23 10 2017. Lucia De Marchi ha fatto una bellissima e importante lezione, che gli studenti di Antropologia culturale hanno condiviso con quelli di Pedagogia interculturale della collega Carla Roverselli, per raccontarci il suo libro A piccoli passi, che aveva già presentato a Roma sabato 21, alla libreria Griot.
Lucia ci ha raccontato come sia complessa la questione dei MSNA (minori stranieri non accompagnati), a partire dalla loro definizione e dal loro conteggio. Chi sono, quanti sono, cosa portano?
"Un fiorino!" verrebbe da aggiungere, pensando alla forza della burocrazia statale, che deve per forza misurarsi con le misure e i conteggi, con la forza drammatica della statistica.
Abbiamo cercato di capire anche che questo conteggio burocratico, che per un verso appare come un esercizio sterile del potere esercitato sui corpi in movimento dei migranti minori (ma dei migranti tutti), in realtà nel nostro sistema è anche alla base della rivendicazione dei diritti. Senza un riconoscimento giuridico, per queste persone non c'è diritto (tant'è che i transitanti proprio su questo si basano, quando si occultano per andare altrove, oltre l'Italia) e la mancanza di registrazione corrisponde di fatto con la non-esistenza in termini di esercizio dei diritti.
Abbiamo poi cercato di capire anche come il raggiungimento della maggiore età, che "per noi" potrebbe essere un momento di festa e di acquisizione di ulteriori garanzie giuridiche, per i MSNA si possa trasformare nella soglia tra integrazione ed esclusione, nello spartiacque da cui dipende l'ammissione o meno nel corpo integrato della società attraverso l'attribuzione o il rifiuto del permesso di soggiorno.
Q1. I MSNA ci ricordano che la nostra esistenza si gioca sul difficile equilibrio tra quel che vogliamo noi dichiarare di essere, e quel che invece ci viene riconosciuta come identità. Tra identificazione interna (io/noi sono/siamo X) e categorizzazione esterna (tu/voi sei/siete Y) c'è sempre un difficile equilibrio politico. Portate un esempio di identità contestata/negoziata e cercate di dimostrare in che modo le differenze relative di potere (tra chi si identifica e chi categorizza) possono giocare un ruolo centrale nel riconoscimento/respingimento di un'identità.
Ho insegnato a Venezia, Lubiana, Roma, Napoli, Firenze, Cosenza e Teramo. Sono stato research assistant alla Queen's University of Belfast e prima ho vissuto per due anni in Grecia, per il mio dottorato. Ora insegno a Tor Vergata e nel campus romano del Trinity College di Hartford (CT). Penso che le scienze sociali servano a darci una mano, gli uni con gli altri, ad affrontare questa cosa complicata, tanto meravigliosa quanto terribile, che chiamano vita.