Leggo nell’intervista a Caparezza sul CdS del 17 marzo le seguenti parole:
Non è che se uno si droga diventa automaticamente un talento. Io sono antiproibizionista, ma non faccio uso di sostanze stupefacenti. Ammiro Frank Zappa: un genio che non usava droghe. Anzi, nei tour le vietava anche alla band
Chissà se la patente decisamente antisistema di Caparezza basterà a spostare un poco il dibattito dalle secche dell’antitesi proibizionisti/cannaroli. Si può cioè essere antiproibizionisti senza per questo far finta che la marijuana e l’hashish non abbiano un impatto profondo sulla psiche di chi li consuma, o che addirittura facciano “bene”. Personalmente, ringrazio il cielo (e la mia gioventù di ragazzo di provincia) per essere entrato in contatto con le droghe dopo i vent’anni, quando cioè avevo già raggiunto un certo grado di maturazione fisica. Sono sempre più convinto da quel che vedo in giro (e da quel che ho sperimentato su me stesso) che le droghe (anche quelle leggere) consumate durante l’adolescenza siano pericolose e seriamente dannose: gli sbalzi di umore che producono sono devastanti per un giovane che non ha ancora imparato a misurare le proporzioni di quella stanza in via di arredamento che chiamiamo “io”. E penso che anche per molti adulti la canna non sia solo un modo buffo di passare una serata. Vorrei insomma che se ne parlasse: non nuoce alla salute intesa come integrità idraulica e meccanica dell’organismo, su questo possiamo stare tranquilli, ma sono convinto che il suo uso sistematico durante l’adolescenza faccia molto male a una parte del nostro corpo che tendiamo a sottovalutare: l’anima.