Care amiche, cari amici,
con alcuni amici scrittori, artisti e operatori culturali si è deciso di marciare assieme domani. Fra questi, vi saranno gli aderenti a quello che abbiamo chiamato "Sciopero dell'autore", ma anche altri che si sono detti contrari a questa forma di protesta. L'appuntamento è per le 9.30 davanti al ristorante Asahi in via Santa Croce in Gerusalemme, 1. Mi farebbe piacere vedervi. Fate girare?
Vostro,
Vincenzo
Caro Vincenzo,
per diverse ragioni, non intendo partecipare allo sciopero di domani. Sono settimane che ci penso se e come dare forma scritta a questo mio pensiero, che ha iniziato a manifestarsi proprio con la tua proposta di Sciopero dell'autore che ho seguito su fb. In realtà ci penso da quest'estate, quando volevo postare sul blog una cosa sul "figliolismo", che nelle mie intenzioni è la ragione del paternalismo e di molte cose che succedono in Italia.
Senza che ti riassumo una fila di pensieri che non sono sicuro andassero in una direzione precisa, il tuo sciopero mi ha fatto pensare a una sorta di sciopero dell'identità nazionale, più che a una forma di dissenso politico. Contestare l'esistenza di giunte/governi di centrodestra è, per come la vedo io, da "professionista" dello studio delle identità nazionali, il tentativo di sostenere un'identità collettiva alternativa. Scioperare non contro questo fatto o contro quest'altro, ma contro l'esistenza di amministrazioni berlusconiane in Italia mi sembra un rituale apotropaico. Ma il problema, io credo, non è certo Berlusconi, né il suo conflitto di interessi, né la sua protervia, né i suoi evidenti limiti intellettuali, né il suo preconcetto e patetico "anticomunismo", né le sue bandane, le corna e i bu!, né i trapianti, né le lampade, né il perenne cattivo gusto.
Di uomini così, cafoni con il gusto della battutaccia, arricchiti con la smania di mettersi al passo con i ricchi storici, che temono e disprezzano assieme, è pieno il mondo da tremila anni. Quindi il problema non è Berlusconi. Tantomeno "le giunte" locali dove il berlusconismo si ingrassa.
Il problema sono i dieci e passa milioni di italiani che lo amano, lo votano, lo considerano un modello, un punto di riferimento. Sono queste persone quelle contro cui volete fare sciopero? Scusate, a che pro? Volete convincervi che l'Italia è un'altra cosa, che gli italiani sono diversi? Be', lo sapete che non è vero, che quei dieci milioni di elettori sono italiani quanto me e quanto te, non hanno passaporti stranieri, sono italiani a tutti gli effetti, purtroppo. Sono mio padre, e il mio vicino di casa. Sono l'autista dell'autobus che ho preso ieri e il professore che ha lo studio a fianco del mio all'università. Sono la studentessa che ha preso trenta e quella che preso 18. Sono in giro, non sono isolabili come un virus, non hanno segni di riconoscimento. Se prendi cento italiani a caso e li metti in una stanza, più della metà sono dalla parte di Berlusconi, e non c'è verso di distinguerli dagli "altri", che non sono più normali dei primi.
Il dramma della nostra identità è questo, che siamo profondamente divisi, proprio radicalmente, sulle cose di fondo, e non riusciamo a trovare un accordo. Ma fare uno sciopero, credo, potrebbe forse, per l'ennesima volta, farci sentire "migliori", ma non credo proprio che farebbe migliore questo paese.
Con immutato affetto e stima, un abbraccio,
pv
PS Dato che il tema mi pare travalichi il mio e il tuo interesse personale, non avertene a male se posto questa lettera sul mio blog.