Allora, commento solo quel che ho visto. Sono contento che il saccente Babel sia stato trombato. A me quell’aria da “guardate che film strafigo sto facendo” mi aveva proprio dato ai nervi. Dopo Crash qualunque tentativo di parlare di conflittualità etnica deve mirare ben più in alto, in termini di compattezza narrativa e spessore dei personaggi.
Sono dubbioso sui due Oscar vinti da Little miss Sunshine (miglior attore non protagonista allo strepitoso Alan Arkin, amorevolissimo nonno fattone e miglior sceneggiatura originale a Michael Arndt). Proprio perché a me il film è piaciuto tantissimo (ne avevo già scritto a suo tempo) e ha già fatto man bassa agli Spirit Awards, versione alternativa dei patinati Oscar, il premio mi puzza di voglia di inclusione: proprio l’America ferocemente criticata nel film decide di premiare il suo castigator di costumi per tentare di ammansirlo blandedolo. Speriamo che i due registi (Jonathan Dayton e Valerie Faris, marito e moglie, che bello) tengano duro.
Ho insegnato a Venezia, Lubiana, Roma, Napoli, Firenze, Cosenza e Teramo. Sono stato research assistant alla Queen's University of Belfast e prima ho vissuto per due anni in Grecia, per il mio dottorato. Ora insegno a Tor Vergata e nel campus romano del Trinity College di Hartford (CT). Penso che le scienze sociali servano a darci una mano, gli uni con gli altri, ad affrontare questa cosa complicata, tanto meravigliosa quanto terribile, che chiamano vita.