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venerdì 18 maggio 2007

Per la serie "l'avevo detto, io!"



Se mi incontrate, non chiedetemi mai un consiglio su temi economici o finanziari.
Nel corso della mia vita sono riuscito a buttare via più di dieci milioni in un progetto editoriale che chiunque altro avrebbe giudicato ovviamente destinato al fallimento. In quanto esperto dei Balcani, ho consigliato mio padre di investire in Albania giusto tre mesi prima che crollasse il sistema delle piramidi finanziarie (1997) e che il paese sprofondasse nel caos. Per fortuna mia padre è un uomo con la testa sulle spalle e non ci ha pensato proprio di ascoltare il mio consiglio. Mi ha invece ascoltato un paio d'anni dopo, quando gli dicevo "entra in borsa, entra in borsa!". Peccato che fosse pochi mesi prima dello scoppio della bolla speculativa di fine millennio, e lui ne è uscito non benissimo...
Insomma, se si tratta di fare soldi io sono un disastro. E' proprio il fiuto che mi manca. Quindi sono stato felicissimo di leggere su Nòva24 (il settimanale del Sole24ore che tratta di media e tecnologia, una vera miniera di informazioni) del 10 maggio (per la serie notizie vecchie, su cui ho già "teorizzato") la seguente notizia in un articolo (E il libro di testo diventa su misura) da New Delhi di Marco Masciaga:

[...] Mentre la vendita all'estero dei diritti di traduzione e pubblicazione degli autori indiani è un fenomeno ormai in via di consolidamento, la trasformazione che si sta profilando all'orizzonte è quella della customizzazione, su larga scala, dei libri di testo universitari. La Wiley sta appoggiandosi in maniera massiccia alla propria succursale indiana per confezionare i testi di quello che ha battezzato «Precise textbook project».
«L'obiettivo in questo caso non è tanto quello di creare un prodotto fruibile a livello universale, quanto dei libri che possano essere confezionati in base alle esigenze delle singole università - spiega Vikas Gupta, managing director della succursale indiana del colosso americano dell'editoria Wiley -. Ogni corso potrà commissionare il proprio libro di testo scegliendo i temi che reputa più interessanti, invece di raccomandare l'acquisto di tre o quattro volumi destinati a essere studiati solo in parte. Noi assembleremo il tutto utilizzando il materiale di cui deteniamo i diritti e commissionando agli accademici, prevalentemente indiani, le parti mancanti. Una volta pronto, il libro potrà essere consegnato sia in formato cartaceo che elettronico (.pdf)». Il progetto, a cui la Wiley lavora da oltre un anno, si trova già nella fase sperimentale e nel giro di 6-9 mesi dovrebbe essere ufficialmente lanciato in India. Se funzionerà, il libro su misura potrebbe diventare una realtà anche nel resto del mondo.

Bene, quando lavoravo alla casa editrice Meltemi, era il 2001, in uno dei deliri collettivi che chiamavamo amabilmente riunioni di redazione mi sono rivolto ai proprietari, Marco della Lena e Luisa Capelli, e gli ho detto: "Immaginate di prendere tutto il catalogo Meltemi, scopertinare tutti i volumi e mettere su un lungo scaffale di libreria tutte le segnature [sarebbero i fogli piegati in 16, 24 o 32 parti, tagliati e cuciti uno a fianco all'altro per formare il libro "dentro" la copertina] una di fianco all'altra. Dimenticatevi l'idea di libro con cui siamo cresciuti noi, è roba del passato, per noi editori universitari. Noi dobbiamo andare dai nostri clienti, fargli vedere questa biblioteca sbrindellata di segnature affiancate una all'altra e dirgli: scegli quel che ti serve, un pezzo qua e un pezzo là, come ti pare, poi il libro te lo monto io, te lo stampo con la stampante laser, ti ci faccio la copertina con le rilegatrici a caldo e poi te lo spedisco alla libreria che serve la tua università".

La cosa non si fece perché gestire i diritti d'autore in questo modo è un casino inconcepibile per un piccolo editore come Meltemi, ma l'idea mi era venuta sei anni fa.
Sospetto: non è che proprio il fatto che sia venuta a me è una garanzia del fatto che l'idea è bislacca e non porterà una lira a quanti stanno provando a realizzarla?