Ho almeno due post sostanziosi che bollono in pentola ma sto tirando la volata a un indice analitico impegnativo che mi tiene sotto pressione (oltre an editing impegnativo e un'altra cosa in corso da chiudere quanto prima; e con questo non accenno neppure al mio lavoro di ricercatore all'università).
Dei due post (che spero di scrivere in qualche mezz'ora libera da qui a martedì prossimo) per ora h solo i promo:
1. La differenza tra occuparsi di scienze sociali nel medioevo (o in altre fasi di stanca sociale) e oggi.
2. Un pezzo "sintetico" tra il concetto di "ripicca" (una delle quattro possibili interazioni di scambio tra umani, assieme a competizione, collaborazione e reciprocità) e il "caso Sofri".
Intanto finisco con una annotazione sul lavoro in corso. Facendo l'indice analitico mi sto rendendo conto che:
a) sostanzialmente si tratta di un'operazione demiurgica. Mi danno un sacco di roba informe (un testo questo è, tutto sommato) e cerco di dargli una forma (vado a capo spesso, metto numeretti, rientro col tabulatore per le sottovoci: somiglio a un poeta sfigato)
b) sostanzialmente si tratta di lavorare come quando provo a taggare i siti con del.icio.us: mi scappa sempre qualcosa di fuori, non mi tornano mai conti alla perfezione, ma resta comunque un esercizio appassionante (non ditelo troppo in giro che sennò mi riducono il compenso).
c) Per a) e b) il Demiurgo, in soldoni, è comprensibile oggi come uno con un account piuttosto complesso su del.icio.us. Questo ci costringerà a rivedere alcuni manuali di teologia.
Ho insegnato a Venezia, Lubiana, Roma, Napoli, Firenze, Cosenza e Teramo. Sono stato research assistant alla Queen's University of Belfast e prima ho vissuto per due anni in Grecia, per il mio dottorato. Ora insegno a Tor Vergata e nel campus romano del Trinity College di Hartford (CT). Penso che le scienze sociali servano a darci una mano, gli uni con gli altri, ad affrontare questa cosa complicata, tanto meravigliosa quanto terribile, che chiamano vita.