Il professor Marcello De Cecco ha avanzato qualche giorno fa su Repubblica la sua proposta per l'Università, riassumbile in tre punti:
1. Fare tutti gli esami in un'unica sessione, anno per anno. Si è promossi all'anno successivo oppure bocciati. Alla seconda bocciatura nello stesso anno si è fuori.
2. Concentrare le specialistiche solo lì dove ha senso (dove ci sono specialismi) e non consentire il proliferare di bienni senza risorse e senza docenti.
3. Scorporare i policlinici (in primis quello di Roma) dall'Università per scoprire che il rapporto docenti/studenti è tra i più bassi d'Europa.
Mi associo, con una postilla al punto 1: che i corsi siano organizzati come Cristo comanda, con un anno di anticipo sul calendario delle lezioni; che le aule e gli orari siano stabiliti con altrettanto anticipo, così da consentire agli studenti di organizzare il loro calendario di frequenza senza dover elemosinare informazioni tre giorni prima dell'inizio di un semestre (come avviene in qualche università, non in tutte, per fortuna); che i docenti non prendano la didattica come una palla al piede da subire e gli studenti dei rompicoglioni da tenere alla larga, ma si dedichino a questa parte del loro lavoro presentando puntualmente i programmi dettagliati (con calendario preciso delle lezioni con argomento); che si organizzino sistemi di "esonero" informali che consentano (con relazioni a casa, "come si fa in tutta Europa"!) agli studenti di essere valutati rapidamente. Se faccio lezione nel primo semestre, NON voglio valutare gli studenti a giugno, quando non si ricordano più nulla delle lezioni.
Ho insegnato a Venezia, Lubiana, Roma, Napoli, Firenze, Cosenza e Teramo. Sono stato research assistant alla Queen's University of Belfast e prima ho vissuto per due anni in Grecia, per il mio dottorato. Ora insegno a Tor Vergata e nel campus romano del Trinity College di Hartford (CT). Penso che le scienze sociali servano a darci una mano, gli uni con gli altri, ad affrontare questa cosa complicata, tanto meravigliosa quanto terribile, che chiamano vita.