Rassicuro gli amici (e inquieto i nemici): va tutto bene. Sono in vacanza con i miei figli e mi sto solo concedendo il lusso raro di rimettere insieme i pezzi sparsi della mia vita, come in un puzzle che, piano piano, inizia a mostrare un disegno riconoscibile. Rimangono intatti i cardini morali che mi reggono: forza israeliani (nonostante il governo più autolesionista del mondo), forza palestinesi (nonostante la leadership più disgustosa del mondo), e forza Napoli (nonostante l’allenatore più antipatico del mondo).
Nel frattempo, traduco qui la poesia di Billy Collins che ha dato spunto alla mia di qualche giorno fa. Questa gioca con la nostra (? anche mia, almeno) condizione umana, che oscilla tra il sentirci giganti e il ritrovarci, senza preavviso, minuscole figurine di plastica dentro una casa di bambole.
Certi giorni (poesia di Billy Collins)
https://youtu.be/yaBeaQHdrGo?si=OwYSxpGMqk_7Umus
Certi giorni
sono io a mettere le persone al loro posto attorno al tavolo
Piego loro le gambette all’altezza del ginocchio
Se possono farlo
E le assicuro alle loro minuscole sedie di legno
Tutto il pomeriggio
Si fissano l’un l’altro
L’uomo col completo marrone
La donna col vestito azzurro
Perfettamente inespressivi
Perfettamente composti
Ma altri giorni
Sono io quello che viene sollevato per le costole
E poi calato
Nella sala da pranzo di una casa di bambole
Per sedere assieme agli altri alla lunga tavolata.
Molto divertente, vero?
Ma a voi piacerebbe
se non sapeste mai se il giorno dopo
Finirete per passarlo
Svettando come un dio luminoso
Le spalle tra le nubi
Oppure
Seduti laggiù, tra la carta da parati
Fissando giusto davanti a voi
Con la vostra faccina di plastica?
Traduzione di Pietro Vereni