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martedì 3 luglio 2007

Il Laccio (poesia di Billy Collins)



Un'altra poesia di Billy Collins. Se ne trovano diverse su YouTube (non tutte animate bene). Forse faccio una finestra qui a destra con la playlist di cui avete il link qui.


The Lanyard

The other day I was ricocheting slowly
off the blue walls of this room,
moving as if underwater from typewriter to piano,
from bookshelf to an envelope lying on the floor,
when I found myself in the L section of the dictionary
where my eyes fell upon the word lanyard.

No cookie nibbled by a French novelist
could send one into the past more suddenly—
a past where I sat at a workbench at a camp
by a deep Adirondack lake
learning how to braid long thin plastic strips
into a lanyard, a gift for my mother.

I had never seen anyone use a lanyard
or wear one, if that’s what you did with them,
but that did not keep me from crossing
strand over strand again and again
until I had made a boxy
red and white lanyard for my mother.

She gave me life and milk from her breasts,
and I gave her a lanyard.
She nursed me in many a sick room,
lifted spoons of medicine to my lips,
laid cold face-cloths on my forehead,
and then led me out into the airy light

and taught me to walk and swim,
and I, in turn, presented her with a lanyard.
Here are thousands of meals, she said,
and here is clothing and a good education.
And here is your lanyard, I replied,
which I made with a little help from a counselor.

Here is a breathing body and a beating heart,
strong legs, bones and teeth,
and two clear eyes to read the world, she whispered,
and here, I said, is the lanyard I made at camp.
And here, I wish to say to her now,
is a smaller gift—not the worn truth

that you can never repay your mother,
but the rueful admission that when she took
the two-tone lanyard from my hand,
I was as sure as a boy could be
that this useless, worthless thing I wove
out of boredom would be enough to make us even.

- Billy Collins


Il Laccio

L’altro giorno rimbalzavo lentamente
alle pareti azzurre di questa stanza
muovendomi come sott’acqua dalla macchina da scrivere al pianoforte
dalla libreria a una busta che stava sul pavimento
quando mi sono trovato alla lettera L del dizionario
dove i miei occhi sono caduti sulla parola laccio.

Non c’è biscotto sgranocchiato da un romanziere francese
che potesse spedire un uomo nel passato più di botto –
un passato in cui sedevo su una panca, in un campeggio
di un profondo lago Adirondack
a imparare come intrecciare lunghe e sottili strisce di plastica
per farne un laccio, regalo per mia madre.

Non avevo mai visto nessuno usare un laccio
o indossarne uno, se è così che si usavano,
ma questo non mi impedì di incrociare
un filo sull’altro ancora e ancora
finché ne feci un goffo laccio
bianco e rosso per mia madre.

Mi ha dato la vita e il latte del suo seno,
e io le ho dato un laccio.
Mi ha curato in molte stanze malate,
portando cucchiai di medicina alle mie labbra,
ponendomi pezze rinfrescanti sulla fronte,
lasciandomi poi andare all’aperto, nella luce

e mi ha insegnato a camminare e nuotare,
e io, in cambio, le ho portato in regalo un laccio.
Ecco qua migliaia di pasti, mi ha detto,
e questi sono i vestiti e la giusta istruzione.
E questo è il tuo laccio, le ho risposto,
che ho fatto io con un piccolo aiuto di un caposquadra.

Eccoti un corpo che respira e un cuore che batte,
gambe forti, come le ossa e i denti,
e due occhi chiari per leggere il mondo, mormorò,
e questo, dissi io, è il laccio che ho fatto al campeggio.
E questo, vorrei dirle ora,
è un regalo più piccolo – non la consunta verità

che non puoi mai pagare il debito con tua madre,
ma la dolorosa ammissione che quando prese
il laccio bicolore dalla mia mano,
ero sicuro, come un ragazzo può esserlo,
che quel coso inutile e senza valore che avevo intrecciato
per pura noia sarebbe bastato a pareggiare i nostri conti.

Billy Collins - traduzione di Piero Vereni