta attorno al tentativo
di rendere comprensibile una affermazione di MAX WEBER alquanto misteriosa (e citata nel saggio di Clifford Geertz che leggeremo la
prossima lezione):
l'uomo è un animale
sospeso fra ragnatele di significati che egli stesso ha tessuto.
Cosa significa questa frase, cosa voleva dirci Weber
parlando in questo modo della natura simbolica della cultura?
Per comprendere questo abbiamo mischiato un po’ di LINGUISTICA (soprattutto la definizione
di SEGNO data da
F. De Saussure, ma confesso che una
mia fonte principale per questi temi è sempre stata la SEMIOTICA, soprattutto nella versione di Umberto Eco, che io ho appreso soprattutto per la sua attenzione a fenomeni
di comunicazione che non sono fenomeni di carattere linguistico) e di ERMENEUTICA, soprattutto con le
riflessioni del cosiddetto “secondo
Wittgenestein”, quello delle Ricerche
filosofiche).
Abbiamo quindi lavorato sull’ARBITRARIETÀ della relazione tra SIGNIFICANTE e SIGNIFICATO.
Dopo aver definito il significante come “supporto materiale del segno”, ci
siamo lungamente soffermati sulla teoria del significato, contrapponendo una TEORIA REFERENZIALE del significato a
una TEORIA DELL’USO del significato.
Questa contrapposizione ci ha indotto a parlare del significato come USO PUBBLICO di un segno, non come un
legame tra quel segno e qualche forma “reale” di “realtà”.
Ascoltate bene questa parte che non ho tempo di sintetizzare
qui e cercate di rispondere a questa domanda:
Q1 Selezionate un segno NON linguistico e fatene un’analisi
in termini culturali, vale a dire descrivete il suo significante e analizzate il suo significato (come RETE
di segni, ovviamente)