Vista la lista
dei ministri, alti e bassi come stato d’animo. Mi sorprende che gli esponenti
del M5S abbiano accettato Luciana Lamorgese (la prefetta
anti-lega) al posto di Matteo Salvini, con cui avevano “governato tanto bene”,
a sentire loro. Ma è stata una sorpresa di breve respiro, subito
accoppiata da un’illuminazione. Ecco cos’è che mi ha fatto sospettare dall’inizio
del Conte 2, la mancanza di fiducia.
Non ho mai provato
simpatia per il MoVimento, probabilmente per ragioni insieme di stile
(la rabbia come espressione pubblica mi ripugna) e di distinzione sociale
(mi considero, ebbene sì, decisamente più colto e informato del “grillino medio”,
oltre che inserito in un tessuto sociale che non mi fa vivere con frustrazione
il mio ambiente lavorativo e la mia rete familiare e amicale, insomma, probabilmente
sto troppo bene con me stesso nel mio ambiente per potermi identificare
con un travaso di bile costante); ma è anche vero che ho spesso
manifestato una certa indulgenza proprio per il tipo umano grillino,
tutto ingrifato nei suoi risentimenti, nei suoi vaffa, nel suo vantarsi
di essere un anti-PD ignorante fino a suscitare tenerezza. In questi
anni romani (dove sono onnipresenti nelle amministrazioni municipali,
con monocolori ovunque nelle periferie) ho anzi avuto modo di conoscerne
diversi nelle posizioni di decisori pubblici, e ne ho spesso apprezzato l’onestà
adamantina e il vero spirito di servizio con cui hanno assunto l’ingrato
compito di vedersi bombardati dai whattsapp dei meetup incarogniti
perché non gli hanno ancora spostato i cassonetti e perché la grondaia della
scuola ancora perde. Insomma, ho considerato gli attivisti 5 stelle degli idealisti
sprovveduti, spesso totalmente incompetenti su tutto ma bonaccioni e
volenterosi, pronti a sbattersi per la buca sulla via e insomma dei
potenziali ottimi portieri di condominio, goffi, certo, ma disposti a mettere
le mani in pasta nella cosa pubblica (per la prima volta in vita loro, fulminati
sulla via dei vari Grillo tour).
Per questo,
ero estremamente favorevole al dialogo col PD dopo le elezioni del 2018
e ho accolto con stizza il narcisismo plebeo di Renzi e la sua odiosa “politica
dei popcorn”.
Ma ora che il
destrorso Luigi di Maio ha prodotto una metamorfosi
così profonda del movimento (iniziata però già nella scorsa legislatura, quando
i 5S si rifiutarono di votare lo ius soli temperato per le seconde
generazioni) e ha dimostrato (con gentaglia
come Toninelli) che si può essere carogne fino in fondo pur essendo della
prima leva del MoVimento; che insomma dietro la rabbia dei vaffa day non
c’era solo l’indignazione goliardica della cittadinanza ferita, ma anche
(e molto solido, in effetti, al punto da diventarne il Portavoce politico) il
ghigno del gangster senza scrupoli pur di gestire la banda, ecco a quel
punto a me è venuta meno la naturale fiducia che provo per il genere
umano, tanto più se molto diverso da me.
Lo so che è del
tutto improduttivo come atteggiamento, ma sono troppo vecchio per
cambiare uno stile che mi porto dietro da sempre, vale a dire la convinzione
che chi di sta di fronte è una persona tutto sommato per bene, che non tira
necessariamente a fregarmi e che sta cercando di dirmi con sincerità
come la pensa. Questo approccio ottimista mi ha ovviamente procurato
qualche rogna, ma in generale mi ha facilitato tantissimo il mio
lavoro di antropologo, soprattutto sul campo, perché instaura fin da subito un patto
di fiducia con l’interlocutore. Bene, questo patto, con i 5 stelle del primo
Governo Conti, è completamente saltato. Io di ’sta gente proprio non
mi fido, mi sembrano infidi oltre qualunque accettabilità e proprio la
nuova Ministra degli Interni mi sembra un sintomo gravissimo che la mia
sensazione è fondata: se gli sta bene Lamorgese dopo Salvini, vuol dire che proprio gli sta bene tutto, pur di comandare. Gli avessero proposto Martin Luther King o Joseph Goebbels, andava bene uguale.
Spero che il
PD resti sempre in allerta, pronto a staccare la spina appena si scoprissero
ulteriori voltafaccia in arrivo. Il contatto tra PD e M5S andava fatto
prima di tutto sui territori, nelle amministrazioni locali, provando a
stanare i 5 stelle dalla loro bulimica apatia ideologica, che gli fa ingoiare
tutto e il contrario di tutto. Il PD si sarebbe dovuto assumere la responsabilità
del fratello maggiore che deve prendersi cura del fratello un po’ tonto
ma con tanto potenziale. Ho veramente paura che questa alchimia delle stanze
arcane non porterà nulla di buono alla base del PD (tutto a vantaggio della faciloneria
e superficialità ideologica della base dei 5S) e spero tra l’altro di uscire presto
da questo stato d’ansia cui da qualche settimana somatizzo i miei timori
politici.