Digiunare sul serio

Il papa ha chiesto una giornata di preghiera e digiuno per la pace il 22 agosto, festa di Maria Regina. E sì, lo so che nel Vangelo Gesù ci dice: «Quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti… tu, invece, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che digiuni» (Mt 6,16-18). Ma, una volta tanto, credo che dichiarare pubblicamente le intenzioni sia necessario.

Perché il digiuno non è un’operazione ascetica fine a sé stessa: è un gesto politico, nel senso più alto della parola. È un modo per prendere posizione contro i potenti, i capi, le Nazioni, i Popoli (con la P maiuscola, quella retorica) e per la società civile, per quella parte fragile e concreta dell’umanità che ogni giorno si fa carico della convivenza.

E allora, ecco per chi e per che cosa ho pregato e digiunato.

  • Per i cittadini ucraini che si sentono europei occidentali e che qualcuno vorrebbe ricacciare sotto l’ombra della Grande Madre Russia. Che abbiano la forza di combattere con i loro strumenti: consumismo, capitalismo e individualismo, che forse non saranno il Regno dei Cieli, ma sono comunque meglio dell’impero oscurantista di Putin.
  • Per i cittadini ucraini filorussi, perché capiscano che non basta parlare una lingua per essere condannati a un destino politico. Chiunque abbia vissuto in Sudamerica sa che lingua e nazione non sono mai la stessa cosa.
  • Per i cittadini russi, che meritano di riconoscere la grandezza della loro cultura e della civiltà russa non nella sopraffazione ma nella capacità di convivere, senza disprezzo verso i fratelli vicini.
  • Per gli israeliani, perché non si lascino travolgere dal fanatismo messianico che corrode dall’interno la loro società, nata laica, democratica e socialista nel 1948. Che sia la società civile – e non le profezie – a mantenere la barra dritta.
  • Per i palestinesi, di Gaza, di Cisgiordania, della diaspora. Perché trovino la forza di liberarsi dal vittimismo e dall’antisemitismo, e scelgano finalmente una politica laica, capace di riconoscere lo Stato d’Israele e la dignità di chi ci abita. Senza questo primo passo non ci sarà mai pace.
  • Per le vittime innocenti di guerre dimenticate: Sudan, Yemen, Siria, Congo. Perché il chiasso delle armi ceda il passo al silenzio operoso di una classe media liberale, innamorata della democrazia, della libertà di parola e dei diritti delle minoranze.
  • Per i cristiani perseguitati, e per tutti i cristiani dell’Occidente, che stanno dilapidando il loro patrimonio morale convinti che tutto valga tutto. Preservare non significa solo custodire il folklore o i diritti degli altri, ma anche difendere il proprio mondo contro la barbarie che cresce dove il dissenso viene annientato e la differenza messa a tacere.

Ascoltaci, o Signore – ma sul serio.
E che il digiuno non riguardi solo il cibo: riduciamo anche la dieta mediatica, troppo grassa di menzogne e calorie vuote. Un po’ di ascetismo mediatico non farà male: ci renderà più leggeri nella battaglia quotidiana per la pace.