Sempre a proposito di anziani, una cosa che noto con dispetto da diversi anni è la retorica dell’anziano povero. So ovviamente che ci sono persone in età avanzata che vivono in condizioni disagiate, ma non mi pare che i dati statistici confermino il sentire comune secondo cui l’anziano è mediamente più povero, e che quindi vada fatta qualcosa per gli anziani in quanto tali, e non per i poveri.
Esempi: viaggio ogni settimana in treno per venire a lavorare in Calabria da Roma. Mi costa parecchio, e viaggiare mi serve per lavorare e produrre, non per svagarmi. Ho 43, e prendo uno stipendio mensile di 1050 euro, una figlia da mantenere e le bollette. Semplicemente, con lo stipendio dell’università non ce la faccio a campare e devo trovare altri lavori, sempre. Eppure io non ho alcuna agevolazione sui viaggi, mentre mio padre, che ha 75 anni, è un pensionato con una pensione discreta oltre ad essere un piccolo imprenditore, quando viene a trovarmi paga il biglietto scontato del 25 o 30 percento perché ha la “carta d’argento”, che viene data a chiunque abbia più di sessantacinque anni. Stessa cosa per il cinema: se hai più di sessantacinque anni paghi ridotto, anche se sei ricco come Berlusconi, mentre se ne hai 43 paghi intero, non importa quanto guadagni.
Quest’estate a Roma addirittura facevano uno sconto agli ultra sessantacinquenni sull’acquisto dei condizionatori, ancora senza alcuna differenza di reddito. Io che ho una figlia di cinque anni ma non ho i soldi per permettermi di pagare il condizionatore a prezzo pieno l’ho fatta dormire al caldo. Solo perché sono “giovane”.
Lo stesso vale per i musei, i trasporti pubblici, e un’infinità di servizi che vengono ceduti a prezzi ridotti a tutti gli anziani in quanto tali, e non ai bisognosi.
Basterebbe slegare i privilegi dall’anagrafe e riportarli al loro alveo legittimo, cioè il reddito. Le amministrazioni dovrebbero consentire servizi agevolati non a chi sulla carta di identità ha più di tot anni, ma chi sulla dichiarazione dei redditi ha meno di tot euro.
Ho insegnato a Venezia, Lubiana, Roma, Napoli, Firenze, Cosenza e Teramo. Sono stato research assistant alla Queen's University of Belfast e prima ho vissuto per due anni in Grecia, per il mio dottorato. Ora insegno a Tor Vergata e nel campus romano del Trinity College di Hartford (CT). Penso che le scienze sociali servano a darci una mano, gli uni con gli altri, ad affrontare questa cosa complicata, tanto meravigliosa quanto terribile, che chiamano vita.