Che poi sono gli iscritti
(finora) al corso di Antropologia
culturale 1718 che tengo a Lettere
di Tor Vergata. Vorrei chiarire un
po’ le regole del gioco, in modo che questo corso (modulo A per tutte e tutti,
B per chi ha 12cfu) sia veramente un’occasione di fair play.
Due terzi si sono iscritti nella prima settimana di lezione,
un centinaio è arrivato “dopo”. E’
giocoforza che avrò un occhio di piccolo riguardo per gli early birds, tanto più se hanno risposto ai quesiti dei post con
costanza fin dall’inizio.
Siccome poi vi sto insegnando che c’è un significato, una dimensione simbolica e significativa, in qualunque azione umana, voglio
ricordare a tutti che anche la compilazione
di un banale questionario di dati può portare incorporata un sacco di informazione. Consente molto spesso di
riconoscere la sciatteria, che non è
l’atteggiamento migliore che mi aspetto da uno studente. Così, se qualcuno ha
messo il cognome nel campo del nome e viceversa, o se addirittura ha scritto in
modo errato il proprio cognome non è che questo mi ispiri simpatia. È successo,
e con un po’ di pazienza ci si arriva a capirlo, soprattutto se la persona in
questione ha messo, poniamo (esempio fittizio) Mario.Cascio nell’indirizzo
email e invece Cascip nel campo Cognome, evidente errore di battitura da
tastiera virtuale.
Piccoli segnali di disattenzione
come questi, oppure rifiutarsi di comunicare l’indirizzo email (che a me serve,
ad esempio, per inviare l’esito di eventuali prove scritte, senza dover rendere
pubblici i “voti” sul mio blog o in bacheca) sono tutti indizi dello scroccone, una figura che studieremo
nel programma di Antropologia economica ma che sapete intuitivamente essere uno
che cerca di ricavare dalle situazioni investendo il meno possibile,
possibilmente zero.
Il sistema che ho deciso di adottare per la verifica, vale a dire il sistema dei commenti al post, non è certamente inteso
per lavorare di meno, anzi. Per me
sta diventando un vero incubo stare solo dietro alla mole di lavoro da
archiviare, e spero che per molti e molte di voi sia un buon sistema per
restare al passo, per pensare allo studio
come un habitus progressivo e
costante, non un’abbuffata la settimana prima dell’appello. Forse pretendo
molto, ma mi aspetto serietà e impegno professionale da tutti i miei studenti. Eviterei, così, di scopiazzare i commenti di
qualcun altro per rispondere a qualche domanda dei post e, se fossi uno
studente, terrei in grande considerazione la mia capacità di essere originale, non ripetitivo, non banale.
Alla quindicesima variante della stesso identico esempio ripreso pari pari per
rispondere a una domanda, io un pochino mi scoccio, come dire, e tendo a
prendere il tutto come una farsa poco interessante. Eh! Dice quello, ma che ci
posso fare se anche io ho pensato a quell’esempio, mica avevo letto i commenti
precedenti. Giusto, ma se hai avuto un guizzo di creatività, fattelo venire subito
dopo la pubblicazione del post, non cinque giorni dopo…
Comunque, mediamente sono decisamente soddisfatto di come
sta procedendo la cosa, con una piccola variazione
in corsa. Visto che ho deciso che d’ora in poi le domande saranno sempre
più incentrate sulla vostra creatività,
ho deciso di soprassedere alla relazione finale per chi ha risposto sul
blog. Questo, tradotto in soldoni, vuole dire niente più tesina finale per chi sta rispondendo al blog.
E allora, pacchia per tutti? L’opposto, direi. Invece della
tesina (che mi serviva per comprendere se sapete utilizzare i concetti appresi) devo ora utilizzare un altro sistema, che mi consenta di
verificare se avete studiato e
memorizzato ciò che avete inteso.
Tutti, quindi, faranno una verifica orale finale sul mio testo, Vite di Confine, che non avremo modo di
vedere a lezione se non molto rapidamente.
A partire dalla fine
del modulo A, quindi dai primi di novembre, potete cominciare a prenotarvi
negli orari che vi indicherò, per essere interrogati (durante il ricevimento e
anche in altri orari specifici) sui molti e complessi contenuti storici e
antropologici del mio libro. Per molti si tratterà di un orale rapidissimo, di
cinque e dieci minuti, per altri diventerà una seria verifica dei miei dubbi
(anche esistenziali).
L’idea di fondo, il nocciolo di questo cambio di strategia,
è veicolarvi l’idea che il mio è un esame
dannatamente difficile, che si può passare solo dedicandoci un adeguato studio, che io cerco di
insegnarvi a spalmare nel corso del
semestre, accompagnati dalle mie
lezioni e dal vostro dialogo come classe,
invece di comprimere tutto in uno studio individuale, autoreferenziale e troppo
nevrotico per i miei gusti.
Vi aggiorno presto sullo stato dei commenti al blog.
Un caro saluto
pv